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La caduta di Draghi e la tempesta che si avvicina
Il dibattito al Senato di mercoledì scorso ha segnato la fine del governo Draghi. Il “governo dei migliori”, intensamente voluto e sostenuto dalla borghesia, godeva fino a due settimane fa di una larghissima maggioranza parlamentare di 554 deputati su 630 e 265 senatori su 321. Si è sbriciolato in quattro ore di discussione lasciandosi alle spalle una frammentazione insolubile.
Mattarella-bis – La distanza siderale tra le istituzioni e il mondo reale
L’elezione del Presidente della Repubblica, prima carica dello Stato e garante dell’ordine costituzionale, ci viene spiegata a scuola come un alto momento istituzionale, con aulici discorsi e senso di responsabilità collettivo. 60 milioni di italiani lo ricorderanno invece come un teatro grottesco di intrighi, teatrini e grettezza. C’è chi si preoccupa che questo dia una brutta immagine delle istituzioni; tuttavia, proprio questa immagine è la più fedele che se ne possa dare.
Tutti in ginocchio da Draghi
La crisi di sistema italiana ha inaugurato un nuovo capitolo. A risolvere l’impasse è intervenuto il Presidente della Repubblica. Mattarella. Ha messo da parte i partiti e ha scelto l’unica figura che poteva rendere possibile un governo di unità nazionale, l’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi.
Il suo non può essere un ruolo neutrale, al di sopra delle parti, in una società divisa in classi: Draghi scende in campo per tutelare gli interessi dei poteri forti.
Il ricatto di Mattarella nel nome dei “mercati”
Le prossime elezioni sono state trasformate dall’intervento di Mattarella in un referendum sull’Unione europea e l’euro. La sinistra di classe deve entrare in questa contesa con una posizione chiara e inequivocabile: la rottura con l’euro e l’Ue è parte indispensabile di qualsiasi programma che intenda seriamente difendere la condizione di vita della classe lavoratrice, dei pensionati, dei disoccupati e dei giovani.