30 Dicembre 2022 Alessandro Villari

Si scrive rave, si legge dissenso

Quando lo scorso ottobre il presidente Meloni ha annunciato che il suo primo atto di governo sarebbe stato un decreto contro i rave party, a molti è venuto da ridere. Ma ovviamente i rave sono solo un pretesto grossolano per creare nuovi strumenti di repressione da utilizzarsi in modo generalizzato.

Il decreto infatti introduce il nuovo reato di “invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Le sanzioni per gli organizzatori sono la reclusione da 3 a 6 anni e la multa fino a 10.000 euro, per giunta con l’applicazione della misura preventiva della sorveglianza speciale – come per i mafiosi.

È evidente che i rave sono l’ultima preoccupazione del governo e della classe padronale. La loro prima preoccupazione invece sono le mobilitazioni dei lavoratori e dei giovani in una stagione che si preannuncia caldissima.

Non a caso negli stessi giorni in cui i notiziari ci mostravano la polizia intenta a sgomberare pacificamente il party di Modena, ma sotto molti meno riflettori, le manganellate di quella stessa polizia spingevano gli studenti a occupare la facoltà di Scienze Politiche nell’università La Sapienza di Roma.

Occupazioni, picchetti e blocchi stradali da parte di studenti e lavoratori – tutti potenzialmente nel mirino della nuova norma – non saranno episodi isolati nel prossimo periodo.

Dietro la propaganda puerile sui rave party, si nasconde così la volontà del governo di portare in dote ai (suoi) padroni un ulteriore strumento di repressione della lotta di classe, peraltro perfettamente in linea con quelli creati dai governi precedenti allo stesso identico scopo: si veda in particolare il Decreto Sicurezza emanato da Giuseppe Conte, oggi per alcuni paladino della sinistra, quando governava con la Lega.

È palese in effetti come non ci sia nessuna differenza sostanziale, su questo tema, tra tutte le forze dell’arco parlamentare. Lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella, da sempre dipinto come un faro di saggezza e moderazione, ha firmato anche quest’ultimo decreto senza fiatare, certificando così anche l’urgenza della norma.

Ma la repressione funziona sempre in due sensi: se da un lato serve a contenere le lotte più timide, dall’altro ha l’effetto di radicalizzare quelle più determinate. Probabilmente è per questo motivo che, praticamente già all’indomani della pubblicazione del decreto, dalla stessa maggioranza di governo è trapelata l’intenzione di smussare gli angoli della norma, diminuendo le pene, eliminando le misure preventive e, forse, circoscrivendo il suo perimetro di applicazione.

Questo è un ulteriore segnale della debolezza della classe dominante e della fragilità di questo governo. Nessuna forma di repressione potrà fermare i lavoratori e i giovani quando si renderanno conto di questa debolezza e della propria forza. Il nostro compito oggi è lottare in ogni contesto per elevare questa consapevolezza, anche a partire dalla lotta contro ogni strumento di repressione.

Articoli correlati

Repressione

Decreto sicurezza – Clandestinità per i profughi, repressione per chi lotta

Tanto tuonò che piovve. Il decreto legge “Sicurezza” approvato all’unanimità dal consiglio dei ministri si inserisce completamente nella propaganda razzista di Matteo Salvini.

Repressione

No all’estradizione di Julian Assange!

Nell’aprile scorso la corte di Londra ha emesso un ordine di estradizione verso gli Usa per Julian Assange. Mentre scriviamo, da un giorno all’altro il governo britannico potrebbe renderlo esecutivo. Il fondatore di Wikileaks rischia negli Stati uniti fino a 175 anni di carcere, sulla base dell’Espionage act, una legge che punisce i “traditori che passano informazioni al nemico”.

Repressione

Legge Zan contro l’omotransfobia – I veri diritti si conquistano con la lotta!

Se non è più rinviabile la lotta per il riconoscimento dei diritti civili di tutti, anche sul piano legale, non basta affidarsi allo Stato e alle istituzioni, che avanzano proposte apparentemente progressiste per disinnescare le più radicali esplosioni di lotta sociale e che, pure quando concedono diritti sulla carta, non garantiscono nel concreto un accesso dignitoso alla casa, al lavoro e alla salute.

Repressione

Covid-19 – Strage al carcere di Modena e ipocrisia dell’unità nazionale

L’insicurezza sanitaria in carcere davanti all’accelerazione del contagio del Covid-19, assieme alla sospensione dei colloqui coi familiari in assenza di qualsiasi misura alternativa di contatto, hanno acceso un’ondata di rivolte carcerarie cui non si assisteva, in Italia, almeno dagli anni ‘70. al carcere di Modena è avvenuta una strage. Ma non è stata una fatalità.

Repressione

#RIAPRIAMOLABAS: chi si accontenta gode?

Sabato 9 settembre circa 10.000 persone sono scese in piazza a Bologna contro lo sgombero del centro sociale Làbas, avvenuto l’8 agosto. Una risposta imponente alla repressione e all’arroganza della giunta Merola e della polizia. Già dalle prime ore dopo lo sgombero la solidarietà era dilagata facendo vacillare la giunta. Infatti, prima il sindaco Merola ha preso le distanze dallo sgombero poi ha promesso uno spazio alternativo (tra un anno) e nel frattempo si è scagliato contro Arci, Anpi, Cgil e Fiom per aver promosso un appello in difesa del centro sociale.

Repressione

LGBT – Liberazione, rivoluzione – Un opuscolo

Perché possa vincere, è di vitale importanza che il movimento Lgbt si doti di un punto di vista di classe, legando la lotta contro l’oppressione omofoba e per i pieni diritti civili a quella generale per una vita dignitosa e libera dall’oppressione economica e sociale. È altrettanto importante che il movimento operaio faccia propria la battaglia Lgbt, superando una separazione che pure storicamente è esistita, soprattutto per responsabilità delle direzioni riformiste e staliniste della sinistra.