17 Aprile 2021 la redazione

Russia: La crisi, le proteste e i compiti dei marxisti – Intervista a Oleg Bulaev

Questa intervista a Oleg Bulaev, militante della sezione russa della Tendenza marxista internazionale, è stata condotta l’8 febbraio 2021, durante le mobilitazioni contro il processo a carico di Navalny, ma riveste tuttora un grande interesse per comprendere la situazione in Russia.

D: Prima di tutto vorrei chiederti della situazione attuale in Russia, quali sono le ragioni delle proteste, il contesto in cui si sono sviluppate e chi è Navalny

R: Prima di tutto bisogna dire qualcosa sul personaggio Navalny, perché ovviamente in molti collegano queste proteste alla sua persona. Non dipendono solo da lui anche se è diventato una sorta di catalizzatore. Alexey Navalny dalla gran parte del pubblico russo è conosciuto per il suo canale youtube contro la corruzione nel quale ha pubblicato diversi documentari, dal carattere direi sensazionalistico, sulla corruzione di alti funzionari dello Stato russo, come governatori regionali, ma anche di Medvedev quando era primo ministro nel 2018, più recentemente la sua Fondazione Anti-corruzione ha pubblicato un documentario su Putin e la sua villa. è anche noto come politico liberale con una retorica populista, infatti se andiamo a vedere le sue dichiarazioni su diversi argomenti vediamo che hanno tutte un contenuto liberale ma molte hanno un carattere populista per potersi rivolgere ad un pubblico ampio.

Negli ultimi due anni la sua popolarità è diminuita, rispetto ad esempio a quella che aveva nel 2018, ma recentemente è aumentata considerevolmente dopo la vicenda dell’avvelenamento col novichok, un veleno usato dai militari, per il quale è andato a curarsi in Germania. Successivamente, ciò che ha davvero fatto crescere la sua popolarità è stata la sua decisione di tornare in Russia nonostante da parte delle autorità ci fossero segnali che, se fosse rimasto in Germania avrebbe potuto ritenersi tranquillo come rifugiato politico, mentre il suo ritorno non era gradito. E infatti la riapertura di uno dei processi a suo carico (il caso  Yves Rocher) è stata mossa da motivazioni politiche. Non importa tanto se è colpevole o innocente in questo caso, perché la motivazione è prettamente politica, riguarda la politica ed è così che dobbiamo considerarla che poi è lo stesso modo in cui la vede l’opinione pubblica in Russia. Questo è uno degli elementi che in qualche modo hanno dato il calcio di inizio a queste mobilitazioni, le sedi locali dell’organizzazione di Navalny sul territorio russo hanno convocato delle manifestazioni contro il mandato a procedere nei suoi confronti.

D: A livello internazionale negli ambienti di sinistra si dice che Navalny sia un nazista e una spia dell’imperialismo statunitense, con l’obiettivo di un golpe filo-imperialista. è davvero così? è importante rispondere a questa questione perché molti nella sinistra europea pensano che i principali nemici siano gli Stati Uniti e la Germania, e che essendo Putin contrapposto a loro, allora diventa un nostro alleato.

R: L’accusa a Navalny di essere nazista è vecchia e si basa sulla sua partecipazione nel 2007-2008 alle cosiddette “marce russe” che attiravano gruppi apertamente nazisti e gruppi della destra nazionalista e conservatrice, dove ha partecipato con l’intenzione in cerca di consensi nel campo destra, ma come ho già detto Navalny è più un populista che un politico con una precisa ideologia. Il suo messaggio principale è la lotta contro la corruzione, lo smascheramento di casi di corruzione tra i funzionari dello Stato russo, ecc., e così riesce ad attirare l’attenzione di un pubblico molto variegato a livello politico. Agli inizi degli anni 2000, si identificava con la destra ma dobbiamo rimarcare che la maggior parte dei principali gruppi di destra in Russia sono stati schiacciati o disciolti dopo il 2014. Molti hanno partecipato alla guerra in Ucraina in entrambi i campi e questo ha rappresentato un punto di rottura all’interno delle formazioni di destra.

Comunque se mi chiedi se Navalny è un nazista ti rispondo no, è un populista in grado di spostarsi su posizioni diverse per guadagnarsi l’appoggio di settori differenti ma non può essere considerato in nessun modo un estremista di destra. Da un punto di vista delle sue posizioni sull’economia non v’è dubbio che sia un liberale ma è capace di rivolgersi a settori variegati a seconda dell’umore prevalente tra le masse e questo è anche il suo punto forte.

