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Afganistan – La sconfitta umiliante degli Usa, il ritorno dei talebani e la minaccia di una guerra civile
Questo articolo è stato scritto all’inizio di luglio, quando la sconfitta degli Usa era ormai certa ma, naturalmente, non poteva prevedere nei dettagli l’evoluzione degli avvenimenti di queste settimane. Adam Pal traccia la storia degli intervento imperialista in Afghanistan in questi ultimi vent’anni, il comportamento dei suoi alleati principali, come il Pakistan, e le ragioni dell’avanzata dei talebani. Lo scenario prefigurato è nelle linee fondamentali quello che si sta realizzando e, soprattutto, la prospettiva di classe e internazionalista da adottare per i marxisti e l’unica alternativa possibile per uscire dalla barbarie creata dall’imperialismo e dal fondamentalismo.
Afghanistan: il tradimento cinico dell’imperialismo Usa
La guerra più lunga mai combattuta dall’America si chiude con la vergogna e l’umiliazione più degradanti dell’imperialismo Usa. Vent’anni dopo l’invasione dell’Afghanistan, la forza militare più potente che il mondo abbia mai conosciuto ha subito una sconfitta totale per mano di una banda di fanatici religiosi arretrati.
Il capitalismo dei trucchi e delle illusioni (con inflazione a carico)
La pandemia ha aggravato la crisi di sovrapproduzione, inasprendo oltre misura le contraddizioni del sistema. Il risultato è, per lo meno nei paesi imperialisti, un brusco cambio di linea delle classi dominanti: l’austerità è stata temporaneamente messa da parte. Continuare con quelle politiche era diventato insostenibile da un punto di vista economico e politico. Ed è così che la borghesia, dalla sera alla mattina, ha riscoperto lo Stato e la spesa pubblica.
Un sogno preso a prestito – Il piano economico di Biden
Il 78enne neopresidente degli Usa ha recentemente annunciato un faraonico piano di investimenti per rilanciare l’economia americana, generando un notevole entusiasmo non solo nelle file del movimento sindacale, ma anche a Wall Street dove gli indici del Dow Jones sono schizzati verso l’alto.
C’era una volta l’America
Quello del 6 gennaio a Capitol Hill è stato un tentato golpe a tutti gli effetti. Ispirato e organizzato da un presidente uscito sconfitto alle elezioni, per impedire che se ne insediasse un altro. Né più, né meno. gli effetti si faranno sentire e saranno profondi perchè rappresenta un indubbio salto di qualità nella crisi politica, economica e sociale della principale potenza imperialista del mondo.
USA – L’ “insurrezione” di Trump e il caos della democrazia borghese statunitense
Il 2021 è iniziato con il botto. Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, gli eventi di ieri hanno messo in luce la profondità della crisi del capitalismo statunitense – ed è solo l’inizio. Anche negli anni turbolenti antecedenti e successivi alla guerra civile degli Stati Uniti, non avevamo mai visto dei manifestanti violare l’edificio del Campidoglio degli Stati Uniti – e incoraggiati dal presidente in carica! Come ha affermato l’ex presidente GW Bush, queste sono le scene che ci si aspetterebbe in una “repubblica delle banane”, non nel bastione dell’imperialismo mondiale.
USA – Il socialismo rivoluzionario e la lotta contro il presidente di Wall Street
Il fatto che Joe Biden abbia battuto Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca non dovrebbe sorprendere. Dopotutto, il suo avversario era un’incompetente star dei reality TV che governava durante un’economia devastata e una pandemia incontrollata. Solo pochi mesi prima, il comandante in capo era stato costretto a nascondersi in un bunker di fronte al più imponente movimento di protesta nella storia del Paese. Ciò che sorprende è che il risultato sia stato tutt’altro che scontato.
La vittoria di Biden non è una vittoria per la classe operaia: gli Stati Uniti hanno bisogno di un partito dei lavoratori!
Joe Biden ha vinto le elezioni presidenziali 2020, per la gioia dell’establishment e per il sollievo di milioni di americani comuni stufi di Donald Trump. Tuttavia, la società statunitense rimane polarizzata, e Biden rappresenta la stessa politica borghese che ha portato all’ascesa di Trump. I lavoratori e i giovani hanno bisogno di una vera alternativa di classe al marcio Partito Democratico.
Vince Biden, la crisi di sistema continua
Le elezioni presidenziali negli Usa hanno alla fine dichiarato un vincitore: Joe Biden, il candidato del Partito democratico. Le elezioni che hanno visto la più grande affluenza da 120 anni a questa parte sono state un referendum su Donald Trump. Quest’ultimo ha mobilitato la sua base come mai prima d’ora, ma le masse che si sono recate alle urne per cacciarlo dalla Casa bianca sono state di più. Hanno votato contro Trump nonostante Biden.
Biden, il centrista che scontenta tutti… tranne i padroni
Storicamente, la sinistra europea ha il vizio di inneggiare al candidato democratico di turno, innalzandolo a garante della giustizia e dei diritti sociali. Giornali e media nazionali sono impegnati in una squallida campagna di ottimismo e rassicurazioni nei confronti del nuovo presidente. Dietro al fumo di una retorica a dir poco faziosa, si nascondono i biechi trascorsi di Biden, la cui carriera è tutt’altro che immacolata.