27 Giugno 2023 Organizzazione degli Internazionalisti Comunisti (TMI Russia)

Sul tentato golpe di Prigozhin – Dichiarazione dell’Organizzazione degli Internazionalisti Comunisti (TMI in Russia)

Abbiamo ricevuto la seguente dichiarazione dei nostri compagni russi, scritta il 24 giugno, dopo che Evgenij Prigozhin, capo della compagnia militare privata Wagner, aveva proclamato una ribellione e fatto marciare le sue truppe in direzione di Mosca. La situazione è in qualche modo rientrata: le forze Wagner hanno arrestato la loro avanzata ed è stato annunciato che Prigozhin andrà in esilio, dopo precipitose trattative. Come scrivono i compagni, questo episodio è stato una lotta tra due settori dell’oligarchia russa. Ancora una volta, gli oligarchi hanno dimostrato che non hanno alcun interesse a sviluppare la società russa o migliorare le condizioni delle masse russe. La loro unica preoccupazione è mantenersi succhiando il sangue dei lavoratori e dei poveri, con il ladrocinio e la rapina, e reprimendo ogni reale opposizione da parte delle masse. L’unica via d’uscita da questa impasse, l’unico modo per sollevare i lavoratori dalle loro pessime condizioni, l’unico modo per combattere la guerra, la corruzione e il decadimento generale, è che la classe lavoratrice prenda il potere nelle sue mani, espropri tutti gli oligarchi e usi le vaste ricchezze del paese per il bene di tutti. Serve cioè una rivoluzione socialista.

Oggi, 24 giugno 2023, in Russia ha avuto inizio un tentativo di putsch di destra. Dopo un considerevole sbandamento, la classe dominante russa ha fatto quadrato attorno al Presidente e ha denunciato il tentativo di colpo di Stato come un “tradimento inatteso” e una “coltellata nella schiena” a danno della nazione.

Non serve scendere nei dettagli di tutte le notizie dal campo, visto che ne arrivano di ora in ora. C’è un fatto indiscutibile che è utile sottolineare anzitutto: in Russia ci sono già formazioni paramilitari di destra armate fino ai denti, con esperienza di operazioni di combattimento, pronte a mettere in discussione l’esistenza dell’attuale governo.

La Russia ha fatto un passo verso la guerra civile, spauracchio usato spesso dal regime per intimidire le persone, e dal quale ha promesso di proteggerci. Non è stata però l’opposizione a dare inizio a tutto questo, bensì i grandi imprenditori e gli elementi di destra cresciuti grazie alla restaurazione del capitalismo in Russia, e grazie a Putin in particolare.

A prima vista, la ribellione del gruppo Wagner ricorderebbe la marcia su Roma di Mussolini, ma l’analogia sarebbe superficiale. La CPM Wagner è un esercito privato, frutto del moderno capitalismo a libero mercato, in cui lo Stato cerca di esternalizzare il massimo numero possibile di funzioni agli imprenditori privati. A differenza dei numerosi distaccamenti volontari del movimento separatista emersi nel Donbass nel 2014, la CPM Wagner è nata come struttura di potere commerciale con lo scopo di fornire forza fisica in supporto all’aggressione degli oligarchi in Siria, quando quest’ultima era in piena guerra civile. Secondo un’inchiesta giornalistica di The Bell, l’idea di creare una simile realtà commerciale nacque tra i militari a capo del Ministero della Difesa già nel 2010.

Se mettiamo da parte le assurdità con le quali i patrioti e una rete di corrispondenti militari hanno infiocchettato il nome di Evgenij Prigozhin, quest’ultimo non resta altro che, anzitutto, un oligarca. Grazie alle numerose connessioni con la cerchia di Putin, Prigozhin ha costruito un vasto impero commerciale, prima nel catering, per poi spostarsi nell’immobiliare, e infine moltiplicando le proprie ricchezze con contratti stipulati dal Ministero della Difesa. Persino le sue roboanti attività mediatiche non sono mai state separate dai suoi interessi commerciali. Andava pagato l’accesso ai contratti militari. Prigozhin era utile a Putin e al Ministero della Difesa, sempre pronto a fare il lavoro sporco senza attirare l’attenzione.

Perché ha smesso di svolgere questo ruolo?