D: [Ci ricordiamo che Navalny ha partecipato alle proteste contro l’innalzamento dell’età pensionabile ma non è stato l’unico liberale a farlo.] Cosa ci puoi dire invece dell’accusa di essere un agente dell’imperialismo statunitense e tedesco il cui programma sarebbe distruggere l’indipendenza della Russia per farne una colonia di queste due potenze? Un’accusa che viene da alcuni settori di sinistra in Russia, ma anche in Germania.

R: So che è una questione discussa molto nella sinistra in Europa che si lega anche alla caratterizzazione della Russia di Putin, se cioè giochi o meno un ruolo anti-imperialista, come molti credono. Ma quello che la Russia fa nei territori dell’ex Unione Sovietica e non solo, lo abbiamo visto anche in Siria, è cercare di estendere la sua influenza imperialista (e ovviamente questo si scontra con gli interessi dei paesi europei e degli Usa) ma ciò non fa della Russia una sorta di forza anti-imperialista, stiamo solo di fronte ad un altro imperialismo. Ovviamente useranno ogni pretesto per attaccare la Russia, ma il punto non è se Navalny sia un agente della Cia o dei servizi segreti tedeschi, la questione riguarda il fatto che oggi diversi imperialismi competono l’uno contro l’altro, anche utilizzando prigionieri politici, figure politiche all’opposizione, come strumenti di propaganda. Possiamo dire che è un aspetto di un processo che ha una sua logica nelle circostanze date.

Se Navalny riceva finanziamenti dall’imperialismo americano o tedesco io non lo so, quello che per me è importante sono le ripercussioni delle sue attività nella società russa e le reazioni che suscita. Inoltre, sulla questione di chi riceve soldi da chi, molte commissioni del parlamento russo sono agenti di diversi servizi di intelligence perché ricevono finanziamenti da paesi stranieri, sia in Europa che dagli Usa. Quindi se volessimo cercare agenti dell’imperialismo dovremmo partire dal parlamento russo.

D: Per alcuni la Russia è paragonabile al Venezuela di Chavez o addirittura all’Unione Sovietica e Navalny sta cercando di distruggere le politiche sociali della Russia e le conquiste della classe lavoratrice e rendere la Russia schiava delle istituzioni finanziarie internazionali.

R: Rispetto al paragone col Venezuela siamo di fronte a un vero e proprio mito. Chiunque pensi che la Russia sia in qualche modo un erede dell’Unione Sovietica in termini di politiche sociali si sbaglia di grosso.

A partire da Eltsin prima e con Putin poi abbiamo avuto il predominio di politiche neoliberali in tutte le sfere dell’economia russa e delle politiche sociali. Stiamo assistendo al rapido smantellamento della sanità pubblica, alla recente riforma delle pensioni che ha aumentato l’età pensionabile di 5 anni per le donne e di 7 per gli uomini. Praticamente tutte le garanzie sociali che c’erano sotto l’Unione Sovietica sono state distrutte, anche quelle che erano sopravvissute persino sotto Eltsin anche se lo erano più nella forma che nella sostanza.

Oggi la classe lavoratrice russa si trova in una situazione molto precaria in ogni settore, con la sola eccezione di quelli che stanno facendo profitti eccezionali come l’industria petrolifera o del gas. In tutti gli altri settori i lavoratori vivono una condizione di estrema precarietà e fragilità. Il lavoro nero è molto diffuso, con la sua totale assenza di garanzie. I sindacati sono praticamente ridotti al nulla, la tradizione sindacale è stata distrutta, e questo per effetto delle politiche dei vertici sindacali, dal momento che la principale centrale sindacale è direttamente legata a Russia unita (il partito di Putin, ndt) e la sua direzione (non gli iscritti di base) ha appoggiato le controriforma delle pensioni, accettando tutte le politiche neoliberali.

Non c’è nulla che si possa paragonare al Venezuela, il Venezuela dal punto di vista delle politiche sociali è il paradiso se paragonato alla Russia. Da questo punto di vista non c’è differenza tra Putin e Eltsin, sta continuando e peggiorando le stesse politiche degli anni ’90. In nessun modo la Russia di oggi può essere considerata un erede dell’Unione Sovietica.

D: Tornando alle mobilitazioni, quali sono state le motivazioni delle proteste di quest’inverno, il cosiddetto “inverno russo”? Qual è la nostra posizione? Si tratta di uno scontro tra due imperialismi?

