12 Luglio 2023 Matilde Porcari

Verona – Non sono solo “poche mele marce”

Sono passati pochi mesi dalla presentazione a firma Fratelli d’Italia di una proposta di legge per depennare il reato di tortura, quando il 6 giugno vengono arrestati cinque poliziotti a Verona accusati di tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Oltre agli arrestati, sono indagati un’altra ventina di agenti, presumibilmente a conoscenza di quanto avveniva tra le mura della questura.

L’indagine ha portato alla luce l’uso sistematico di violenza nei confronti di persone private della loro libertà, che rivela un chiaro apparato ideologico. Ripetute torture e umiliazioni nei confronti di migranti, senzatetto, ubriachi e persone fragili.

Emerge un “modus operandi consolidato”, come messo nero su bianco dal Gip di Verona. Ma non solo quello degli agenti arrestati, consolidato è pure il sistema omertoso che protegge le forze dell’ordine.

Quando episodi come questo vengono alla luce, riecheggia sempre la retorica delle “poche mele marce”. Ma solo nelle ultime settimane contiamo le violenze della polizia ai danni di una donna trans a Milano e di un migrante a Livorno, oltre al caso di Verona.

L’uso sistematico e indiscriminato della violenza da parte delle forze dell’ordine è tutt’altro che un caso isolato, come dimostrano fatti recenti e meno recenti, sfociati anche nella morte di persone sotto custodia. Per citarne alcuni: Riccardo Mogherini, morto il 3 marzo 2014 durante un arresto dei carabinieri; Giuseppe Uva, operaio di Varese morto nel giugno 2008 dopo una notte in caserma; Stefano Cucchi, morto sotto custodia cautelare il 22 ottobre 2009; Federico Aldovarandi, morto il 25 settembre 2005 durante un controllo della polizia. Senza dimenticare le violenze e le torture perpetrate contro i manifestanti arrestati nel 2001 durante il G8 di Genova.

E ancora, possiamo citare le innumerevoli violenze esercitate dalla polizia nelle carceri, come a Santa Maria Capua Vetere; o i 13 detenuti morti durante le rivolte contro le condizioni disumane drammaticamente aggravate dalla pandemia.

Ci domandiamo che ne sarà della proposta di legge di FdI, promessa elettorale della Meloni, che in una lettera al segretario generale di FSP Polizia di Stato scrive: “(…) troppe volte si è avuta l’impressione di trattamenti addirittura penalizzanti, delegittimanti e criminogeni nei confronti degli operatori di Polizia” pertanto, sostiene, è “importante abolire il reato di tortura come reato proprio delle forze dell’ordine”. Anche dopo i fatti di Verona, la sottosegretaria al ministero dell’Interno, Wanda Ferro, rivendica la necessità di modificare il reato di tortura, perché, a detta sua, “deve essere adeguato alle sfide del nostro tempo”.

Denunciamo la retorica delle “poche mele marce” così come denunciamo chi dietro a parole di finta condanna vuole nascondere ciò che è sempre più evidente: un sistema marcio in cui l’abuso di potere delle forze repressive dello Stato non è un caso isolato, ma ne è parte integrante. Ora si riversa contro i più deboli tra le mura di una questura, ora nelle piazze contro i manifestanti, ora davanti alle fabbriche contro gli operai in sciopero. Un sistema che in ultima analisi può essere sconfitto solo con la lotta di classe.

1 luglio 2023

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