Repressione a Bologna – Uniamo i lavoratori italiani e immigrati nella lotta!
È l’alba del venti ottobre quando circa 25 camionette e oltre 250 tra poliziotti e carabinieri occupano via Fioravanti. Si apprestano a compiere una delle azioni di repressione peggiore che si possano ricordare negli ultimi anni in città, andando a sgomberare lo stabile dell’ex-telecom, occupato da quasi un anno da circa 300 persone, di cui oltre 100 minorenni (alcuni di questi nati proprio all’interno dell’occupazione), e che è stato negli ultimi mesi laboratorio di pratiche di autogestione e di lotta.
Dopo il passaggio delle truppe repressive resta uno stabile restituito all’abbandono in cui versava da anni, una occupante con la mandibola rotta a causa dei calci in faccia da parte delle forze dell’ordine, la violenza dei manganelli sui solidali accorsi a sostenere l’esperienza delle occupazioni abitative. Dietro questa becera azione repressiva ci sono le lacrime di donne, uomini e bambini gettati in strada dopo mesi di convivenza e unità nella lotta, ma anche centinaia di giovani accorsi in presidio, per una solidarietà durata 15 ore.
Solo grazie a questo sforzo di movilitazione unitaria gli occupanti barricati sul tetto dello stabile sono riusciti ad ottenere la promessa di un tetto sulla testa per ogni sfrattato da parte di comune e regione.
Le istituzioni, che ora piangono lacrime di coccodrillo e sventolano promesse a destra e a manca, sono le stesse che sostengono quotidianamente speculazione urbanistica e repressione. Queste istituzioni sono le stesse che hanno dimostrato la loro povertà politica con i precedenti sgomberi di altre occupazioni abitative e con il recente sgombero di Atlantide (spazio occupato da oltre 15 anni dai movimenti LGBT e Punk) e con l’accondiscendenza dimostrata nei confronti del nuovo questore, baluardo della Bologna repressiva. Sono anni che il PD, partito-governo della città, sostiene politiche antisociali a scapito delle masse degli sfruttati e negli interessi dei padri-padroni del sistema affaristico delle mega-cooperative. Questi ultimi mesi dimostrano solo la radicalizzazione degli attacchi nei confronti di giovani e lavoratori, di pari passo con le controriforme del governo Renzi su scala nazionale, ma gli sfratti sono una politica a cui i cittadini bolognesi si stanno loro malgrado abituando da molto tempo.
È emblematico l’esempio dell’assessore alla casa e ai servizi sociali, Amelia Frascaroli, che dalle finestre di liber paradisus, nuova sede del comune di Bologna, proprio di fronte allo spazio occupato dell’ex-telecom, osservava la scena senza intervenire, senza mai mettere in discussione il suo ruolo all’interno della giunta comunale. Più volte ha denunciato di essere stata scavalcata nelle decisioni rispetto alle occupazioni, ma mai ha paventato le sue dimissioni, al netto dell’immobilismo politico in cui si era volontariamente reclusa. Così come alza la voce ma si guarda bene dall’intervenire la sinistra di Sel, che alle ultime elezioni comunali sponsorizzò proprio Frascaroli, per anni allineata e coperta dietro a Merola e ben lontana dai movimenti e che, a pochi mesi dalle elezioni comunali, riscopre un volto barricadero per non lasciare vuoto lo spazio a sinistra. Per questi miseri rappresentanti della sinistra istituzionale la corsa alle poltrone varrà sempre più delle lotte.
A mancare non sono certo le case, però. Bologna è disseminata di stabili sfitti, molti dei quali di proprietà della chiesa, tenuti vuoti a soli fini speculativi. Asia-Usb calcolava che nel 2013 c’erano 7mila appartamenti sfitti in città. Nel 2014 Nomisma stimava a 5mila le abitazioni di nuova costruzione invendute. A questo scempio bisogna dire basta. Non è accettabile che questi edifici restino vuoti mentre migliaia di famiglie non hanno un tetto! Questi stabili vanno sequestrati e messi a disposizione come patrimonio immobiliare pubblico.
Questo PD, prono alle richieste dei padroni, amico dei manganelli e dei divieti, è il regalo migliore che si possa fare alla destra becera e reazionaria di Salvini, che proprio a Bologna, l’otto novembre, si appresta a concludere la sua tre giorni di vomito razzista denominata manifestazione nazionale. A rispondergli a modo, ovviamente, non ci saranno le istituzioni, ben disposte a fargli trovare una città pacificata, ma i giovani ed i lavoratori pronti ad opporsi alla sua politica di odio.
Una menzione speciale riguardo a questa vicenda merita la nota che la segreteria Cgil, congiuntamente a Cisl e Uil, ha diffuso dopo lo sgombero. Pur condannando l’azione di polizia, chiariscono che non si risolve il problema abitativo con le occupazioni. Sono infatti anni che le direzioni di questi sindacati implorano diritti invece di lottare per conquistarli. Conclusione: i padroni ci stanno togliendo tutto!
Riprendiamoci le case ed anche il sindacato, unico modo per portare avanti una mobilitazione di massa, in grado di coinvolgere giovani e lavoratori per una lotta comune e radicale!
Solo la continuazione delle mobilitazioni farà sì che le istituzioni mantengano gli impegni presi. Questa mobilitazione, per essere vittoriosa, ha bisogno di dotarsi di un programma di rivendicazioni unificanti, che risponda alla propaganda di destra e mass media che ci vogliono dividere. Quando tagliano i salari, riducono i servizi o aumentano gli affitti, a essere colpiti sono tutti i lavoratori, italiani e immigrati, mentre chi ci guadagna sono sempre i soliti noti.
Mettiamo in campo una mobilitazione contro il governo e contro i padroni!
No al razzismo, prima i poveri, contro gli sfruttatori!
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