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Sosteniamo il primo sciopero in Italia dei lavoratori Amazon

Il 22 marzo sarà sciopero nazionale di 24 ore dei lavoratori diretti e degli appalti Amazon.

Lo hanno convocato obtorto collo i sindacati il 10 marzo scorso dopo aver preso atto dell’intransigente indisponibilità da parte di Amazon Italia di discutere delle condizioni e dei salari dei lavoratori.

Il 2020 ha rappresentato per Amazon a livello mondiale un anno incredibilmente remunerativo grazie alla pandemia che ha costretto in casa milioni di persone e portato alla chiusura di centinaia di migliaia di negozi al dettaglio.

Nel 2020 Amazon ha fatturato a livello mondiale oltre 386 miliardi, il 38% in più del 2019 con un utile netto di 21.3 miliardi di dollari, 9,7 miliardi in più del 2019. Mentre il valore delle azioni è aumentato del 640%. Questo fa del suo amministratore delegato Jeff Bezos l’uomo più ricco del mondo.

Anche i lavoratori in Italia hanno fatto la loro parte per arricchire Jeff Bezos, solo nell’ultimo anno il commercio online è cresciuto del 30 per cento e ovviamente il grosso di questo mercato è sotto il controllo di Amazon che conta 9.500 dipendenti nel paese, di cui oltre il 25 per cento assunti nel 2020. A questi vanno aggiunti 15mila corrieri che corrono forsennatamente sette giorni su sette avanti e indietro, consegnando in media tra i 70 e i 100 pacchi al giorno, smistati da 40 hub in tutto il paese, per millecinquecento euro al mese.

Per tenere questi ritmi ai lavoratori sono imposte condizioni disumane, algoritmi, braccialetti elettronici, palmari che ne scandiscono tempi e ritmi di lavoro e consegna. Possiamo immaginare le devastanti conseguenze sul fisico e sulla psiche che queste imposizioni lasciano nel corso degli anni sui lavoratori. A cui va aggiunta la politica degli appalti alle cooperative per la consegna dei pacchi che permettono ad Amazon, come a tutte le altre multinazionali della logistica, di deresponsabilizzarsi delle reali condizioni di sfruttamento dei corrieri.

Inoltre nei primi due mesi del 2021 Amazon fa registrare anche in Italia volumi di fatturato migliori dello scorso anno. La convocazione dello sciopero quindi non solo è sacrosanta, ma addirittura tardiva rispetto all’atteggiamento indisponente della multinazionale statunitense.

Il fatto che i dirigenti sindacali hanno dovuto prendere atto che per piegare l’arroganza di Amazon è necessario lottare è sicuramente un fatto positivo, ma non sufficiente.

Questa rottura deve servire per cambiare passo sia nel modo con cui si gestiscono le trattative sia su come si organizza la lotta. Non è accettabile per esempio che il sindacato e Amazon discutano per mesi (è da gennaio che trattano) senza che i lavoratori siano mai stati consultati e coinvolti. Non è accettabile che la convocazione dello sciopero riguardi solo quei lavoratori del contratto della logistica, escludendo dalla mobilitazione l’hub più importante di tutti, quello di Castel San Giovanni in quanto i lavoratori hanno il contratto del commercio. Lo sciopero deve servire a unificare le forze per essere più incisivo. Amazon non ama il sindacato perché vuole avere mano libera per una gestione disumana del tempo e dei ritmi di lavoro. Non sarà facile piegarla.

Perciò è decisivo coinvolgere tutto il settore nella mobilitazione. Come tutti sanno, se i corrieri che servono Amazon si fermano, quest’ultima farà distribuire i suoi pacchi dalle altre multinazionali della logistica, Dhl, Ups, Sda, Gls, Bartolini etc. Sono concorrenti sul mercato, ma quando c’è da piegare la resistenza operaia sono sempre uniti. Anche perché una sconfitta dei lavoratori Amazon significa un’opportunità anche per le altre di attaccare i diritti dei propri dipendenti.

Lo sciopero del 22 è un passaggio molto importante per la sorte di tutti i lavoratori della logistica perché rappresenta il primo sciopero in una multinazionale che si vanta di saper contrastare l’organizzazione dei lavoratori. Per questo motivo non solo dobbiamo sostenere questa lotta, come per esempio stanno facendo i lavoratori di Ups Milano, che hanno avvisato l’azienda che, se il 22 verrà loro chiesto di movimentare i pacchi Amazon, faranno sciopero.

Occorre batterci perché questo sciopero si inserisca in una lotta più generale per il rinnovo del contratto merci e logistica, scaduto da mesi e che i padroni hanno già detto che non intendono rinnovare. Una lotta che non solo deve rivendicare un deciso aumento salariale e una riduzione d’orario, ma anche corpose assunzioni per redistribuire i carichi di lavoro mettendo fine con l’internalizzazione al vergognoso sistema degli appalti e sub appalti in cui i lavoratori vengono trattati come lavoratori di serie B.

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