Salvini è solo un bulletto al servizio dei padroni!
La lotta di classe li spazzerà via!
In cosa consiste la forza di Salvini? Nella pochezza dei suoi avversari e nella nullità dei suoi alleati. Appare come un gigante solo perché gli altri sono dei pigmei, i fatti lo dimostreranno, e anche in tempi brevi.
Sappiamo bene che questa idea non viene condivisa, soprattutto a sinistra. Ci si indigna, e giustamente, per la vittoria di un reazionario squallido, opportunista, vigliacco e via di seguito; ci si interroga dolorosamente su perché mai milioni di persone abbiano affidato il loro voto a un simile partito; si spargono lacrime sul “fascismo al potere” e sulle sorti del Paese.
Eppure la realtà è semplice da vedere. Il segreto di questo risultato non risiede nelle virtù personali del capo della Lega, così come la vittoria dei 5 Stelle lo scorso anno non dipendeva dalle doti di Luigi Di Maio. Peraltro l’unica qualità di cui tutti questi personaggi dispongono in quantità illimitata è il carrierismo e una attrazione incontenibile per il potere.
Di Maio prima e Salvini oggi hanno vinto le elezioni per il solo motivo che milioni di persone stanno cercando disperatamente una via d’uscita da una condizione sociale che peggiora da un decennio gettandole in una incertezza intollerabile, che spesso diventa disperazione, e sperano di trovarla cambiando l’inquilino di Palazzo Chigi.
I 5 Stelle hanno giocato col fuoco promettendo l’abolizione della povertà, dei bassi salari, della corruzione, della precarietà, e ora pagano per le promesse non mantenute. Salvini fa promesse molto simili: lottare contro la disoccupazione, ridurre le tasse, fare la voce grossa con i padroni della finanza e i “signori dello spread”. Sono promesse altrettanto vuote di quelle dei grillini. Gli unici con cui riesce a fare la voce grossa sono quelli che non possono difendersi: immigrati, profughi, cittadini che protestano contro le sue politiche.
Certo, è un ministro importante, e vicepremier per giunta, e il servilismo congenito della burocrazia statale gli costruisce un piedistallo. Questori ossequienti che blindano le città e inviano i pompieri a staccare uno striscione da un balcone, funzionari di Ps che identificano pacifici cittadini per un selfie ironico, provveditori che sospendono una insegnante come nel caso di Palermo…
Salvini parla molto contro i poteri forti, ma non appena vinte le elezioni il primo terreno di scontro che ha scelto è stato quello del decreto “sblocca cantieri”, che guarda caso è il primo punto nelle richieste di Confindustria. Continuerà su questa strada: riduzioni fiscali per le imprese e per i ricchi, nuovi attacchi ai servizi sociali e alla scuola pubblica attraverso la cosiddetta “autonomia differenziata”, tanta repressione, dalle telecamere nelle scuole agli operai in sciopero caricati come ancora è accaduto nei giorni scorsi a Modena (vertenza Italpizza).
L’illusione di essere invincibile lo spinge ad attaccare tutto e tutti. Quando la Cgil ha criticato la richiesta di abolire il codice degli appalti per il pericolo che i minori controlli favoriscano la criminalità organizzata, la risposta di Salvini è stata annunciare querele contro il sindacato.
Dai frastornati 5 Stelle, che ormai vivono nel terrore di elezioni anticipate, non ha nulla da temere, e ben poco anche da un Pd che per quanto abbia fermato il crollo non è certo in grado di mettere a rischio il governo.
Non c’è dubbio, invece, che nei confronti dell’Unione europea il lupo cattivo si trasformerà rapidamente in un cagnolino da salotto. Del resto è quanto già avvenuto lo scorso anno: partiti annunciando la finanziaria del cambiamento e lo scontro con l’Europa, i gialloverdi sono finiti a rivendersi le briciole dello “zerovirgola” di deficit in più che avevano concordato con Bruxelles come se fossero state le miniere d’oro della California. Lo scontro con la Ue sarà tutto verbale e mediatico, e il vero obiettivo non sarà l’uscita dall’euro, che i padroni non vogliono a nessun costo, e neppure il cambiamento delle regole a Bruxelles, che è del tutto fuori dalla portata della Lega. L’obiettivo sarà quello di buttare le colpe addosso ai grillini dipingendoli come succubi dell’Unione europea e dei banchieri, per poi staccare la spina al governo.
Non è importante sapere per quanto tempo funzioneranno i tatticismi elettorali. La forza che sconfiggerà il capo della Lega non sta oggi in parlamento o in un’urna elettorale. Sarà la rabbia di milioni di lavoratori e di giovani a cui è stato promesso il “cambiamento” e che dovranno invece conquistarselo lottando in prima persona.
I lavoratori gettati sulla strada nel fallimento di Mercatone Uno o nella chiusura della Whirlpool, i disoccupati e i precari che dovrebbero festeggiare l’elemosina del reddito di cittadinanza, i metalmeccanici che si preparano a scioperare il 14 giugno o gli operai delle multiservizi che lo hanno già fatto il 31 maggio, i dipendenti pubblici che manifestano a Roma l’8 giugno… sono solo le prime avvisaglie che la classe lavoratrice non può più aspettare e che le illusioni si stanno consumando. E quando si muoverà, una volta di più mostrerà che il re è nudo che la lotta di classe è l’unico motore del cambiamento.
5 giugno 2019
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