R: Come ho già detto il pretesto è stato il processo a Navalny ma ci sono motivazioni sociali più profonde. Prima di tutto l’inasprimento della repressione nell’ultimo periodo, solo una settimana prima delle manifestazioni per Navalny un tribunale di Mosca ha messo sotto processo l’antifascista Azat Miftakhov che è stato alla fine condannato a sei anni di galera sulla base di false accuse.

Inoltre con la crisi economica globale le condizioni delle masse russe sono estremamente peggiorate, secondo i servizi sociali un quarto delle persone a cui è stato chiesto se il loro salario fosse sufficiente hanno risposto che quest’ultimo non riesce a coprire i bisogni di base, come il cibo. Abbiamo il record degli ultimi anni di prestiti non restituiti alle banche, così come il livello più alto di disoccupazione degli ultimi 8 anni. È questo il contesto sociale più ampio nel quale sono maturate queste proteste. È significativo come in questo contesto di estremo aumento della povertà, soprattutto tra i lavoratori, abbiamo i capitalisti russi e gli oligarchi che hanno aumentato i loro profitti e i loro capitali. Tutto ciò ovviamente fa infuriare le persone, e quindi il processo a Navalny ha funzionato da catalizzatore per queste manifestazioni dove abbiamo visto partecipare molti lavoratori e per quanto fossero state scatenate dal processo di Navalny non erano semplicemente a suo favore ma si sono trasformate in manifestazioni contro le autorità, contro lo stato di cose presente, per la liberazione dei prigionieri politici. Fondamentalmente anche se le idee di coloro scesi in piazza fossero confuse, sono scesi in lotta con l’obiettivo di un cambiamento sociale, contro questo nuovo Stato neoliberale che le reprime e le impoverisce.

Questo era il sentimento prevalente in queste manifestazioni. Navalny e i suoi sono solo stati in grado di attirare l’attenzione delle masse. Qui si pone un punto problematico, perché ovviamente i liberali in questo momento si stanno rafforzando attorno alla figura di Navalny, che naturalmente sostengono.

D: Ieri la dirigente di Jabloko che è un partito “social-liberale” ha detto che Navalny sta portando avanti una guerra di classe, per dare potere al popolo contro i ricchi e che quindi il partito Jabloko non deve sostenerlo.

R: Ha semplicemente espresso quello che in realtà tutti temono. Vorrebbero un processo controllato per puntare un po’ l’attenzione sulle autorità, guadagnarsi uno spazio in cui potersi inserire ma non vogliono che queste proteste possano sfuggire di mano e che le masse scendano in piazza con parole d’ordine e rivendicazioni proprie. Perché nella misura in cui le masse vengono coinvolte nelle mobilitazioni, emerge il loro stato d’animo e quello che vogliono che ovviamente non corrisponde a quello che vogliono i liberali, che sono terrorizzati da tutto ciò.

Per quanto riguarda le discussioni che si stanno sviluppando a sinistra rispetto alle proteste, da un lato ci sono delle organizzazioni che hanno preso posizione solo per partecipare alle manifestazioni, dall’altro dei gruppi che vengono definiti “conservatori rossi” o “putinisti rossi” che si arroccano attorno allo slogan: “Questa non è la nostra guerra, queste non è la nostra protesta” facendo appello a che la sinistra ignori queste manifestazioni e non vi partecipi.


L’intervento della sezione russa della TMI nelle proteste del 31 gennaio scorso

Venendo invece alla posizione della sezione russa della Tmi, noi abbiamo spiegato che, come ho già detto, queste proteste sono scatenate dalle condizioni socio-economiche del paese, si sviluppano in un contesto di estrema rabbia a livello sociale contro le autorità, contro lo stato di cose presente e se Navalny ha potuto catalizzare attorno a sé queste proteste attraverso i suoi media e le sue inchieste non è per questo che quelli che scendono in piazza siano automaticamente tutti liberali. Il suo successo ha anche a che fare col fatto che negli ultimi anni a sinistra non abbiamo avuto mezzi di comunicazione e strumenti per raggiungere le masse. Quello che dobbiamo fare in questa situazione è andare dalle masse che partecipano a queste proteste mosse dalla rabbia sociale che è una rabbia determinata in ultima istanza dalla loro collocazione di classe e dall’impoverimento degli ultimi anni e portare loro le idee del marxismo per spiegare loro perché le proposte di Navalny non possono cambiare la loro situazione, che combattere la corruzione nel contesto del sistema capitalista non è una ricetta efficace per risolvere i loro problemi.

