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Partigiani della NATO? NO grazie!

Nel tour delle capitali europee di questi giorni, Zelenskij ha ricevuto plausi entusiasti da tutti i governi. Ma c’è anche qualcun altro che appoggia lo sforzo bellico ucraino, e si trova addirittura in settori della sinistra radicale.

Proponiamo all’attenzione dei nostri lettori un articolo pubblicato sul numero 97 di Rivoluzione, in corso.

La guerra in Ucraina ha prodotto un dibattito acceso a sinistra. Se molti guardano con disgusto alle posizioni atlantiste e filoucraine del Partito Democratico, meno conosciute sono quelle di alcuni settori della sinistra “radicale”.

è circolato a Bologna un appello verso il corteo del 25 aprile, firmato, fra gli altri, dai principali centri sociali riconducibili alle aree della disobbedienza e dell’autonomia, in cui possiamo leggere: “Come le compagne in Iran hanno acceso la scintilla per liberarsi di una teocrazia che colpisce tutt3, le soggettività lgbtq si sono arruolate volontarie per liberarsi di chi, come Putin, vorrebbe imporre qualunque limitazione del diritto alla loro autodeterminazione, come già succede in Russia.”

Siccome non siamo a conoscenza di brigate autorganizzate nella guerra in Ucraina, la conclusione è che questi compagni e compagne sostengono l’arruolamento volontario nell’esercito di Zelenskij.

Dallo scoppio del conflitto una parte della sinistra di “movimento” ha deciso di schierarsi apertamente dalla parte dell’Ucraina. Si organizzano assemblee pubbliche con ONG “antiautoritarie” ucraine come Operation Solidarity, che indica come primo obiettivo “il sostegno diretto alle forze armate ucraine”. Dal palco delle iniziative dell’8 marzo scorso le dirigenti di Non una di meno incitavano “a inviare armi, droni, equipaggiamento militare” alle forze di Kiev (come se l’imperialismo occidentale non ne inviasse già abbastanza!) e a sostenere lo sforzo bellico delle donne ucraine.

Questa scelta di campo è stata apertamente sostenuta dalla “Assemblea dei municipi sociali di Bologna” (Làbas) in un post intitolato “Rivoluzione o barbarie”: “Siamo sulla stessa linea di combattimento della Nato? Ce ne faremo una ragione.” Peccato che scegliendo la NATO, Làbas si collochi sul terreno della barbarie e non faccia un bel servizio alla parola rivoluzione…

Tali conclusioni, che lasceranno molti a bocca aperta, discendono da un punto di partenza sbagliato. Si caratterizza l’Unione Europea come un terreno più progressista dove svolgere l’attività politica e l’invasione dell’Ucraina viene vista come “l’attacco agli europei”.

Quando l’analisi marxista viene abbandonata come un relitto novecentesco, o quando si antepone la questione di genere a quella di classe, queste derive sono inevitabili. Certo, i soldati LGBT sono accolti nell’esercito ucraino, e possono pure sfoggiare sulle divise uno stemma raffigurante un unicorno che li identifica come comunità. Ma stanno combattendo per una causa reazionaria.

Il governo Zelenskij sta portando avanti una guerra per procura dell’imperialismo USA, in cui l’Unione Europea ha una posizione totalmente subordinata

Làbas può usare neologismi ad effetto, come il “matriottismo europeo”, per giustificarsi, ma in ultima analisi si posizionano con una UE che attacca le pensioni, i diritti delle donne e lo stato sociale, che chiude i migranti nel lager libici o li lascia affondare nel Mare Mediterraneo; e che giustifica l’austerità proprio con la necessità di armare l’Ucraina. Un’Ucraina che mette al bando tutti i partiti di opposizione, liberalizza i licenziamenti e cancella praticamente il diritto di sciopero.

È inaccettabile scendere in piazza il 25 aprile glorificando chi si arruola in un esercito che indossa gli stessi stemmi del governo di Stepan Bandera, collaborazionista coi nazisti. Rivendicare l’antifascismo oggi significa anche lottare contro il militarismo e la NATO e rovesciare i governi della guerra. E con queste parole d’ordine saremo in piazza il 25 aprile.

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