Unioni civili – Traditi da tutti, conquistiamo i diritti con la lotta!

La battaglia in senato è stata campale, il risultato è senza appello. Di tutte le persone e partiti in cui il movimento Lgbt aveva riposto le sue speranze per una legge almeno progressiva, tutti hanno tradito.

Ha tradito il M5S che al momento dei fatti si è trovato diviso al suo interno e ha sacrificato la proclamata determinazione in nome di astratte forme parlamentari. Ha tradito il Pd che intruppato dal leader Renzi ha riallacciato i rapporti con i suoi alleati, quelli che definiscono gli omosessuali contro natura, per far passare una legge tra le peggiori d’Europa.

La lobby del Vaticano, che è presente in quasi tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione, ha imposto la sua volontà. La “stepchild adoption”, stralciata, dicono sarà inserita in un nuovo testo da discutere in parlamento, ma finirà presto nel dimenticatoio.

Hanno usato il vecchio gioco del divide et impera: diamo a tutti le unioni civili, sacrifichiamo le famiglie omosessuali che sono una minoranza del movimento Lgbt.

Questo ragionamento, come gli innumerabili voltafaccia di queste settimane, mostrano la vera faccia delle istituzioni e dei partiti che le compongono: un ributtante marciume. Oggi chi vuole diritti non può aspettarsi nulla dal dibattito parlamentare ma può basarsi solo sulle proprie forze. Lezione utile anche per quelle associazioni Lgbt che hanno confidato nel dibattito parlamentare anzichè rafforzare ed estendere da subito il grande movimento di piazza che avevamo visto il 23 gennaio in decine di città.

Messa in secondo piano la lotta collettiva, si impone la legge della giungla, che fa breccia anche tra dirigenti di sinistra. La vicenda di Nichi Vendola ci dice proprio questo. In una società capitalista ai ricchi è permessa qualunque cosa: se puoi pagare per affittare un utero puoi avere il bambino dei tuoi sogni e concederti un erede “sangue del tuo sangue”. Gli altri continueranno a tirare la cinghia invidiando le carrozzine altrui.

La grande assente è la volontà e la vita reale della donna. Il “diritto” diventa dunque privilegio di sfruttare il corpo altrui, in un fiorire di interessi privati. Contro questa barbarie è necessario la gestione pubblica e il controllo di lavoratori (e pazienti) sulla ricerca scientifica e sulla sanità.

Nonostante il tradimento parlamentare, non torniamo alla casella di partenza: la mobilitazione di queste settimane lascia un segno. Contro la retorica della divisione e l’oscurantismo, nelle piazza si sono imposti i sentimenti umani più belli come l’empatia e il senso di giustizia; una lotta per i diritti per tutti fatta anche da chi quei diritti li ha già.

I diritti però possono essere esercitati davvero solo da individui liberi, emancipati nelle loro condizioni materiali, che possano decidere di se stessi senza che ci siano catene di dipendenza economica che li intrappolino in vite che non sono le loro.

Senza lavoro, casa, servizi pubblici, senza eguaglianza economica, i diritti civili resteranno solo sulla carta. Oggi sia i primi sia i secondi sono negati da una classe dominante parassitaria e oscurantista. Uniamo la lotta per i diritti civili a quella della classe lavoratrice, per rovesciare questo sistema e costruirne uno che dia a tutti la possibilità di vivere una vita dignitosa e libera.

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