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Università – Costi, caos, svendita ai privati: la misura è colma

Il nostro volantino sulla situazione nell’università italiana, da diffondere in tutti gli atenei!

A marzo 2020 all’emergere della crisi sanitaria da Covid-19 le scuole e le università sono state le prime a chiudere, le grandi dimenticate.

Perché? Non sono considerate essenziali, non portano profitto.

La crisi economica ha provocato un impoverimento generale, oggi le rette da pagare, la DAD da seguire, gli alloggi e il materiale scolastico pesa ancora di più sugli studenti.

L’Italia è al terzo posto nella classifica dei paesi europei più cari per contributi universitari e, nonostante ciò, solo il 10% degli studenti è beneficiario di qualche borsa di studio.

Nelle grandi città italiane gli alloggi universitari coprono solo il 3-5% degli studenti fuori sede, aggravando le famiglie di spese non indifferenti.

E ancora, in stato di emergenza nessun passo indietro è stato fatto rispetto al numero chiuso per l’accesso ai corsi, persino a medicina l’aumento dei posti disponibili è stato infimo, nonostante sia emerso in maniera lampante il cronico sottorganico di medici in Italia.

La gestione dell’alternanza DAD/presenza è stata inaccettabile, soprattutto per gli studenti fuori sede, ogni ateneo ha agito individualmente creando molti squilibri. Le poche lezioni fatte sono state discontinue ed è molto probabile, vista la gestione della pandemia, che l’incertezza sarà all’ordine del giorno per tutti i prossimi mesi. Con la riduzione dei servizi bibliotecari, delle aule studio e dei servizi e quasi nessuna agevolazione, gli studenti e il personale universitario sono lasciati a loro stessi.

Ma la pandemia è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, le cause di questa situazione drammatica sono da attribuire a tagli miliardari dei finanziamenti pubblici fatti negli ultimi 30 anni con la complicità di tutti i partiti. Il chiaro obiettivo è di aprire le porte dell’Università ai privati, costringendola a chiedere i loro finanziamenti e piegarsi ai loro interessi, questa è l’autonomia universitaria! Vediamo lo stesso processo di privatizzazione colpire anche la sanità e la scuola pubblica.

Il PNRR di Draghi approfondisce il controllo dei privati sulla didattica universitaria. Le risorse destinate all’università (tagliate rispetto alla bozza precedente) sono del tutto inadeguate e in larga parte vanno in mano ad aziende private in nome del diritto allo studio.

La misura è ormai colma gli studenti iniziano a organizzarsi in tutto il mondo, per rivendicare i loro diritti, dalla Grecia alla Turchia gli studenti alzano la testa e anche qui non si rimarrà in silenzio ancora a lungo!

Le risorse per un’università diversa ci sono, basti pensare che da marzo la ricchezza di 36 miliardari italiani è aumentata di oltre 45,7 miliardi di euro.

Se fino ad adesso nulla è stato fatto per migliorare la situazione, è necessario che come studenti e lavoratori ci uniamo nella lotta per un’università veramente libera, democratica, pubblica, gratuita!

 

Lottiamo per:

  • L’aumento dei finanziamenti all’istruzione pubblica (scuola e università) al 7% del Pil.
  • Ampliare la NoTaxArea per Isee fino a 30.000 euro, come primo passo per la gratuità assoluta delle università.
  • No alle penalizzazioni sulle tasse verso gli studenti fuori corso che penalizzano gli studenti lavoratori.
  •  Un aumento significativo delle borse di studio che non siano vincolate a prestazioni lavorative che gli studenti compiono in università (borse di collaborazione) le quali determinano una riduzione del personale universitario. Il criterio economico (reddito) deve essere quello decisivo per l’assegnazione, per evitare che a ricevere le borse siano gli studenti meno bisognosi.
  • Assegnazione di case popolari sfitte agli studenti (in città come Milano e Roma sono oltre il 10% del patrimonio immobiliare pubblico). Bisogna passare anche al patrimonio privato imponendo alla speculazione prezzi popolari e accessibili alle tasche degli studenti (non superiori al 10% di un salario operaio) ed elaborare un piano straordinario di costruzione di studentati.
  • No al numero chiuso in nessuna sua forma. Non si può parlare di nessun criterio di merito in una società di diseguaglianze accese e crescenti.
  • No all’autonomia finanziaria che impone logiche privatistiche perdendo di vista gli obiettivi didattici e formativi per finalizzare la ricerca agli interessi del profitto. Per questo devono essere abolite tutte le leggi sull’autonomia universitaria, dalla Ruberti del 1989, a quelle successive (Berlinguer, Moratti, Gelmini).
  • Espulsione di tutti i rappresentanti delle multinazionali e delle grandi imprese dai cda degli atenei.
  • Ogni studente che non lo possiede deve ricevere un dispositivo dall’università in comodato d’uso e un collegamento a banda larga accessibile e gratuito. Solo il 20% possiede un dispositivo per componente della famiglia. Il 30% non ne possiede alcuno.
  • Rivendichiamo un appello d’esame tutti i mesi. No alla concentrazione degli esami.
  • Apertura integrale degli spazi didattici (biblioteche, aule studio, ecc.) in zona gialla, garantendo le necessarie misure di sicurezza.
  • Aule per i collettivi studenteschi che godono di una certa rappresentanza all’interno dell’ateneo.

 

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