Sciopero generale in Brasile: i lavoratori lottano contro il governo corrotto di Temer

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Sciopero generale in Brasile: i lavoratori lottano contro il governo corrotto di Temer

Venerdì 28 aprile, i lavoratori e i sindacati brasiliani hanno realizzato il primo sciopero generale dopo oltre due decenni, protestando contro le misure di austerità e in particolare contro il drastico taglio delle pensioni portato avanti dal corrotto governo di Temer.

Milioni di operai hanno scioperato e sono scesi in piazza nelle principali città del Brasile, con scioperi segnalati in tutti i 26 stati del paese. La maggior parte delle proteste sono state pacifiche, nonostante in alcune città, soprattutto le più grandi, la classe dominante fosse determinata a fermare il movimento con qualsiasi mezzo necessario. Ciò ha portato a duri scontri in cui la polizia ha attaccato violentemente I cortei con manganelli, proiettili di gomma e lacrimogeni.

Lo sciopero generale ha riguardato quasi tutti i settori della classe lavoratrice brasiliana, tra cui i lavoratori comunali, quelli dei trasporti pubblici, i bancari, i lavoratori delle poste, gli insegnanti universitari, i lavoratori della scuola sia pubblica che privata ​​e i tassisti. Anche il sindacato dei metalmeccanici ha dichiarato che 60.000 dei suoi iscritti hanno scioperato.

Rapporti provenienti da San Paolo descrivevano la città come “isolata” con tutte le strade e le ferrovie paralizzate e bloccate, con accesso limitato al principale aeroporto. Nella capitale Brasilia si segnalavano conducenti di autobus che rifiutavano di porre fine alla mobilitazione nonostante le minacce degli agenti di polizia, oltre che blocchi stradali sulle principali autostrade in entrata nella città e verso l’aeroporto. Una folla arrabbiata ha anche tentato di marciare verso la casa del presidente Temer, ma è stata fermata dalla polizia che ha sparato proiettili di gomma e bombe stordenti. La lotta si è intensificata con i manifestanti che lanciavano pietre, accendevano fuochi e gettavano blocchi di cemento sulla strada. Un bancario in sciopero ha detto al Telegraph: “Non possiamo più stare buoni con un governo illegittimo e non eletto che smantella i diritti dei lavoratori”.

Anche la sezione brasiliana della Tendenza Marxista Internazionale – Esquerda Marxista – era presente alle manifestazioni di molte città del Brasile. A Joinville, la città più grande dello stato di Santa Catarina, Esquerda marxista ha guidato più di 7.000 manifestanti in un corteo organizzato assieme ad uno dei sindacati locali (Sinsej). Durante la giornata, si sono uniti tanti lavoratori comunali, studenti, insegnanti degli istituti statali e privati, elettricisti e bancari, che sono scesi in corteo, gridando slogan come “Fuori Temer e il Congresso Nazionale!” e “Se facciamo pressione, Temer cadrà!”. Le cifre pubblicate dal quotidiano Brasil de Fato riportano una partecipazione totale di 35 milioni di lavoratori, un dato che fa sì che lo sciopero sia stato il più grande nella storia brasiliana.

Lo spezzone di Liberdade e luta a San Paolo

Nonostante ciò, dopo lo sciopero Temer ha sostenuto che si trattava solo di “piccoli gruppi” e ha promesso che “il suo lavoro verso la modernizzazione della legislazione nazionale continuerà”.

Il governo di Temer e l’élite politica rappresentano gli interessi fondamentali del capitalismo brasiliano. In un momento di crisi economica, ciò significa attaccare brutalmente i diritti e il tenore di vita dei lavoratori per difendere i profitti e i privilegi dei capitalisti. Per la maggioranza degli operai e dei poveri risulta impossibile mantenere una vita dignitosa.

Al giovedi, il giorno precedente allo sciopero, la Corte Suprema brasiliana ha deliberato che l’elite dei funzionari statali possono accumulare salari annuali superiori ai 140.000 dollari, nonostante questo limite massimo sia fissato dalla Costituzione. Nel frattempo, metà della popolazione brasiliana, più di 100 milioni di persone, percepisce un salario minimo di 4.000 dollari annui. Con le misure di austerità del governo Temer che vengono messe in pratica e l’economia in recessione da due anni, il tasso di disoccupazione è schizzato quasi al 15%. Secondo un sondaggio fatto da Ibope il venerdì precedente, questo ha determinato il crollo dell’appoggio al governo a un misero 10%, con un 55% che disapprova attivamente la sua gestione del paese.

Tuttavia Temer e il suo governo difendono queste misure. Affermano che queste politiche sono necessarie e si vantano con orgoglio di aver fatto salire il mercato azionario brasiliano del 20% nell’ultimo anno, il ché non significa nulla per i lavoratori brasiliani.

Dati gli attacchi della classe dominante contro i lavoratori, non dovremo aspettare altri due decenni per un nuovo sciopero generale. In un periodo di crisi profonda come quello attuale, il capitalismo è costretto ad attaccare continuamente la classe operaia, i suoi diritti e le sue condizioni di vita. Attacchi che stanno diventando sempre più duri e difficili da sopportare. Ciò significa che stiamo assistendo all’inizio di un periodo di intensa lotta di classe e di sconvolgimenti rivoluzionari.

Gli scioperi nel paese riflettono la radicalizzazione che si è prodotta nella classe operaia. Con una corruzione diffusa e con la prospettiva del miglioramento dei livelli di vita che è sempre più lontana, i lavoratori stanno iniziando a entrare in campo in prima persona.

All’interno di un sistema capitalistico in crisi profonda, nessuna di queste cose è realizzabile. Per eliminare il Brasile dalla corruzione e dall’oppressione è necessario un sistema completamente nuovo. Un ampio settore di giovani sta già raggiungendo conclusioni radicali. Movimenti giovanili socialisti come Liberdade e Luta, promossi da Esquerda Marxista, hanno visto negli ultimi anni un grande successo nell’unire gli studenti nella lotta per una società equa e libera dalle catene del capitalismo. Si tratta di una anticipazione degli sviluppi che nel prossimo periodo vedremo nei più ampi strati della classe operaia.

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