SPAGNA – Formare comitati di emergenza in ogni luogo di lavoro, fermare tutte le attività non essenzali e garantire il 100% del salario

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SPAGNA – Formare comitati di emergenza in ogni luogo di lavoro, fermare tutte le attività non essenzali e garantire il 100% del salario

Il governo spagnolo si è dimostrato impotente nel gestire la diffusione del coronavirus. Esorta la popolazione a “prepararsi a tempi difficili”, un affermazione che i dati del Ministero della Salute confermano. D’altra parte, la destra manca di alternative e si limita semplicemente a un’opera di demagogia. In effetti, l’austerità e le politiche di privatizzazione all’epoca del governo di Rajoy e portate avanti per decenni sono state in gran parte responsabili del pietoso stato della sanità pubblica nella Comunità di Madrid e in altre regioni.

Noi di Lucha de Clases (la sezione spagnola della TMI) insistiamo sul fatto che le misure devono essere rafforzate di fronte al disastro imminente. Non siamo d’accordo con la decisione del governo di dare la priorità al funzionamento del sistema economico rispetto alla nostra salute. L’ala più conservatrice e pro-capitalista del governo, guidata dal ministro Nadia Calviño, ha preso completamente in mano il governo. Non lo diciamo con leggerezza. Se salvare vite umane è la priorità numero uno, non è stato tuttavia chiarito perché i cittadini vengono tenuti in una quarantena di tipo militare e perché gli imprenditori sono liberi di decidere chi deve andare a lavorare e chi no ?

Naturalmente, in seguito all’annuncio di queste misure economiche, i capitalisti stanno, soprattutto, valutando il modo migliore per proteggere la propria ricchezza. Queste misure sono un chiaro segnale per una borghesia che spera di uscire incolume da questa emergenza (nel contesto del disastro finanziario generale annunciato dall’FMI). Sono state istituite alcune misure palliativi che, al massimo, offrono la possibilità di accedere alle moratorie per i debiti bancari (ma non alla loro cancellazione) e di presentare una richiesta di ERTE, una forma di cassa integrazione temporanea regolamentata, che comporterebbe una riduzione di oltre 70 percento del salario per il datore di lavoro (dato che questa sarebbe a carico dello stato). Ciò dipinge un quadro chiaro della natura delle misure adottate. Mostra a chi sono state concesse delle garanzie e chi è condannato dall’inizio. In questi giorni vedremo la classe operaia minacciate da un’ondata di provvedimenti di cassaintegrazione; queste decisioni sono già state messe a punto dalle grandi imprese. Inoltre, tutte i piccoli negozi, il commercio al dettaglio e i piccoli trasportatori, tutti i settori che compongono la piccola borghesia, sono destinati alla rovina economica.

Calviño ha annunciato di aver “iniziato a lavorare su un piano” con datori di lavoro e sindacati, che andrebbe a vantaggio dei settori più vulnerabili della società che non fanno parte di alcun programma di protezione, un piano che sostiene “è ancora allo stadio iniziale”. L’idea di imporre un “blocco totale” è stata abbandonata, ma ha chiarito che “la Spagna deve continuare con ogni mezzo necessario”. Per ora, è evidente che questa settore del governo si trova alla cabina di comando. Ha costretto le altre componenti del governo, incluso Unidas Podemos, a seguire le sue direttive alla lettera.

Le prospettive per la classe operaia sono veramente drammatiche. Non solo sono preoccupati per la diffusione del coronavirus (e giustamente), ma devono anche affrontare la triste prospettiva della disoccupazione di massa e dei tagli a tutti i livelli. L’FMI ​​ha annunciato che l’impatto economico di questa crisi supererà di gran lunga quello del 2008 e che i lavoratori conoscono fin troppo bene che cosa comportò quella crisi sulle condizioni di lavoro.

Lucha de Clases sostiene che, se il governo e i datori di lavoro si rifiutano di imporre il blocco totale e continuano a riempirsi le tasche, la classe lavoratrice sarà costretta a prendere misure eccezionali, assumendo iniziative proprie e arrivando allo sciopero, se necessario.

Alla luce della crisi sanitaria, che è stata aggravata dai tagli imposti in passato, non esiste una misura più adeguata che fermare completamente tutte le attività economiche e consentire a solo i settori essenziali di rimanere in funzione: salute, energia, cibo e la distribuzioni di prodotti alimentari e farmaceutici. La salute della popolazione deve essere la nostra principale preoccupazione. Dovrebbe collocarsi al di sopra delle preoccupazioni economiche, che attualmente figurano nell’agenda di un governo che, come accennato in precedenza, è stato dominato dalla fazione di Calviño.

I comitati di fabbrica e ile varie strutture sindacali devono formulare un proprio piano di emergenza, decretando l’interruzione di tutte le attività non essenziali e riducendo al minimo l’attività in tutti gli altri settori. Questo è l’unico modo per contenere questa situazione di emergenza, poiché gli operatori sanitari non dispongono dispositivi di protezione per affrontare lo tsunami annunciato da Sánchez. Chiediamo anche che il governo:

  • Garantire che i datori di lavoro corrispondano il 100% del salario a tutti i lavoratori
  • Se i padroni si rifiutano di pagare, le loro aziende devono essere espropriate e i loro lavoratori dovrebbero assumerne il controllo delle società dopo la crisi.
  • Nazionalizzare l’intero settore sanitario privato senza indennizzo.
  • Nazionalizzare le banche e i settori strategici dell’economia.
  • Garantire che i lavoratori non paghino la crisi, ma che la paghino coloro che hanno beneficiato in questi anni della ristrutturazione dell’economia

La classe lavoratrice deve farsi carico della situazione formando comitati di emergenza in ogni settore. Devono assumere il controllo per riorganizzare le attività essenziali solo in base alle garanzie di sicurezza sul lavoro. Dobbiamo richiedere l’accesso ai libri contabili delle aziende al fine di utilizzare tutti i profitti ottenuti durante il periodo precedente dio ripresa per coprire i costi sostenuti dalla crisi. Se queste misure non verranno adottate, la situazione diventerà disastrosa e i settori chiave chiuderanno, mettendo seriamente a repentaglio la catena di distribuzione dei beni di prima necessità.

È essenziale evitare un ulteriore caos per non esacerbare la situazione. Le priorità del sistema capitalista mettono a rischio la vita e la salute di milioni di persone. Solo perseguendo gli interessi della classe operaia a livello internazionale saremo in grado di cambiare la situazione e gettare le basi per la successiva ricostruzione con un piano ampio negli interessi di tutta la società.

Per noi, questi compiti indicano un bisogno così acuto di drastici cambiamenti che crediamo che anche la minima preoccupazione politica sui destini del capitalismo da parte del settore di sinistra del governo debba essere eliminata. La disciplina militare portata avanti da Calviño non giova alla sinistra, né alla classe operaia, e semplicemente l’obiettivo di lenire i dolorosi effetti collaterali della malattia. Se il settore più a sinistra del governo, Unidas Podemos, non rompe con questa disciplina, sarà presto visto come complice.

La destra si sfrega le mani in previsione del rendiconto in termini politici che trarrebbe alla fine dell’emergenza. Asseconda in maniera demagogica l’idea di un blocco totale, sapendo benissimo che il governo non oserebbe metterne uno in atto. Al contrario, riteniamo che il blocco debba essere controllato da comitati operai di emergenza che, dopo l’emergenza, devono dirigere l’uscita dal caos creato dal sistema capitalista. Un governo socialista deve sostenere queste organizzazioni e aiutarle a orientarsi nella giusta direzione e sottomettersi all’iniziativa della classe operaia.

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