Pensioni, legge di bilancio e contratti: cosa aspettiamo a lottare?
L’intervento di Mario Iavazzi al Direttivo nazionale Cgil (7 novembre 2016)
Non è semplice intervenire dopo compagne e compagni dell’Umbria e delle Marche colpiti dai terremoti di questi settimane che ci hanno parlato della loro esperienza. A questi compagni esprimo la massima vicinanza e il sostegno per l’intervento alle popolazioni colpite. Avrei tantissimo da dire contro le scelte politiche di questo e dei governi procedenti sulle politiche di messa in sicurezza dei territori ma il tempo a disposizione per questo intervento e i diversi temi in discussione non me lo consentono.
Non posso non concentrarmi sul tema delle pensioni. In primo luogo è assurdo e inaccettabile che questo Direttivo si riunisca dopo ormai quasi 40 giorni dalla firma di quel verbale di incontro per discuterne le conseguenze. Una grave scelta quella di non riunione prima il Direttivo e fare decidere al gruppo dirigente se quel verbale andava sottoscritto o meno. Peraltro qui si invita ad andare nei luoghi di lavoro ad informare e consultare i lavoratori, giusto. Ma cosa intende la Segretaria Generale per “consultazione”? Io penso che sarebbe corretto andare dai lavoratori e chiedergli un parere col voto, una consultazione certificata. Non mi pare sia questa la proposta.
Sento diversi interventi che, seppur condividano quel verbale, sono preoccupati delle critiche dei lavoratori nelle assemblee. E ci credo! Ma il parere dei lavoratori non dovrebbe rispondere alla domanda se è stato corretto o meno firmare quel verbale? La condivisione dei lavoratori per noi dovrebbe essere sempre la priorità.
La Camusso chiede di valutare quel verbale con “grande rigore di merito”. E dice bene. Ma le chiedo: è rigoroso valutare un accordo sulla base dei pochi elementi positivi? Qui nessuno nega che non sia importante avere diritto alla ricongiunzione contributiva gratuita visto che è sempre stata una vergogna chiedere ai lavoratori cifre ingiustificabili per ricongiungere i propri contributi. Il punto pero è un altro. Che compromesso è un verbale di incontro che a fronte di pochi elementi positivi fa fare un ulteriore balzo in avanti al processo di privatizzazione del sistema previdenziale e allo smantellamento di una sanità pubblica introducendo un vero e proprio business per il sistema bancario come l’Ape?
Ricordo, come se l’avessi sentito adesso, la Camusso dire, all’Assemblea Generale del 7-8 Settembre che se ai lavoratori, dopo tutto quello che gli è stato tolto in questi anni, gli si proponesse un mutuo per andare in pensione anticipata potrebbero avere reazioni violente. C’è uno scollamento clamoroso tra quella dichiarazione corretta e la firma di questo verbale. E’ per queste ragioni, che con grande rigore di merito credo, dico che la sottoscrizione di quel verbale è stata negativa e quella firma andrebbe ritirata.
Sulla Legge di Bilancio non posso non condividere le tante critiche sentite nella relazione. Inadeguatezza, mancanza di strategia, e tanto altro. Ancora una volta nulla di buono in vista per i lavoratori, per la sanità, per il pubblico impiego ecc.. E dunque? Non uno straccio di iniziativa, non una lotta vera per fermare questo governo. La Cgil che si pone su un terreno emendatario e intanto osserva e decide di non disturbare il manovratore.
E’ incredibile che, in questa sede, non ci sia nessuna analisi sulle politiche sul lavoro del governo Renzi e sulle conseguenze delle disastrose scelte che hanno sulla disoccupazione giovanile, e l’unica riflessione che si apre è la necessità che come Cgil si diventi soggetto contrattuale delle norme sull’alternanza scuola-lavoro, sui tirocini e su “garanzia giovani”. A me sembra che qui si confonda l’abc di un Sindacato che sempre e comunque deve porsi l’obiettivo di tutelare, col tema di fondo a cui per convenienza non si risponde. Noi siamo favorevoli o contrari a queste forme di lavoro? Se siamo contrari perché non le contrastiamo mettendo in campo una vera e propria mobilitazione?
Sui Contratti Nazionali, purtroppo, sta andando come alcuni di noi denunciavano da tempo. L’unità sindacale, a cui, sia chiaro, nessuno è contrario se è uno strumento per far avanzare i lavoratori, diventa però un ostacolo insormontabile e un freno allo sviluppo dell’iniziativa di lotta. Nel giugno scorso si dichiarava la centralità di un percorso di unificazione delle vertenze, a luglio si costruiva un attivo unitario dei delegati e poi…. il nulla. Alcune categorie lottano da sole, altre nemmeno lo fanno. E non nascondetevi dietro la foglia di fico che poi i lavoratori non lottano perché poi in realtà quando sono chiamati rispondono eccome. Lo ricordava l’intervento che mi ha preceduto quando citava la lotta dei Postali contro la privatizzazione ma ne potrei citare molte altre di vertenze in corso che vedono un’adesione massiccia dei lavoratori.
E visto che è stato giustamente sottolineato il disagio che vivono i tanti cittadini delle zone colpite dal terremoto, ricordo che tanti di quei cittadini sono lavoratori pubblici, metalmeccanici e di altre categorie a cui governo e padronato negano il contratto o magari sono lavoratori dell’igiene ambientale per cui la categoria ha appena sottoscritto un pessimo contratto che chiederà, tra altri aspetti peggiorativi, a quei lavoratori di lavorare per più ore e quindi con retribuzioni più basse.
Dunque pensioni, legge di bilancio, contratti nazionali, se non sono queste le valide ragioni per chiamare alla lotta quali sono?
Infine, sarebbe necessario se l’appello che la Camusso spesso rivolge al gruppo dirigente quando non risponde adeguatamente alle indicazioni fosse fatto anche nel caso del Referendum Costituzionale per il sostegno al “NO”, come deciso dall’Assemblea Generale. In troppi territori, in tante categorie, non si sta mettendo in atto nessun tipo di campagna per il “NO”, men che meno nei luoghi di lavoro, che spieghi la necessità di sconfiggere Renzi a quel referendum con un punto di vista di classe.
Per concludere, permettetemi di evidenziare la crescita del livello di repressione da parte dello Stato in queste settimane. Si reprime con la violenza chi contesta a Firenze, chi difende il diritto ad una mensa con prezzi ragionevoli all’Università di Bologna e gli antifascisti che manifestano a Pavia dove autorizzano le manifestazioni dei fascisti e reprimono l’Anpi e gli antifascisti a suon di botte. Tutto questo fa il paio con il Referendum Costituzionale che vuole accrescere i poteri degli esecutivi, un disegno complessivo che dobbiamo contrastare e non stare a guardare.
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