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A Crotone, una strage di Stato
La strage di migranti avvenuta al largo delle coste crotonesi ricorda quella che si ebbe nel 2013 sulla costa di Lampedusa. Anche oggi, come allora, si temono oltre 100 morti, mentre ancora in questi giorni proseguono le operazioni di recupero dei corpi in mare e sulle spiagge. Ma c’è un altro motivo che lega queste due tragedie: oggi come allora l’accadimento è il prodotto diretto di una legge dello Stato italiano.
Un governo per i ricchi che vuole schiacciare i lavoratori
Sono passati appena quattro mesi dalla formazione del governo Meloni, eppure il suo indirizzo generale è molto chiaro: bisogna schiacciare i lavoratori. Allo stesso tempo, il governo riduce le tasse ai ricchi, concede condoni fiscali agli evasori e tutela gli interessi dei padroni coprendo l’attività speculativa delle multinazionali dell’energia, con l’approvazione di un decreto che dichiara nulla una sentenza dell’antitrust sui rincari ingiustificati delle tariffe di gas e luce, che come nel caso dell’ENI hanno contribuito ad un aumento del 700% degli utili rispetto al 2021.
Si scrive rave, si legge dissenso
Quando lo scorso ottobre il presidente Meloni ha annunciato che il suo primo atto di governo sarebbe stato un decreto contro i rave party, a molti è venuto da ridere. Ma ovviamente i rave sono solo un pretesto grossolano per creare nuovi strumenti di repressione da utilizzarsi in modo generalizzato.
Il governo dichiara guerra ai poveri
Con la legge di bilancio, il governo Meloni ha dimostrato in maniera lampante – nel caso ce ne fosse stato ancora bisogno – quali sono gli interessi che intende portare avanti.
L’attacco più pesante viene condotto contro il settore più povero della società, i disoccupati che percepiscono il reddito di cittadinanza.
La destra si combatte nelle piazze
Sono passati pochi giorni dal voto ma già il copione del prossimo governo inizia a profilarsi. Ci sono tre padroni che hanno in mano un bel guinzaglio: l’imperialismo USA, l’Unione Europea con la BCE e il padronato italiano. E sono fiduciosi di poter facilmente guidare Giorgia Meloni e i suoi alleati facendone in poco tempo dei cagnolini presentabili nei salotti buoni.
La destra vince e i piagnistei non servono: organizziamoci e lottiamo!
La vittoria della destra alle ultime elezioni, per quanto fosse ampiamente preannunciata da tutti i sondaggi, ha provocato smarrimento e costernazione negli ambienti di sinistra, oltre che in un certo numero di lavoratori e giovani, preoccupati da quello che potrà fare il prossimo governo guidato da Giorgia Meloni. Piangersi addosso però non serve. Bisogna piuttosto mantenere il sangue freddo, analizzare seriamente le ragioni del risultato elettorale e soprattutto tracciare una prospettiva chiara di quale sarà lo scenario politico dopo le elezioni.
La palude elettorale e la tempesta che si avvicina
Le elezioni del 25 settembre dovrebbero in astratto suscitare una grande attenzione. Sono chiamate a risolvere una crisi parlamentare che, per la prima volta nella storia repubblicana, ha portato a un voto in autunno e decideranno il governo che dovrà affrontare un tracollo economico di portata storica. Invece, saranno le elezioni con la più bassa affluenza della storia repubblicana.
La caduta di Draghi e la tempesta che si avvicina
Il dibattito al Senato di mercoledì scorso ha segnato la fine del governo Draghi. Il “governo dei migliori”, intensamente voluto e sostenuto dalla borghesia, godeva fino a due settimane fa di una larghissima maggioranza parlamentare di 554 deputati su 630 e 265 senatori su 321. Si è sbriciolato in quattro ore di discussione lasciandosi alle spalle una frammentazione insolubile.
Chi comanda a destra? Lo scontro Meloni-Salvini
Fratelli d’Italia, unico partito all’opposizione del governo Draghi, è riuscito a guadagnarsi uno spazio politico fino a soli due anni fa inimmaginabile. La sua crescita è stata indubbiamente trainata dalle