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Trotskij e la Tv spazzatura (e un libro da leggere)

A quanto pare la famigerata serie su Trotskij prodotta un anno fa dalla Tv russa è uscita anche in italiano.
Se ne parlò quando in occasione del centenario della rivoluzione d’ottobre venne trasmessa in Russia.
Il trailer diffuso allora era del tutto sufficiente a sopire in me ogni curiosità nei confronti degli otto episodi della serie. Due minuti in cui cinque amplessi intervallano qualche dialogo improbabile e le inevitabili inquadrature del treno blindato, e che si concludono con l’immagine di Trotskij con le mani ancora sporche del sangue del coniglio che ha appena macellato, che con un ghigno sul volto proferisce le parole: “Non lo avete ancora capito? La rivoluzione sono io”.

Sentendo in questi giorni le reazioni di amici e compagni che lo hanno visto in tv, reazioni che oscillano dallo scandalizzato a irrefrenabili scoppi di risa, ho ripescato due interviste uscite all’epoca, utili a capire i retroscena del progetto, del resto tutt’altro che misteriosi. (Interviste pubblicate sul “Guardian” inglese e sul “The Dawn” pakistano, link in calce).
La serie ha un carattere pressoché ufficiale, essendo stata prodotta dal Canale 1 della TV di Stato russa. Il direttore di Canale 1, Konstantin Ernst, dichiarò che non c’era stato “nulla da censurare”, mentre il produttore Alexnadr Tsekalo chiariva che il messaggio è che “il popolo non dovrebbe essere spinto a scendere nelle piazze e che la rivoluzione significa sempre sangue”.
Lo storico Nikita Petrov spiegava un anno fa: “Il messaggio del Cremlino è che tutte le rivoluzioni sono cattive, specialmente quelle finanziate dall’estero.”
E infatti la serie non si perita di riprendere la vecchia calunnia dell’“oro straniero” che a suo tempo venne indirizzata contro Lenin, rivolgendola questa volta contro Trotskij. Ancora Tsekalo ribadisce che è un fatto “ben documentato” che l’Occidente voleva distruggere la Russia perché “stava diventando un paese capitalista forte”.
Con buona pace dei miliardi che la finanza francese prestò al regime degli zar precisamente per avere soffocato nel sangue la rivoluzione del 1905, e poi ancora per sostenerlo durante la Prima guerra mondiale.
Ancora Tsekalo: “È difficile essere obiettivi cento anni dopo, ma abbiamo cercato di produrre una serie basate su eventi reali”. Tentativo fallito. A suo tempo il “Manifesto” riportò questo parere sacrosanto di Konstantin Tarasov, docente di storia contemporanea a San Pietroburgo: nel film “gli errori e le imprecisioni nel ricostruire la vita di Trotskij sono così tanti che ci si stanca di contarli”.

“I discendenti di Trotskij oggi sono terroristi, estremisti e no global”. È di nuovo lui che parla, l’obiettivo storico Tsekalo, produttore della serie.
Le rivoluzioni sono negative, finanziate dall’estero e opera di ebrei e rivoluzionari che “non capiscono la nazione russa.” (frase attribuita a un guardiano del carcere di Odessa). Se il sanguinario, cinico, ambizioso spietato Trotskij avesse prevalso su Stalin, ebbene nessuno pensi che “le cose sarebbero andate meglio perché non sarebbe stato così.” Sintesi storica del direttore di Canale 1.
Il governo di Putin, come si vede, non lesina denaro per calunniare le rivoluzioni e i rivoluzionari e pesca a piene mani sia dalle calunnie della propaganda borghese che dai resti della fabbrica di falsificazioni staliniana.

Quando un anno fa è uscita la serie avevo da poco finito di lavorare alla traduzione della edizione italiana dello Stalin di Trotskij e dal relativo lungo viaggio nelle cumulo di falsità e calunnie sotto le quali lo stalinismo cercò di seppellire la rivoluzione del 1917 e la figura di Lev Trotskij.
Torno a consigliarne la lettura per chi voglia passare dal fantasy alla realtà storica, e dalla gendarmeria ideologica del capitale allo slancio della più grande rivoluzione dei nostri tempi e dei suoi protagonisti.

Qui un articolo di Alan Woods sulla vita di Trotskij

Il link al libro “Stalin”

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