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Reddito di cittadinanza – Il governo alla carica contro i poveri!

Il governo si prepara a sostituire il Reddito di cittadinanza con la Misura di inclusione sociale (MIA). Con la MIA, che dovrebbe partire da settembre, la platea dei beneficiari verrà ristretta: la soglia ISEE necessaria ad accedervi passa infatti dagli attuali 9.360 a 7.200 euro. Si calcola che in questo modo verranno esclusi circa un terzo di quelli che oggi ricevono il sussidio.

I percettori del Reddito (lo scorso anno 3,66 milioni) sono solo una parte dei 5,6 milioni di persone che vivono in povertà assoluta. Ma mentre la povertà aumenta esponenzialmente, anche a causa dell’inflazione e dei bassi salari, il governo punta a risparmiare dai più poveri 3 miliardi di euro (sugli 8 che finanziavano il Reddito di cittadinanza) e discute, con la nuova riforma fiscale, di tagliare le tasse ai ricchi.

Fedele alla sua logica familistica, con la MIA il governo penalizzerà fortemente i single, che rappresentano oltre il 40% dei percettori del Reddito. I nuclei familiari che hanno al proprio interno persone non occupabili, cioè famiglie con almeno un minorenne, un over 60 o un disabile potranno avere un sussidio di 500 euro mensili. I nuclei familiari che hanno persone occupabili riceveranno invece 375 euro al mese, restando così in condizioni di assoluta povertà. Per i non occupabili il sussidio durerà 18 mesi, per gli occupabili la durata è di 12 mesi, che scendono a 6 in caso di rinnovo mentre una terza richiesta potrà essere presentata solo dopo un anno e mezzo.

La misura impone l’obbligo di accettare qualsiasi offerta di lavoro. Rifiutando si perde il diritto al sussidio: Confindustria è accontentata!

Il Reddito di cittadinanza prevedeva anche un contributo aggiuntivo per l’affitto, di cui ad oggi non c’è traccia nel nuovo provvedimento del governo. L’obbligo di formazione sarà rivolto a tutti i membri del nucleo familiare, compresi i minorenni a partire dai 16 anni se non impiegati in percorsi di studio. Per non farci mancare niente, il ministro del Lavoro Calderone ha proposto anche l’immancabile piattaforma e il relativo Patto di attivazione digitale, volto ad agevolare il fantomatico incontro tra domanda e offerta di lavoro attraverso l’ingresso delle agenzie private, che riceveranno incentivi per le persone contrattualizzate.

Ce n’è abbastanza per essere disgustati. I prossimi mesi saranno decisivi per mettere in campo una risposta agli attacchi del governo. Serve una mobilitazione di massa che leghi la difesa del Reddito di cittadinanza alla lotta per l’aumento dei salari e per migliori condizioni di lavoro.

Con tutti i suoi limiti, il Reddito è stato uno strumento per tutelarsi da bassi salari, ricattabilità, precarietà, disoccupazione e lavoro nero e per questo era inviso al padronato. La CGIL deve farsi carico di mettere in campo una mobilitazione per difenderlo ed estenderlo in un salario garantito per tutti i disoccupati pari all’80% del salario, rivendicando una tassazione fortemente progressiva per finanziarlo, affiancandolo alla richiesta di un lavoro stabile e sicuro per tutti.

Trasformiamo la guerra del governo contro i poveri nella lotta di classe contro i padroni!

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