Salento: ancora repressione contro i No-Tap
Dopo il successo delle ultime azioni da parte degli attivisti No-Tap, le istituzioni salentine hanno sentito il bisogno di riaffermare il loro servilismo nei confronti delle multinazionali che stanno saccheggiando il territorio.
52 giovani attivisti sono stati fermati mentre erano nelle vicinanze della zona rossa di San Basilio, dove si trova il cantiere per la costruzione della Trans-Adriatic Pipeline. Ammanettati e portati in questura a Lecce, per lungo tempo non hanno potuto comunicare con l’esterno ed è stato negato l’accesso anche ai loro legali. Un’azione repressiva di tale portata non sarebbe giustificata da nessuna azione violenta o aggressiva: agli arrestati, a quanto si apprende in queste ore, sarebbero contestate solo multe per manifestazione non autorizzata o lancio di fumogeni.
È evidente che questo provvedimento si inserisce totalmente nella volontà, da parte delle istituzioni, di annichilire il dissenso montante che si è espresso chiaramente negli ultimi giorni.
Dopo lo sciopero nel comune di Melendugno di Mercoledì scorso e dopo la grande manifestazione per le strade di Lecce dell’8 Dicembre (in contemporanea con le iniziative in Val Susa) i tutori dell’ordine hanno lanciato un segnale nei confronti dei padroni di Tap, facendo capire di essere disposti ad andare fino in fondo con la repressione e la violenza pur di non bloccare i flussi di capitale che sorreggono questa ennesima opera inutile.
Dietro a questa apparente prova di forza da parte delle istituzioni si nasconde tutta la loro debolezza e la loro paura che un movimento generalizzato e di massa possa da un momento all’altro far crollare la loro torre d’avorio.
Estendere la mobilitazione coinvolgendo il movimento operaio organizzato e portando le ragioni No-Tap in tutti i comuni della provincia è la risposta migliore che si possa contrapporre alla violenza poliziesca.
p.s. Intanto il PD, dietro al suo anti-fascismo di facciata, continua a sostenere una repressione degna di un regime autoritario.
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