Il regime bonapartista di Putin è un sistema di repressione da parte della burocrazia, cioè dello Stato, che spadroneggia sulla classe economicamente dominante. Il monopolio statale sulla violenza acquisisce dunque una rilevanza particolare. Esternalizzare le funzioni del Ministero della Difesa in tempo di guerra ha direttamente minato questo principio. Tra la regione di Mosca e Prigozhin sono sorte contraddizioni sempre più sistemiche, foriere di conflitti, la principale causa delle quali non era di natura politica, ma economica.

Shoigu [il ministro della Difesa di Putin] ha imposto dei contratti sulle formazioni dei volontari, il che ha inevitabilmente tagliato fuori Prigozhin dai flussi finanziari, minacciando di trasformarlo in un personaggio puramente decorativo ma privo di potere. Prigozhin ha contrastato il ricatto finanziario con una battaglia sul terreno mediatico. Date le sue risorse tra i media, e la disparità di queste stesse risorse, è stato un gioco a senso unico.

Nel suo vero programma economico, nulla distingue Prigozhin da Putin. In questa sommossa, però, Prigozhin ha fatto appello a tutti coloro che sono insoddisfatti dei dirigenti militari, spesso del tutto mediocri. Soprattutto, le sue parole hanno incoraggiato tutti quelli che sono a favore della “guerra fino alla vittoria”: quelli che, come Prigozhin, sostengono la militarizzazione dell’economia, la mobilitazione generale e l’instaurazione della legge marziale. Questo “programma di azione” non avrebbe altro effetto reale se non quello di cambiare l’umore dei lavoratori e del personale militare dal sostegno passivo per la guerra al suo attivo rifiuto. Se a ciò si aggiunge l’inevitabile crisi economica e l’instabilità politica, questo potrebbe portare a una situazione rivoluzionaria.

Questo sarebbe almeno un possibile pericolo e un effetto indesiderato delle azioni di Prigozhin. Una vera situazione rivoluzionaria è però caratterizzata non solo da un’aperta opposizione alle autorità e dall’incapacità dei governanti di continuare a governare come facevano prima, ma anche dalla perdita del controllo da parte della classe dominante, fino alla formazione di un dualismo di potere.

Sinora, il colpo di Stato di Prigozhin non ha spinto le masse a scendere in campo. Per il momento, il potere resta saldo, e i “prigozhinisti” sono politicamente isolati. Il corso della storia ha avuto un’accelerata, ma non vediamo ancora un brusco deterioramento delle condizioni di vita delle masse, diffuso malcontento da parte della maggioranza dei russi verso il regime di Putin e aumenti considerevoli della loro attività politica. Oggi la classe lavoratrice rimane spettatrice di questo teatro drammatico, per non dire circo. Nessuna fazione di questo conflittofa un appello alle masse a partecipare attivamente dalla propria parte, preferendole nel ruolo di sostenitori entusiasti – ma impotenti – a bordo campo.

La situazione venutasi a creare è una prova cruciale per la sinistra russa. Solo che stavolta potrebbe costargli la vita. In questo caso è del tutto inappropriata la solita scusa che si tratterebbe di una battaglia “tra il rospo e la vipera” [“battaglia tra il rospo e la vipera” è un’espressione russa che significa che, se in un conflitto non si sostiene nessuna delle parti, non c’è ragione di agire]. Comporterebbe infatti un’inerzia – un’inerzia criminale. È tempo di prendere il toro per le corna.

Noi non chiediamo alle masse di scegliere tra Prigozhin e Putin. Le invitiamo ad agire, a mettere in campo un’azione politica indipendente nell’interesse della classe lavoratrice. Ogni comunista russo deve chiedere a sé stesso con onestà: sono pronto?

Che fare?

Primo, è necessario formulare e diffondere tra le masse rivendicazioni politiche basate sui problemi reali. Nella situazione attuale, non possiamo tornare all’“attività pratica” che non contribuisce alla politicizzazione delle masse e a una crescita sistemica della loro coscienza di classe, come la lenta costruzione di sindacati, cooperative sociali e così via. Questo approccio era superato ieri; oggi non ha alcun senso. Le principali contraddizioni sociali ed economiche della Russia moderna possono essere risolte solo con mezzi politici.

