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No alla guerra con l’Ucraina! Contro l’intervento militare russo!
Quella che segue è una dichiarazione dei compagni russi della Tendenza Marxista Internazionale, che denuncia l’invasione dell’Ucraina iniziata nelle prime ore di ieri 24 febbraio. La dichiarazione è da leggere assieme all’articolo di Alan Woods, L’ipocrisia imperialista e l’invasione dell’Ucraina.
Putin alza la posta con il riconoscimento delle repubbliche del Donbass e l’invio delle truppe
Il presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk (DPR e LPR) nell’Ucraina sud-orientale e ha inviato truppe russe di “peacekeeping” in entrambi i territori. Ciò rappresenta una escalation significativa del conflitto tra la Russia e l’imperialismo occidentale. Quali interessi si nascondono dietro il conflitto, e quale dovrebbe essere la posizione del movimento operaio a livello internazionale?
Dichiarazione sul riconoscimento della DPR e LPR da parte di Putin
Dopo la drammatica svolta degli eventi, con il riconoscimento da parte del presidente russo Vladimir Putin delle repubbliche secessioniste in Ucraina orientale, seguito dall’invio di forze militari russe, pubblichiamo una dichiarazione dei compagni russi della TMI, elaborata insieme ai marxisti in Ucraina e nel Donbass, in opposizione a questo conflitto interimperialista.
In difesa di Lenin – Putin e la questione ucraina
Putin, nel suo discorso alla nazione di ieri, ha spiegato che “L’Ucraina è stata creata da Lenin”. La verità è che la Rivoluzione d’Ottobre ha avuto il grande merito di liberare le nazionalità oppresse dalla Russia zarista, quella Russia che Lenin definiva una “prigione dei popoli” e negava ogni diritto alle minoranze etniche.
Rendiamo disponibile ai nostri lettori questa lettera di Lenin, scritta nel 1919, che sviluppa in poche pagine la posizione del marxismo sulla questione della nazionalità. Lasciamo parlare Lenin!
Ucraina, il conflitto insolubile
I tamburi di guerra risuonano ormai da mesi al confine tra Russia e Ucraina. I mass media parlano senza soste di un’invasione russa imminente. Mosca sarebbe pronta a conquistare Kiev nel giro di due ore facendo, si scrive, “decine di migliaia” di vittime. Davanti a questo diluvio di parole, conferenze stampa e filmati, è utile ricordare le parole di Eschilo: “In guerra, la verità è la prima vittima”.
Kazakhstan: le radici della rivolta
L’insurrezione di gennaio in Kazakhstan, e in particolare ad Almaty, è stato l’evento più rilevante a memoria della maggior parte dei kazaki. Il presidente Kasym-Jomart Tokayev, nel suo intervento alla sessione straordinaria del Csto (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), l’ha definita “la peggior crisi del trentennio dell’indipendenza”. Mai prima d’ora il regime borghese del Kazakhstan moderno si era trovato alle prese con una tale minaccia.
Tesi sull’Ucraina (2014)
Queste tesi furono approvate dal Congresso mondiale della Tendenza marxista internazionale, tenutosi nel 2014. Le riproponiamo all’attenzione dei nostri lettori perché le riteniamo utilissime a comprendere la situazione attuale, nonché a fornire gli strumenti necessari per un’analisi di classe della crisi tra Ucraina, Russia e l’Occidente.
La Russia invaderà l’Ucraina?
Negli ultimi mesi, i media di tutto il mondo hanno avvertito della possibilità di una nuova guerra in Europa. Secondo i servizi segreti statunitensi, la Russia ha spostato più di 100.000 truppe al suo confine con l’Ucraina e sta svolgendo un’esercitazione militare congiunta con la Bielorussia. Gli Stati Uniti e la NATO hanno tenuto una serie di colloqui con la Russia, anche se nessuno di questi è stato risolutore.
Giù le mani dalla rivoluzione in Kazakhstan!
Pubblichiamo la traduzione di una dichiarazione, scritta ieri, 8 gennaio, dai compagni russi della Tendenza Marxista sulla situazione attuale in Kazakistan.
Kazakhstan – Quali prospettive per il movimento di protesta?
Ieri (giovedì 6, ndt), l’esercito kazako e le forze di sicurezza sostenute dalle forze speciali russe sono intervenute per reprimere con la forza quello che era diventato il più grande movimento di massa in Kazakhstan dal crollo dell’Unione Sovietica.