Sciopero a Felixstowe: i portuali bloccano il porto più grande della Gran Bretagna

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Sciopero a Felixstowe: i portuali bloccano il porto più grande della Gran Bretagna

Il 21 agosto, per la prima volta dal 1989, oltre 1.900 lavoratori del porto di Felixstowe hanno incrociato le braccia, dando inizio a otto giorni di sciopero ad oltranza, in una vertenza per un aumento salariale vero.

Dopo mesi di trattative tra Unite the Union e la Felixstowe Dock and Railway Company, i padroni hanno offerto ai lavoratori un magro aumento salariale, pari al 7%, ben al di sotto dell’attuale tasso di inflazione, che a luglio ha raggiunto il 12,8%.

Questa offerta non ha fatto altro che aggiungere il danno alla beffa. L’anno precedente i lavoratori avevano ottenuto un aumento salariale di appena l’1,4%.

In seguito all’ultima offerta, un clamoroso 92% dei lavoratori portuali – organizzati in Unite – hanno votato a favore dello sciopero, con un’affluenza dell’81%. Ciò dimostra la determinazione a reagire di questi lavoratori essenziali per l’economia.

 

L’impatto dello sciopero

Il porto di Felixstowe è il porto container col traffico maggiore del Regno Unito, dove transitano il 48% di tutti i container che entrano nel Paese.

Di conseguenza, si prevede che questo sciopero causerà gravi perturbazioni alle catene di approvvigionamento e al commercio, che hanno già sofferto di una serie di shock negli ultimi anni: dalla Brexit alla pandemia.

Analizzando i flussi commerciali precedenti, i consulenti aziendali del Russell Group hanno previsto che questa vertenza potrebbe causare un’interruzione degli scambi commerciali per un danno di oltre 800 milioni di sterline nel corso degli otto giorni di sciopero.

“Lo sciopero causerà enormi disagi e genererà un’onda d’urto in tutta la catena di approvvigionamento del Regno Unito”, ha dichiarato Bobby Morton, responsabile nazionale di Unite per i porti. “Ma lo scontro è interamente causato dall’azienda. Ha avuto tutte le opportunità di fare ai nostri iscritti un’offerta salariale equa, ma ha scelto di non farlo”.

Nonostante l’enorme impatto sulle attività commerciali, i dirigenti di Felixstowe si sono affrettati a minimizzare l’impatto dello sciopero. Un rappresentante ha dichiarato in maniera piccata che gli scioperi saranno semplicemente un “inconveniente, non una catastrofe”.

In ogni caso, anche una riduzione a breve termine dei profitti non porterà alla bancarotta la Felixstowe Dock and Railway Company, incredibilmente ricca. Solo nel 2020, ad esempio, l’azienda ha accumulato profitti al lordo delle imposte per 61 milioni di sterline.

Nello stesso anno, la società madre CK Hutchison Holdings Ltd., con sede legale nelle Isole Cayman, ha corrisposto 99 milioni di sterline ai suoi azionisti.

Ovviamente non mancano i soldi necessari per aumentare le retribuzioni dei lavoratori, soprattutto se si considera che, come ha dimostrato questo sciopero, sono i lavoratori e il loro lavoro a creare tutta questa ricchezza!

Invece di offrire ai lavoratori un salario equo, tuttavia, le autorità portuali hanno affermato che stanno adottando misure per mitigare gli effetti dello sciopero e che la produzione giornaliera dipenderà dal numero di dipendenti che si presenteranno al lavoro.

 

Solidarietà

Il primo giorno di sciopero ha visto il porto, normalmente in fermento, cadere nel silenzio, mentre centinaia di lavoratori iscritti a Unite formavano un picchetto su una rotatoria di fronte all’ingresso principale.

La porta container Ever Alot, ferma nel porto britannico

Alla domanda su quanti lavori fossero ancora in corso all’interno del porto, un lavoratore portuale ha risposto ai sostenitori del Socialist Appeal:

Abbiamo saputo, attraverso i nostri contatti, che si sono presentate 21 persone su circa 500 persone che di solito si presentano in un normale giorno di turno. Quindi potrebbero essere portate a termine qualche operazione di carico e scarico, ma saranno molto, molto poche“.

