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La palude elettorale e la tempesta che si avvicina
Le elezioni del 25 settembre dovrebbero in astratto suscitare una grande attenzione. Sono chiamate a risolvere una crisi parlamentare che, per la prima volta nella storia repubblicana, ha portato a un voto in autunno e decideranno il governo che dovrà affrontare un tracollo economico di portata storica. Invece, saranno le elezioni con la più bassa affluenza della storia repubblicana.
Elezioni amministrative – Una stabilità dalle fragili basi
Il primo turno delle elezioni amministrative (3-4 ottobre) ha visto come primo vincitore un astensionismo record, con l’affluenza ferma al 54,7% e punte minime ben al di sotto della metà dell’elettorato a Milano, Torino e Roma. La convinzione che non fosse in gioco alcuna possibilità di reale cambiamento, sia locale che nazionale, è stata diffusa e aveva già segnato una campagna elettorale anonima come poche altre.
Chi comanda a destra? Lo scontro Meloni-Salvini
Fratelli d’Italia, unico partito all’opposizione del governo Draghi, è riuscito a guadagnarsi uno spazio politico fino a soli due anni fa inimmaginabile. La sua crescita è stata indubbiamente trainata dalle
Tutti in ginocchio da Draghi
La crisi di sistema italiana ha inaugurato un nuovo capitolo. A risolvere l’impasse è intervenuto il Presidente della Repubblica. Mattarella. Ha messo da parte i partiti e ha scelto l’unica figura che poteva rendere possibile un governo di unità nazionale, l’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi.
Il suo non può essere un ruolo neutrale, al di sopra delle parti, in una società divisa in classi: Draghi scende in campo per tutelare gli interessi dei poteri forti.
Le illusioni di settembre del governo Conte – Il bilancio del voto regionale e del referendum
Il risultato delle elezioni regionali e della consultazione referendaria rafforza temporaneamente il governo e mette in difficoltà l’opposizione di destra. Ciò che salta agli occhi è che, ancora una volta, Salvini non ha avuto l’agognata spallata al governo.
Le lezioni del voto in Emilia-Romagna
Il voto in Emilia-Romagna del 26 gennaio ha rappresentato un voto contro Salvini e contro la Lega. la mobilitazione di piazza fa crescere il Pd, la lista Bonaccini e (più parzialmente) Coraggiosa, vale a dire le liste ritenute più utili a fermare la destra, aldilà del programma difeso dal centrosinistra.
Cosa voteremo alle elezioni regionali in Emilia-Romagna
Le elezioni regionali in Emilia-Romagna sono state caratterizzate a sinistra dalla logica del “meno peggio”. Tutto va bene, basta sconfiggere la Lega. Non siamo disponibili a piegarci a tale logica.
Di sardine, bandiere e lotta di classe
Le “sardine” prendono le piazze dell’Emilia e sull’onda del successo diventano in pochi giorni un movimento a diffusione nazionale.
La molla che ha fatto scattare la prima mobilitazione, quella di Bologna del 14 novembre, è stata la presenza di Salvini nel capoluogo emiliano per uno dei comizi con cui batte in modo capillare la regione in vista delle elezioni del 26 gennaio.
Crisi di governo, sinistra in bancarotta e il “coraggio di essere vili”
Nella storia repubblicana se ne sono viste di tutti i colori, ma una crisi di governo a Ferragosto non conosce precedenti. Evidentemente il fumo con la manovella non era più sufficiente a tenere insieme un governo attraversato da contraddizioni e scontri fra interessi sempre più divergenti tra Lega e Cinque stelle, e dalla paura degli effetti della futura manovra economica.
Salvini e padroni, abbraccio sempre più stretto
Per i lavoratori la parola d’ordine deve essere: bisogna passare dalle parole ai fatti! Non possiamo assistere passivamente mentre l’implosione di questo governo prepara la strada a nuove soluzioni ancora peggiori. È necessario prendere atto della realtà: solo con una mobilitazione diretta e di massa, solo con scioperi, manifestazioni, proteste è possibile avanzare i nostri interessi di classe.