Un 8 marzo di lotta più necessario che mai!
L’8 marzo ricorre la giornata internazionale della donna. Negli ultimi anni, questa giornata è tornata ad essere un momento di lotta e mobilitazione a livello nazionale e internazionale. Questo accade non solo perché la condizione delle donne in questi anni, e soprattutto con l’avvento della pandemia, è peggiorata, ma anche perché i diritti delle stesse sono sempre sotto continuo attacco.
La situazione occupazionale delle lavoratrici con la pandemia ha avuto un crollo. Un rapporto dell’Ispettorato del Lavoro che prende in considerazione tutti i provvedimenti di convalida di dimissioni di lavoratori e lavoratrici con figli fino a tre anni nell’anno 2020, dichiara che nel 77,2% dei casi si è trattato di donne. Nel 2019 la percentuale era del 73%. In Italia, infatti, nelle coppie in cui entrambi i genitori percepiscono reddito, il contributo delle donne non supera il 40% del reddito familiare. Con la maternità, una donna su sei esce dal mercato del lavoro perché non riesce a conciliare l’impiego con le esigenze di cura dei figli e della casa.
Sono le donne, infine, come mostrano anche gli ultimi dati Istat, ad avere i contratti più precari e la maggioranza di quelli part-time. Senza contare che in questi ultimi due anni, le lavoratrici in smart working con figli piccoli, tra scuole chiuse e bambini in quarantena, si sono trovate a fare letteralmente i salti mortali tra le mura domestiche, lavorando, badando ai figli e occupandosi delle faccende di casa contemporaneamente.
I governi che si sono succeduti in questi anni non hanno fatto altro che aggravare questa situazione, tagliando la spesa pubblica e le risorse da destinare a settori fondamentali per far conciliare la vita lavorativa e familiare, come per esempio gli asili pubblici. La copertura a livello nazionale dei posti è del 25,5%, cioè oltre 74 bambini su 100 non hanno un posto assegnato nelle strutture pubbliche. Ad oggi solo il 14% dei bambini appartenenti a famiglie povere frequenta l’asilo pubblico.
Altro tema che ormai è all’ordine del giorno, è il numero delle violenze quotidiane, che è aumentato notevolmente. Nel 2021 sono stati commessi 116 femminicidi, uno ogni tre giorni. Le richieste di aiuto delle donne durante la pandemia sono aumentate del 79,5%. Continuamente ci dicono che bisogna denunciare e avere fiducia nelle istituzioni. Ma come si fa ad averla se le stesse istituzioni negli anni hanno distrutto la rete di aiuto e sostegno delle donne? Nel nostro paese esistono solo 302 centri antiviolenza, ben al di sotto di quella che dovrebbe essere la media, cioè 1 ogni 10mila abitanti.
I governi e la Chiesa non sono coloro che emanciperanno le donne nella loro battaglia contro l’oppressione, le violenze e la barbarie di questo sistema economico. La giornata dell’8 marzo va costruita nei posti di lavoro, nelle scuole, nelle università con assemblee e volantinaggi. Solo la lotta e la mobilitazione unitaria delle donne, dei giovani e della classe lavoratrice può mettere fine all’oppressione e allo sfruttamento. Che la giornata dell’8 marzo possa essere solo l’inizio di tutto questo!
Scarica il nostro volantino per l’8 marzo in pdf
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