Il nostro obiettivo è portare la nostra agitazione e propaganda, portare il programma socialista a queste masse e in molti casi questo approccio ha ripagato: molte persone hanno conosciuto così la nostra organizzazione e hanno accolto con favore le nostre argomentazioni, anche se ovviamente ci sono state state anche persone ostili nei nostri confronti ma questo è normale quando ci si rivolge a settori variegati.

Il nostro principale problema è che siamo ancora una piccola organizzazione e non possiamo raggiungere tutti, in ogni città, come vorremmo, ma dobbiamo comunque portare avanti questo lavoro altrimenti lasceremmo il campo sgombro ai liberali.

D: L’atteggiamento delle persone nei confronti delle idee di sinistra in queste ultime manifestazioni è stato più favorevole rispetto a quelle del 2018 (le ultime grandi manifestazioni attorno alla figura di Navalny)?

R: Sì, questa volta c’è stato un atteggiamento più amichevole nei nostri confronti. I nostri compagni delle regioni orientali, la sera stessa al rientro delle manifestazioni hanno ricevuto due richieste di adesione all’organizzazione, io stesso ho trovato molte più persone aperte nei nostri confronti rispetto al 2018, quando in manifestazione trovavo molte persone ostili, che ci dicevano “falce e martello, morte e fame” mentre questa volta non ho visto nulla di tutto ciò.

Io personalmente ho partecipato alle manifestazioni di Mosca e ho visto molti più riscontri positivi e la stessa composizione di classe è più favorevole per noi, perché c’erano molti lavoratori dipendenti che partecipavano in virtù della loro collocazione di classe e questo rappresenta un contesto molto favorevole per la nostra agitazione.

D: Un altro punto che è emerso in queste manifestazioni è stata la violenza della polizia, che è stata particolarmente brutale, con un record per quanto riguarda gli arresti, perché tutto ciò? Putin non ha più paura, oppure teme uno scenario bielorusso, oppure vuole uno scenario bielorusso arrestando tutti per evitare che manifestino?

R: Penso che sia corretto dire che Putin sia terrorizzato da uno scenario bielorusso e quindi è ironico che non appena sono cominciate le manifestazioni abbiano usato subito i metodi della polizia bielorussa, sono stati brutali, hanno usato il taser, ci sono stati casi di torture, ferimenti, ecc. Anche un nostro compagno che è stato arrestato a Leningrado è stato quasi soffocato al momento dell’arresto. E comunque quando parliamo di brutalità della polizia non è solo quella nelle strade ma anche quella nelle stazioni di polizia e nelle carceri, con celle sovraffollate, persone a cui vengono concessi solo 2-3 bicchieri di acqua al giorno, anche questa può essere considerata una tortura.

Credo che questi livelli di violenza della polizia sia un segno della paura che il regime ha nei confronti di quello che sta succedendo, colpisce duro per soffocare le proteste. Al momento ci sono più di 6mila persone in stato di arresto. Forse il regime ha raggiunto il suo obiettivo di schiacciare questa prima ondata di mobilitazioni ma non credo che abbia risolto il problema, perché credo che vedremo una seconda ondata di proteste.

D: Ci sono state quattro grandi giornate di mobilitazione, la prima quando Navalny il giorno dell’arrivo di Navalny, poi il 23 gennaio, il 31 (con blocchi stradali nei centri di San Pietroburgo e Mosca) e il 2 febbraio, poi Navalny ha detto di fermare le manifestazioni. Perché?

R: Sì, Leonid Volkov, un collaboratore di Navalny, ha fatto appello per fermare le manifestazioni con la motivazione di voler prendere una pausa, riaccumulare le forze e poi far ripartire le proteste in primavera, io credo che lo faranno ma dato che la Fondazione anti-corruzione di Navalny si è impegnata a pagare le sanzioni comminate alle persone arrestate, con questo livello di arresti sono sotto pressione dal punto di vista finanziario e inoltre hanno paura che le proteste possano perdere slancio. Ma la cosa interessante è che dopo questo appello a fermarsi molti hanno detto di voler continuare a manifestare e questo mostra la possibilità di perdere il controllo sulle proteste da parte di Navalny e i suoi.

