Una donna contro le donne – Governo Meloni preparati a tremare! 26 NOVEMBRE TUTTI A ROMA
Dal programma di FdI, all’elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera, alla presentazione di un disegno di legge per il “riconoscimento della capacità giuridica del concepito”, alla nomina a ministra (della famiglia tradizionale) di una acerrima nemica dei diritti di donne e persone LGBT, la guerra è dichiarata. Non si tratta più “solo” di difendere e potenziare una legge, la 194, che con una media del 70% di obiettori di coscienza a livello nazionale di fatto non è in grado di garantire questo diritto, ma di rispondere agli attacchi con cui tenteranno di toglierci quel poco che c’è, perseguendo il modello di una famiglia in cui la donna sia relegata al ruolo di mamma, moglie, serva (con tagli alla sanità, alla scuola, promozione di campagne ideologiche ad hoc).
Ora, il fatto che questo governo è il primo in tutta la storia repubblicana ad essere guidato da una donna ha mandato in totale confusione i salotti della sinistra per bene. Qualcuna si è spinta a dire che dopo tutto è positivo che la Meloni diventi primo ministro, perché “normalizza” il concetto di una donna “al potere” agli occhi delle bambine (!). Ecco la vera missione del femminismo liberale: garantire posizioni di potere alle donne di potere di questa società.
Come ci si può allora stupire se la Boldrini viene cacciata da una manifestazione di donne in lotta per il diritto all’aborto?!
Il PD, a parte la breve parentesi del governo giallo-verde, al governo c’è stato, e tanto, eppure tutta questa sua presenza nelle istituzioni non sembra aver risolto molto, anzi, ha avallato le politiche di privatizzazione e smantellamento del sistema sanitario nazionale, i tagli alla scuola pubblica, i finanziamenti alle scuole private, l’innalzamento dell’età pensionabile…
Care dirigenti del PD, la prossima volta che vi viene l’idea di partecipare ad una manifestazione per i diritti delle donne, pensateci due volte prima di presentarvi come loro paladine nelle istituzioni!
Solo con la lotta potremo difendere i nostri diritti.
E la marea sta già montando: le piazze per il diritto all’aborto del 28 settembre hanno mostrato una profonda e diffusa determinazione a sbarrare la strada al governo Meloni.
Porsi all’altezza di questo compito richiede di rompere con il femminismo liberale di Boldrini e co., nei confronti del quale la direzione del movimento Non una di meno (NUDM) è spesso scesa a compromessi, come quando la sacrosanta rivendicazione dell’abolizione del diritto all’obiezione di coscienza fu aggirata nella stesura del piano contro la violenza.
Così come occorre recuperare quella ambizione di “trasformazione radicale del sistema” del primo programma di NUDM (con proposte su salari, stato sociale, condizioni di lavoro, ecc.) che è stata messa da parte a favore di una dimensione simbolica, che ha esaltato a forme di lotta terminologie, formulazioni e definizioni sempre nuove, in iniziative sempre più autoreferenziali.
La teoria queer ha fornito la base all’idea che l’oppressione di genere sia un costrutto ideologico, che si combatte reinventando il linguaggio, mentre l’intersezionalismo ha esaltato la frammentazione delle esperienze individuali, della solitudine di ognuno nella sua combinazione di oppressioni, additando come privilegiati coloro che ne vivono alcune e non altre.
Una lotta generale di tutte le persone che subiscono qualsiasi forma di oppressione, donne, persone LGBT, immigrati, ecc., deve in primo luogo chiedersi non cosa le divide, ma cosa le unisce, ovvero l’origine dell’oppressione stessa: la proprietà privata dei mezzi di produzione e la divisione in classi della società. Il capitalismo fomenta le discriminazioni per dividere la classe lavoratrice e massimizzarne lo sfruttamento. Per eliminare l’oppressione alla radice, bisogna dunque unire tutti i settori oppressi della classe lavoratrice nella lotta contro questo sistema.
La lotta delle donne iraniane ci ha mostrato tutto il suo potenziale rivoluzionario, coinvolgendo gli studenti e il movimento operaio con scioperi che sono andati ben oltre la semplice solidarietà, ponendosi apertamente contro il regime.
Un programma di intransigente difesa dei diritti può velocemente connettersi con un sentimento profondo che in tutti i paesi pervade la società, alimentato in questi anni dalla malagestione della pandemia, la crisi economica, l’inflazione, la guerra.
Lottiamo contro le nefandezze del governo di destra con la fiducia non solo di poter vincere, ma anche di coagulare da queste lotte le forze necessarie per abbattere il capitalismo e costruire una società in cui sfruttamento e oppressione siano solo un ricordo del passato.
26 novembre a Roma tutti in piazza
Contattaci per manifestare assieme a noi!
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