L’entusiasmo tra i lavoratori era alto, così come il sostegno del pubblico. In un atto di solidarietà, i lavoratori di un McDonald’s locale hanno persino donato sacchi di panini per hamburger per il barbecue improvvisato dei lavoratori.

La nave portacontainer più grande del mondo, la Ever Alot, in grado di trasportare oltre 24.000 container, è stata vista attraccata nel porto, piena fino all’orlo di merci da scaricare.

Tutte le gru del porto sono rimaste non operative e in posizione sollevata. Di conseguenza, molti container hanno deciso di deviare la propria rotta e cercare porti alternativi in Europa.

Ma la solidarietà dei lavoratori all’estero potrebbe rendere difficile questa scelta. I lavoratori in lotta di Felixstowe hanno dichiarato di aver ricevuto messaggi di sostegno dai lavoratori di tutta Europa. I lavoratori portuali olandesi, americani e australiani hanno dichiarato che non movimenteranno le merci provenienti da Felixstowe durante lo sciopero.

 

Minacce

La mattina del 21 agosto, diversi manager di Felixstowe si sono avvicinati al picchetto per parlare con i lavoratori. Tra questi, l’amministratore delegato Clemence Cheng e il direttore finanziario Simon Mullett, che hanno affermato che “c’è molto più da perdere che da guadagnare” con lo sciopero.

Questo potrebbe essere un riferimento alle presunte minacce rivolte ai lavoratori ancora in possesso del cosiddetto “contratto verde”: un contratto precedente al 2014 con retribuzioni e condizioni di lavoro migliori, che potrebbe essere revocato in caso di sciopero.

Si tratta di un classico tentativo dei padroni di dividere la forza lavoro e indebolire lo sciopero.

I datori di lavoro del porto di Felixstowe sarebbero stati avvertiti dalla Banca d’Inghilterra (BoE), prima dello sciopero, degli “effetti inflazionistici di forti aumenti salariali”.

Sembra che i vertici della BoE stiano intervenendo nelle vertenze industriali, alimentando il mito della classe dirigente di una “spirale prezzi-salari”. In realtà, però, sono i salari a rincorrere i prezzi, non viceversa. E nel frattempo, le grandi imprese realizzano profitti da capogiro.

“Da quando è scoppiata la pandemia, le prime 350 aziende dell’indice della Borsa di Londra ha visto i profitti salire del 43%”, ha osservato il segretario generale di Unite Sharon Graham. “La Gran Bretagna ha una crisi speculativa: quando si farà qualcosa al riguardo?”.

 

Coordinare le lotte

Anche i lavoratori portuali di altre zone della Gran Bretagna stanno raggiungendo il punto di rottura. Più di 500 scaricatori del porto del gruppo Peel a Liverpool, anch’essi organizzati in Unite the Union, hanno recentemente votato per scendere in sciopero.

Data l’importanza di questi lavoratori per l’economia, essi detengono un enorme forza potenziale nelle loro mani, una forza che potrebbe essere pienamente concretizzata e sfruttata, se impiegata insieme al resto del movimento sindacale, attraverso una lotta combattiva e coordinata.

Ciò significa coordinare gli scioperi: non solo in queste due vertenze, ma collegando la lotta dei portuali a quella dei ferrovieri, dei lavoratori delle poste e di molti altri lavoratori in lotta.

Un movimento di questo tipo avrebbe un impatto enorme, e potrebbe fermare l’offensiva dei padroni contro i lavoratori.

 

Economia gestita dai lavoratori

Inoltre, fornirebbe una base per rivendicazioni economiche e politiche più ampie: per una scala mobile dei salari, collegando automaticamente gli aumenti salariali dei lavoratori all’inflazione; e per la nazionalizzazione dei principali monopoli e delle grandi imprese che dominano l’economia.

L’emergenza attuale dell’aumento del costo della vita non finirà presto. Se i salari non saranno legati ai prezzi, i lavoratori si troveranno a dover combattere la stessa battaglia per i salari nei prossimi mesi e anni.

I sindacati devono quindi lottare non solo per ottenere aumenti salariali a livello personale, ma per porre fine al sistema anarchico, caotico e alla ricerca del profitto – il capitalismo – che costringe i lavoratori a lottare costantemente solo per sopravvivere.

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