Questo è un punto importante da sottolineare: il fatto che le masse non siano schiavi privi di cervello nelle mani di Navalny e i suoi ma stanno anche cercando un modo per autorganizzarsi e scendere in piazza. Al momento ci sono piccole manifestazioni di persone che aspettano che ci sia una riaccumulazione di entusiasmo e disponibilità a manifestare. Bisogna dire che la violenza della polizia ha prodotto uno shock in molte persone che temono di essere colpite e hanno bisogno di prendersi una pausa ma il contesto sociale che ha fatto maturare queste proteste rimane là e da qui alle elezioni di settembre (politiche, ndr) può solo peggiorare. E le elezioni saranno un’altra occasione per la ripresa delle mobilitazioni, perchè vedremo brogli, già adesso si stanno arrestando parlamentari dell’opposizione. Oggi (8 febbraio) è stato arrestato Bondarenko, un parlamentare del Partito comunista e uno dei più netti critici del regime di Putin all’interno del Pc.

D: Venendo al Pcfr, la principale forza di opposizione, Zjuganov ha annunciato delle iniziative per il 23 febbraio e inoltre ci sarà il congresso, con due correnti contrapposte (Rashkin e Zjuganov), cosa ci puoi dire a riguardo?

R: Il Partito comunista si trova al momento in una situazione a dir poco difficile. Il primo problema riguarda la tattica elettorale, da un lato c’è la possibilità di cercare di avere delle concessioni dal regime in modo da poter avere dei voti garantiti, dall’altra di avere un profilo di opposizione più coraggioso, e lo scontro tra queste due opzioni si esprime ad esempio a Mosca dove c’è un conflitto tra il comitato centrale e il segretario locale Rashkin, c’è una seria possibilità che venga destituito o di una vera e propria purga della sezione di Mosca del Pc.

Inoltre c’è un’ambiguità da parte del Pc nei confronti delle manifestazioni che ci sono state: da un lato, Zjuganov, in qualità di segretario generale, prende la parte delle autorità dicendo che Navalny è un agente straniero, che vuole distruggere la Russia, ecc., ma se distogliamo lo sguardo dalla direzione e lo rivolgiamo alle sezioni locali del partito e al sentimento nella sua base e nella base del Komsomol, l’organizzazione giovanile, vediamo che in molti comprendono la natura di queste proteste e che vogliono partecipare e sviluppare l’agitazione al loro interno.

Questo lo vediamo chiaramente nel Komsomol di Mosca, con il quale abbiamo legami, e in molte sezioni locali del partito che sulla questione delle proteste prendono posizioni diverse da quelle della direzione nazionale. Ad esempio a Krasnoyarsk la direzione locale del partito ha annunciato che non parteciperà alle iniziative lanciate da Zjuganov per il 23 febbraio, limitandosi a distribuire qualche copia del giornale per poi andare a guardarsi un film, hanno proprio detto così. Vediamo che in molte città, come Mosca, Tver, e in molte regioni povere, le direzioni locali del partito partecipano alle proteste sviluppando un’attività agitativa, sebbene molte volte non apertamente, magari senza dichiararlo prima per mantenere una certa lealtà, ma in ogni caso ciò esprime il sentimento all’interno del partito. Molti nella base sentono di dover partecipare alle manifestazioni ma vedono che la direzione sta dalla parte sbagliata.

Non sto dicendo che ci sia un serio rischio di scissione ma che nel corso dell’anno potremmo vedere delle purghe, molti verranno espulsi e dovranno trovare qualche altro modo per organizzarsi, o formando un altro partito o entrando in altri gruppi di sinistra, vedremo come questo processo si svilupperà ma credo che sia inevitabile soprattutto nel Komsomol, perché sappiamo che i giovani sono più inclini alle posizioni rivoluzionarie, a scendere in piazza e già questo li pone in conflitto con la direzione che sta tradendo le masse mantenendosi leale al regime di Putin. Vedremo come si svilupperà questo processo ma è chiaro che non sarà pacifico.

D: Questo conflitto nel Pc causerà problemi anche per Navalny dato che quando ha indicato sul suo blog i candidati da votare nelle elezioni dei parlamenti regionali a Mosca e non solo, la maggior parte erano del Pc perché è il principale partito di opposizione. Ma cosa farà Navalny alle prossime elezioni se il Pc diventerà completamente leale al regime?

