Per il governo esistono bambini di serie A e di serie B. No alle discriminazioni!

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Per il governo esistono bambini di serie A e di serie B. No alle discriminazioni!

Mentre continua ad attaccare le condizioni economiche della classe lavoratrice, il governo Meloni comincia a muovere i primi passi su un terreno che fin da subito ha dichiarato essergli molto “caro”: quello dei diritti civili delle donne e delle persone lgbt. Abbiamo commentato altrove come lo schieramento di forze, a partire dalla figura della ministra Roccella, non lasciasse dubbi sulle sue intenzioni. Abbiamo allo stesso tempo rilevato una certa oculatezza nell’evitare provocazioni in campo aperto che potrebbero scatenare la risposta delle piazze, come un attacco diretto alla legge 194 (che viene comunque perseguito quotidianamente sul piano ideologico nonché attraverso l’azione di boicottaggio da parte delle regioni guidate dalla destra).

Non ci stupisce dunque che il primo atto concreto si appoggi su un vuoto legislativo (il mancato automatismo della registrazione in Italia dei figli di coppie gay nati all’estero) e passi per un voto “conservativo” in una commissione parlamentare, delegando contemporaneamente lo stop alla trascrizione nei registri comunali degli atti di nascita ai prefetti di quelle, poche, città dove viene fatto. Insomma l’attacco sembra essere confezionato apposta per dare l’impressione di lasciare sostanzialmente tutto com’è, eppure le sue conseguenze sono pesanti.

Un attacco subdolo e ignobile

Con la bocciatura della proposta di regolamento europeo per l’adozione di un certificato comune di filiazione, si vieta infatti il riconoscimento automatico dei rapporti di genitorialità dei minori nati all’estero in Stati membri, colpendo nello specifico i bambini di coppie omosessuali nati attraverso le tecniche di maternità surrogata, per i quali non esiste un iter uniforme per la trascrizione dei certificati di nascita, così come invece esiste per le coppie eterosessuali con bambini nati con le stesse modalità.

La risoluzione della commissione politiche europee che lo sancisce ha un carattere manifestamente politico. C’è da “apprezzare” la schiettezza con la quale si spiega qual è il nocciolo della questione: “la tutela dei diritti fondamentali dei figli in situazioni transfrontaliere, compresi il diritto all’identità, alla non discriminazione e al rispetto della vita privata e della vita familiare, i diritti di successione e il diritto agli alimenti in un altro Stato membro”, nonché “la salvaguardia dei diritti personali e delle condizioni di tutela giuridica e affettiva del bambino”, insomma si riconosce candidamente che si tratta di diritti fondamentali! Così come c’è da indignarsi di fronte alla dichiarazione falsa e ipocrita di volerli “perseguire con forza”. Il problema è che “tuttavia”, e qui si viene al dunque, tali obiettivi non sono abbastanza nobili di fronte alla “contrarietà all’ordine pubblico della pratica della maternità surrogata”.

Si arriva poi alla provocazione aperta quando si indica nell’“adozione in casi particolari” lo “strumento potenzialmente (enfasi nostra) adeguato al fine di assicurare al minore nato da maternità surrogata la tutela giuridica richiesta dai principi convenzionali e costituzionali”.

Va da sé che di fronte alla necessità di garantire a dei bambini dei diritti che, ribadiamo, sono fondamentali, uno strumento “potenziale” lascia il tempo che trova. Qui si sta dicendo apertamente che devono esistere bambini di serie A, con diritti riconosciuti alla nascita, e bambini di serie B, che questi diritti se li devono conquistare a suon di iter giudiziari lunghi, complessi, nonché costosi.

È di questo che stiamo parlando, di un attacco alle persone omosessuali e alle loro famiglie, mentre si promuove in modo reazionario e bigotto il modello “mamma, papà, bambino” che parallelamente relega le donne nel ruolo di mogli e madri devote alla cura della famiglia. Di questo stiamo parlando. La contrarietà alla maternità surrogata, che in Italia è già fuori legge, viene strumentalizzata come un mezzo subdolo con cui si persegue questa idea di fondo. E non ci vengano a dire, come stanno facendo in modo grottesco, che lo fanno a tutela dei diritti delle donne sul loro corpo, che non deve essere in vendita. Da che pulpito! Gli esponenti di un governo che allo stesso tempo, tagliando fondi sociali e sussidi, come il reddito di cittadinanza, condanna soprattutto le donne alla povertà.

Parliamo di attacco subdolo perché il governo è ben consapevole che la maternità surrogata è un tema sul quale nel movimento per i diritti esistono posizioni diverse. È dunque di primaria importanza che il movimento non si lasci spaccare su questa base, ma risponda al governo mettendo al centro un programma per l’estensione dei diritti di tutti.

Sulla maternità surrogata

Come marxiste e marxisti siamo fermamente convinti che bisogna mettere al centro la lotta contro ogni discriminazione e oppressione, e proprio per questo riteniamo doveroso esprimere con chiarezza la nostra posizione sulla maternità surrogata, che non condividiamo sia nella forma commerciale sia in quella “altruistica” (gestazione per altri).

Nel primo caso si tratta di una palese mercificazione del corpo delle donne, che non a caso trova applicazione soprattutto in paesi economicamente deboli come Grecia, Ucraina, Georgia. Paesi in cui le donne ricorrono a questa pratica come un mezzo di sostentamento in condizioni di disperazione, non certo per libera scelta. Non è un caso che con la guerra in Ucraina, dopo una breve interruzione iniziale, l’attività delle cliniche sia ripresa con donne che dichiarano di parteciparvi per far fronte alle difficoltà economiche aggravate dalla guerra. Una madre surrogata in Ucraina riceve tra i 15mila e i 20mila euro, molto meno di quanto incassa l’agenzia che la assume (circa 50mila), e passando attraverso tutta una serie di procedure umilianti, come ad esempio il controllo dello stile di vita e dell’assenza di “cattive abitudini” e il nulla osta di uno psicologo a che sia “mentalmente preparata”, messe in atto dalle cliniche non come tutela nei suoi confronti ma come garanzia per i committenti.

