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La destra vince e i piagnistei non servono: organizziamoci e lottiamo!
La vittoria della destra alle ultime elezioni, per quanto fosse ampiamente preannunciata da tutti i sondaggi, ha provocato smarrimento e costernazione negli ambienti di sinistra, oltre che in un certo numero di lavoratori e giovani, preoccupati da quello che potrà fare il prossimo governo guidato da Giorgia Meloni. Piangersi addosso però non serve. Bisogna piuttosto mantenere il sangue freddo, analizzare seriamente le ragioni del risultato elettorale e soprattutto tracciare una prospettiva chiara di quale sarà lo scenario politico dopo le elezioni.
Chi comanda a destra? Lo scontro Meloni-Salvini
Fratelli d’Italia, unico partito all’opposizione del governo Draghi, è riuscito a guadagnarsi uno spazio politico fino a soli due anni fa inimmaginabile. La sua crescita è stata indubbiamente trainata dalle
Tutti in ginocchio da Draghi
La crisi di sistema italiana ha inaugurato un nuovo capitolo. A risolvere l’impasse è intervenuto il Presidente della Repubblica. Mattarella. Ha messo da parte i partiti e ha scelto l’unica figura che poteva rendere possibile un governo di unità nazionale, l’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi.
Il suo non può essere un ruolo neutrale, al di sopra delle parti, in una società divisa in classi: Draghi scende in campo per tutelare gli interessi dei poteri forti.
Le illusioni di settembre del governo Conte – Il bilancio del voto regionale e del referendum
Il risultato delle elezioni regionali e della consultazione referendaria rafforza temporaneamente il governo e mette in difficoltà l’opposizione di destra. Ciò che salta agli occhi è che, ancora una volta, Salvini non ha avuto l’agognata spallata al governo.
Cosa voteremo alle elezioni regionali in Emilia-Romagna
Le elezioni regionali in Emilia-Romagna sono state caratterizzate a sinistra dalla logica del “meno peggio”. Tutto va bene, basta sconfiggere la Lega. Non siamo disponibili a piegarci a tale logica.
Governo zombie, prima della tempesta
Concluso l’“anno bellissimo” 2019, il governo Conte bis trascina nel 2020 le sue insanabili lacerazioni, indeciso a tutto tranne che a sopravvivere ad ogni costo. Siamo a una sorta di “rompete le righe” nei pentastellati, sia alla loro sinistra che a destra, che subirà un accelerazione ulteriore dopo le elezioni regionali del
26 gennaio.
Qualunque sia l’esito di queste ultime, i nodi stanno arrivando al pettine e non sono più evitabili.
La “finanziaria del popolo” è una presa in giro!
Dopo una notte rocambolesca, tra il 29 e il 30 dicembre il parlamento ha approvato la cosiddetta “finanziaria del popolo”. Secondo Salvini e Di Maio segna il riscatto sociale tanto atteso, ma ancora una volta la realtà è tutta un’altra cosa.
Ambiente, lavoro, pensioni, reddito, diritti – Il mercato delle promesse tradite
Nel consumarsi dell’illusione populista deve maturare la consapevolezza che gli interessi dei lavoratori e degli sfruttati si possono difendere solo costruendo un partito che ne sia diretta espressione: il partito di classe che oggi manca. A questo dobbiamo lavorare, nelle piazze e nella battaglia politica di ogni giorno.
Manovra economica – Con gli “zero virgola” non c’è cambiamento!
L’utopismo non è dire che si vuole cancellare la povertà, l’utopismo è pensare di farlo con gli “zero virgola”, per giunta elargiti a debito, senza toccare gli interessi della classe dominante. Di difendere i poveri senza attaccare i ricchi. Di difendere i lavoratori senza scontrarsi con i padroni. Di portare il “cambiamento” senza lotta di classe.
Decreto Genova – La fine delle grandi promesse
Il crollo del ponte Morandi di Genova ha fatto emergere tutti i limiti del governo del “cambiamento” e le sue divisioni interne. E anche il “decreto Genova” con i suoi infiniti ritardi, si è trasformato in un ulteriore terreno di scontro tra la Lega e il M5S.