R: Al momento Navalny e i suoi non stanno dichiarando le sue intenzioni, dicono solo che continueranno con le manifestazioni pacifiche, che cercheranno di portare più gente possibile. Rispetto alle possibili purghe nel Pc molto dipenderà anche da quello che succede alla sua sinistra. Se il Pc diventa un partito completamente leale nei confronti di Putin, questo avrebbe effetti sulle organizzazioni di sinistra che potrebbero riorganizzarsi davanti a tutti coloro che verranno espulsi dal Pc in cerca di un’alternativa. Se il Pc diventa un partito lealista, Navalny dovrà guardare altrove. Da una parte c’è Jabloko, un partito liberale di sinistra ma non è abbastanza forte a livello federale, c’è il partito “Russia Giusta” che ovviamente è del tutto lealista nei confronti del regime (alle ultime presidenziali ha sostenuto Putin, ndr), c’è anche un altro partito liberal-democratico che da un lato cerca di mostrarsi populista ma dall’altro è leale al Cremlino. Navalny è alla ricerca di alternative al Pc ma il problema è che non ci sono, se il Pc diventerà leale a Putin al 100% gli rimarrà aperta solo la strada delle proteste e delle manifestazioni rivendicando la cancellazione del risultato elettorale e la riconvocazione delle elezioni con un’altra legge elettorale.

C’è la possibilità che la situazione si faccia turbolenta. Tutto dipenderà dai rapporti di forza, dalle azioni dello stesso Cremlino: se schiacceranno ogni possibilità di fare opposizione per via legale, ciò spingerà le persone verso posizioni più radicali. Ovviamente noi saluteremmo tutto ciò con favore, ma non credo che gli strateghi del Cremlino siano impazziti, cercheranno di lasciare qualche valvola di sfogo legale per impedire che la situazione diventi troppo turbolenta.

Al momento si stanno basando sulla repressione e la violenza della polizia, forse è un segno che continueranno su questa strada chiudendo ogni possibilità legale per esprimere opposizione al regime, ma non credo che sia uno scenario predeterminato.

D: Molti commentatori dicono che queste proteste sono un preludio alle elezioni che si terranno in autunno e ci saranno proteste in primavera. Ma in realtà tutto questo è a sua volta un preludio per le elezioni presidenziali del 2024. Pensi che lo scontro principale sia rimandato a quella scadenza?

R: Se il governo riuscirà a schiacciare le proteste nel corso di quest’anno, probabilmente sì. A differenza della Bielorussia, non vediamo ancora una partecipazione alle proteste da parte dei lavoratori industriali, e quindi sì potrebbero essere in grado di contenere la situazione entro l’anno. Ma questo vorrebbe dire solo rimandare l’esplosione al 2014 che sarebbe l’anno della battaglia principale, perché la situazione non può che peggiorare dal punto di vista dell’economia, della repressione, delle possibilità di espressione per le persone che si oppongo al regime, ci sarà un’ulteriore accumulazione di rabbia amplificata dal peggioramento delle condizioni economiche per le masse, soprattutto per i lavoratori. Tutto ciò va nella direzioni di un’esplosione politica nel 2024 che coinvolgerà anche la classe lavoratrice che probabilmente sarà la principale forza di questo processo.

D: Venendo alla questione delle politiche internazionali. Per esempio la costruzione del Nord Stream, molti dicono che non verrà costruito per colpa di Navalny e delle sanzioni. Cosa pensi del Nord Stream e delle sanzioni? Che posizione pensi che la sinistra europea dovrebbe avere a riguardo?

R: Per quanto riguarda il Nord Stream credo che verrà costruito perché si tratta di una fonte di profitti. Per quanto riguarda le sanzioni contro la Russia che Navalny chiede ai politici occidentali , non si tratta di sanzioni economiche contro l’insieme dello Stato russo, ma di sanzioni personali nei confronti di Putin e del suo entourage e quindi non chiederà di fermare il Nord Stream. Se fossi un attivista di sinistra europeo rivendicherei di fermare il Nord Stream per mettere sotto pressione il regime che tiene in prigione persone in modo assolutamente criminale, molte delle quali sono fondamentalmente antifascisti. Ma sappiamo che si tratterebbe di una posizione senza sbocchi concreti perché nel sistema capitalista gli interessi del capitale sono il fattore decisivo e i parlamenti agiscono di conseguenza.

D: Venendo agli Stati Uniti, pensi che stiano giocando un ruolo in queste proteste o sono già abbastanza occupati con i loro affari interni?

R: Considerando l’instabilità che sta caratterizzando la politica statunitense nell’ultimo periodo credo che siano più concentrati su di essa che su quello che succede in Russia ma dobbiamo sempre tenere a mente la competizione tra l’imperialismo americano e quello russo e l’opportunismo della politica estera americana, continueranno a usare ogni pretesto per attaccare interessi contrapposti ma non penso che sia questo al momento la loro principale preoccupazione.

La registrazione video dell’intervista

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