Allo stesso tempo consideriamo molto deboli le argomentazioni di chi sostiene il modello “altruistico” o “solidale” (senza compenso ma con rimborsi spese certificati) che sarebbe basato sulla spinta delle aspiranti madri surrogate a donare ad altri la gioia della genitorialità.

Meloni con la ministra Roccella

Va ricordato che in tutte le sue forme la maternità surrogata implica la fecondazione medicalmente assistita, con tutto ciò che comporta in termini di terapie ormonali, operazioni di impianto degli embrioni, rischio di aborto, ecc. Una pratica estremamente impegnativa dal punto di vista fisico e psicologico già quando la donna che vi si sottopone lo fa in vista di essere madre del bambino che sta concependo, figuriamoci quando il legame con quel bambino deve essere reciso dopo i nove mesi di gestazione. Questa modalità viene presentata come un dono, una libera scelta ma in realtà di libero c’è ben poco. Le donne che vi si sottopongono devono firmare un contratto, una volta intrapresa la pratica non si può più tornare indietro e sono sotto il controllo di agenzie il cui unico scopo è estrarre profitto dai loro corpi.

Se si vanno a vedere i siti del mercato della maternità surrogata, si nota subito come siano le stesse agenzie che gestiscono gravidanze surrogate in Canada (il paese dove la versione altruistica è più diffusa) e in Ucraina. Dipende semplicemente dalle risorse economiche dei committenti: se puoi permetterti di spendere sui 100mila euro allora puoi avere un bambino senza sensi di colpa, altrimenti esistono “pacchetti” low cost con base in Ucraina. Alcune agenzie offrono addirittura pacchetti “vip” (ed è una citazione!), ovviamente più costosi, che combinano i vantaggi di una madre surrogata ucraina (possibilità di diagnosi prenatale, nessun obbligo di rivelare al bambino la propria origine al compimento della maggiore età) con quelli del Canada (standard di qualità del servizio più alti, passaporto del bambino canadese), facendo trasferire le donne ucraine in Canada per il parto per poi rispedirle a casa.

Questa è la realtà delle pratiche della maternità surrogata, che implicano in ogni caso l’oppressione della donna, se non un vero e proprio sfruttamento.

In un sistema come quello capitalista tutto viene assoggettato alla logica del profitto e gli avanzamenti tecnologici in campo medico, anziché essere messi al servizio del miglioramento della salute delle donne e dei nascituri, sono concepiti e sviluppati per fare del corpo delle donne un oggetto passivo utile alla trasmissione di patrimonio genetico. Ricordiamo a questo proposito come la stessa legge 40, che regola la procreazione medicalmente assistita in Italia, nella sua prima versione (poi emendata a suon di sentenze della Corte costituzionale) imponeva alle donne l’impianto contemporaneo di tutti gli embrioni prodotti ad ogni tentativo, senza possibilità di congelarli o di effettuare diagnosi prenatali, mettendo a repentaglio la salute della donna e del bambino.

Lottare contro ogni forma di discriminazione e oppressione

Va sottolineato che, dati i costi, il ricorso alle pratiche di maternità surrogata, è appannaggio di coppie ricche, estremamente ricche, e crea una discriminazione nella discriminazione rispetto a tutte quelle coppie omosessuali che neanche possono sognarsi cifre simili. Inoltre il dibattito sulla legittimità della maternità surrogata, oltre a nascondere sotto il tappeto il suo carattere oppressivo nei confronti delle donne, dà una preponderanza al legame genetico tra genitori e figli, mettendo in secondo piano la dimensione affettiva che dovrebbe essere centrale in un rapporto di genitorialità.

La principale ingiustizia che colpisce le coppie omosessuali è infatti la privazione della possibilità di adottare, che dovrebbe essere estesa eliminando questa odiosa discriminazione. È a partire da questa rivendicazione che bisogna costruire un programma per la difesa e la conquista di diritti per le persone omosessuali.

Ci sono state le prime manifestazioni contro la decisione della commissione politiche europee sul registro di filiazione, con il Pd in prima linea sotto la nuova guida di Elly Schlein, che di questi temi ha fatto dei cavalli di battaglia. “Ci stiamo già muovendo – ha detto – per portare avanti anche in Parlamento le aspettative che sono emerse dalla piazza. Cioè di poter vedere riconosciuto per legge il diritto delle coppie omogenitoriali”. Il problema però è posto sottosopra: la piazza non consegna aspettative perché l’opposizione si faccia mettere sotto in parlamento. L’unico modo per fermare gli attacchi del governo e lanciare una mobilitazione di massa che veda la classe lavoratrice mobilitata contro tutti i suoi attacchi, sia sul piano economico che dei diritti, con l’obiettivo centrale di farlo cadere, bloccando il paese come stanno facendo i lavoratori francesi.

No a bambini di serie A e di serie B!
Contro tutte le discriminazioni!
Stessi diritti per coppie omosessuali ed eterosessuali
Estendere la possibilità di adottare a coppie omosessuali e single
Per la semplificazione delle procedure di adozione
Meloni vattene!
Roccella vattene!
Lotta di classe per la caduta del governo!

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