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La caduta di Draghi e la tempesta che si avvicina
Il dibattito al Senato di mercoledì scorso ha segnato la fine del governo Draghi. Il “governo dei migliori”, intensamente voluto e sostenuto dalla borghesia, godeva fino a due settimane fa di una larghissima maggioranza parlamentare di 554 deputati su 630 e 265 senatori su 321. Si è sbriciolato in quattro ore di discussione lasciandosi alle spalle una frammentazione insolubile.
Tutti in ginocchio da Draghi
La crisi di sistema italiana ha inaugurato un nuovo capitolo. A risolvere l’impasse è intervenuto il Presidente della Repubblica. Mattarella. Ha messo da parte i partiti e ha scelto l’unica figura che poteva rendere possibile un governo di unità nazionale, l’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi.
Il suo non può essere un ruolo neutrale, al di sopra delle parti, in una società divisa in classi: Draghi scende in campo per tutelare gli interessi dei poteri forti.
Governo Conte – Allo sbando verso la terza ondata
La cosiddetta terza ondata dell’epidemia è in pieno sviluppo. Le cifre record di vittime e di nuovi contagi negli Usa e in Gran Bretagna sono un chiaro avvertimento. In Italia, Francia, Germania ecc. il tentativo di fermare il contagio con misure a geometria variabile si è dimostrato fallimentare. La diffusione del virus rallenta solo temporaneamente per poi riprendere a salire prima ancora che i reparti ospedalieri si siano svuotati.
Conte-bis: I lavoratori non hanno governi amici!
La crisi di governo di Ferragosto si è risolta con la nascita di una nuova maggioranza, all’insegna dell’accordo tra Movimento 5 stelle e Partito democratico. Un vero e proprio ribaltone, a cui ha fatto da detonatore la decisione di Salvini di staccare la spina al primo governo Conte per passare all’incasso elettorale.
Crisi di governo, sinistra in bancarotta e il “coraggio di essere vili”
Nella storia repubblicana se ne sono viste di tutti i colori, ma una crisi di governo a Ferragosto non conosce precedenti. Evidentemente il fumo con la manovella non era più sufficiente a tenere insieme un governo attraversato da contraddizioni e scontri fra interessi sempre più divergenti tra Lega e Cinque stelle, e dalla paura degli effetti della futura manovra economica.