In secondo luogo, dobbiamo lasciare gli spazi confortevoli di internet e delle iniziative locali per entrare nella vita reale. Sappiamo che nelle condizioni moderne è molto difficile e persino pericoloso condurre una propaganda politica aperta. Ma per gli attivisti lavorare su YouTube e internet ha cominciato a sostituire il lavoro reale, trasformando la sinistra in un mero gruppo di consumatori di contenuti. Da solo, internet non è mai stato il motore dei movimenti di sinistra in Russia, né lo può diventare. In quanti sono stati conquistati alle proprie organizzazioni dalle migliaia di blog LiveJournal che esistono? Quanti follower dei principali blogger sono diventati attivisti politici? Pochissimi. Per converso, ogni contatto personale, ogni azione reale, ogni partecipazione in conflitti legati al lavoro, e persino la più piccola delle azioni collettive, per non parlare di ogni onesta e aperta esposizione della propria posizione tra i propri conoscenti, aumenta la coscienza delle masse con un’efficacia di gran lunga superiore rispetto a dozzine di video su YouTube.

In terzo luogo, la sinistra e l’intera classe lavoratrice hanno bisogno di un’inequivocabile e aperta posizione contro la guerra, da offrire alla popolazione. Sì, ciò comporta seri rischi, e incombe la minaccia della persecuzione. Ma gli ultimi eventi hanno mostrato meglio di qualsiasi affermazione l’importanza distruttiva della guerra in corso e dimostrano che se la sinistra non riesce a condurre una propaganda contro la guerra nella vita reale, la sua posizione non diventerà mai popolare tra la maggioranza.

È ingenuo ritenere che in un momento di crisi le masse accorreranno tutte contente verso personalità pompate sui media. Andranno invece da quelli che conoscono nella vita reale, il cui lavoro hanno visto con i propri stessi occhi. Certo, in questo modo troveremo meno contatti del numero dei commentatori messo insieme dalle più note personalità mediatiche, ma questi contatti non se ne staranno a bordo campo: diventeranno attivisti politici.

In quarto luogo, oltre alle rivendicazioni socio-economiche, dobbiamo avanzare anche rivendicazioni democratiche. Noi lottiamo per un’autentica democrazia operaia, dai vertici alla base della società. La propaganda attiva per una posizione contro la guerra, per le idee del comunismo, per la democrazia operaia, per il rifiuto del militarismo innescherà il detonatore della rivoluzione: i giovani.

Per molti attivisti è arrivato il tempo di decidere. Resteremo ai margini, sperando che la prossima mobilitazione o la prossima bomba non ci tangeranno? O vogliamo prendere parte alla costruzione di un’organizzazione di quadri rivoluzionari, indipendente dalla classe capitalista e dai burocrati, e non accecata dalla loro retorica “patriottica” o “sociale”?

Dobbiamo portare un programma di classe e contro la guerra ai collettivi dei lavoratori e alle organizzazioni sindacali, e dobbiamo farlo adesso. Dobbiamo salvaguardare e sviluppare l’indipendenza dei nostri collettivi studenteschi basati sul libero pensiero. Ma per combattere l’arbitrio delle autorità e la loro “alternativa” reazionaria, in ultima analisi ci occorre un’organizzazione politica. Formate gruppi di solidarietà nei vostri posti di lavoro, discutete di attualità, unitevi ai gruppi politici esistenti che propongono rivendicazioni progressiste!

I militanti della nostra organizzazione sono stati tra i primi a opporsi alla guerra, a dare il via alla formazione della coalizione degli internazionalisti marxisti, a organizzare numerose campagne in difesa dei prigionieri politici, in particolare del leader dei corrieri Kirill Ukraintsev. A maggio abbiamo svolto un congresso unitario formando l’Organizzazione dei Comunisti Internazionalisti (OKI). Abbiamo dato l’esempio per dimostrare che è possibile opporsi al regime dall’interno della Russia. Abbiamo messo in chiaro la nostra prospettiva e le nostre richieste nel programma dell’OKI. Se sei d’accordo con quanto hai letto fin qui, unisciti all’Organizzazione dei Comunisti Internazionalisti.

Contro Putin! Contro Prigozhin!
Pace alle comunità dei lavoratori! Guerra ai palazzi!
Se non agiamo noi, non lo farà nessuno!

24 giugno 2023

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