Per un Atac realmente pubblica: No al referendum per la privatizzazione!
L’ATAC, l’azienda dei trasporti pubblici di Roma, è la più grande azienda pubblica in Italia con 12.000 dipendenti con un valore della produzione per il 2016 pari a 932 milioni di euro.
Negli anni l’azienda è stata strumento elettoralistico dei partiti che si sono avvicendati ad amministrare Roma, bacino di mala gestione e di una visione clientelare che hanno condotto ad un deficit record di 1.380 milioni di euro ed una continua carenza di investimenti nella rete trasporti (lo dimostra il flusso di finanziamenti che sono stati erogati all’azienda negli ultimi anni, fra il 2010 e il 2014 il Comune di Roma ha stanziato 37,6 milioni di euro, somma appena sufficiente al mantenimento dell’infrastruttura per un solo anno!); carenza che si ripercuote quotidianamente sui lavoratori romani e pendolari che devono fare i conti con un servizio continuamente in affanno e sull’orlo del collasso.
Alla difficoltà dell’ATAC i partiti borghesi (dalla destra di Alemanno alla sinistra riformista del duo Rutelli-Veltroni) non hanno mai voluto veramente dare una soluzione, in quanto erano essi stessi una delle principali cause del fallimento gestionale.
Analoghe responsabilità le ha l’attuale amministrazione del M5S che in più di un anno di governo a Roma non è riuscita a dare alcuna soluzione tangibile alla difficile situazione dell’azienda: se da un lato infatti il M5S ha ereditato tale situazione e ha bloccato nel novembre del 2016 il piano di privatizzazione dell’ATAC votato dal Senato dall’altro ha messo in piedi un ridicolo teatrino di nomine in “discontinuità” su cui ha sacrificato negli ultimi mesi sia il direttore generale Rota (durato solo 3 mesi alla guida dell’azienda) sia l’assessore al Bilancio Mazzillo. Quest’ultimo è stato sostituito da Gianni Lametti, braccio destro di Filippo Nogarin , sindaco di Livorno, che ha attuato nella città toscana un processo di privatizzazione del trasporto pubblico, con una riduzione di oltre 500 mila euro per il trasporto portando così la municipalizzata a dover provvedere a licenziamenti e riduzione degli orari.
Il ricorso infine alla procedura di concordato preventivo in continuità sembra l’ultima spiaggia per salvare l’ATAC ma che in realtà apre lo scenario alla sua possibile e futura privatizzazione: con il concordato infatti si pone una tutela sui creditori e sul loro rientro dei debiti di ATAC; pur evitando il fallimento immediato dell’azienda la necessità di restituire i debiti ingenti (fra cui sono presenti anche quelli del Comune già gravato a sua volta da un bilancio precario) condurrà ad un taglio ulteriore delle spese, e quindi di forza lavoro ed investimenti, lasciando un’azienda svuotata da ogni capacità di dare servizi e in balia di future vendite, come unica strada per mantenere il servizio. Con questa scelta il M5S evidenzia una volta di più come gli interessi da tutelare siano quelli dei capitalisti, creditori di ATAC, e non quelli dei lavoratori dell’azienda e di Roma che ogni giorno usufruiscono del servizio.
È la privatizzazione del servizio pubblico, in ultima analisi, lo scopo finale che da anni è nelle agende di ogni forza politica salita al Campidoglio e dei capitalisti dietro di loro.
Attualmente l’ATAC ha già dato in subappaltato il 15% del trasporto di superficie: in base all’accordo firmato con Roma Capitale, l’azienda dovrebbe percorrere 101 milioni di km l’anno, ma oggi ne riesce a garantire 85 milioni. I restanti vengono subappaltati ai privati. Queste tratte riguardano le linee della zone periferiche e i cittadini di queste zone ogni giorno combattano contro ritardi e soppressioni delle corse.
Anche la manutenzione dei veicoli è stata esternalizzata e nei mesi precedenti abbiamo assistito a numerosi scioperi di questi lavoratori che per mesi non hanno percepito lo stipendio. Il parco auto dell’azienda è di 2300 vetture di cui 900 sono ferme nei depositi perchè non si hanno i soldi per pagare gli interventi di riparazione.
A tutto questo si è poi aggiunta una feroce campagna contro i lavoratori dell’ATAC. Le dichiarazioni di Bruno Rota sono esplicite: “L’azienda può essere salvata a partire da una riduzione del personale che è in esubero del 10-15%”. Coronamento finale di questa strategia è stato il referendum promosso dai radicali per la privatizzazione dell’azienda a partire dal 2019: una mossa che è riuscita a raggiungere le firme necessarie e che mette in seria discussione l’esistenza del servizio pubblico a favore di una privatizzazione che sicuramente anteporrà il profitto e lo sfruttamento della forza lavoro alle necessità di mobilità dei lavoratori romani e della provincia.
Come Sinistra Classe Rivoluzione Roma ci opponiamo fermamente al referendum e a qualsiasi tentativo di privatizzazione dell’ATAC, la soluzione per l’azienda di trasporti non è nella sua cessione alle mire di profitto di qualche avido capitalista ma nella gestione del servizio sotto il controllo dei lavoratori, avulso da ogni ingerenza clientelare e di un management incapace. Lotteremo per il diritto dei lavoratori ad un trasporto pubblico efficiente e sano, per una campagna al NO nel referendum e affianco alle mobilitazioni dei lavoratori dell’ATAC!
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