Pakistan – Lavoratori della sanità arrestati e torturati dalla polizia per aver richiesto dei dispositivi di protezione

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Pakistan – Lavoratori della sanità arrestati e torturati dalla polizia per aver richiesto dei dispositivi di protezione

Oggi, (ieri, 6 aprile, ndt) decine di lavoratori della sanità sono stati arrestati e torturati a Quetta, in Pakistan. Sono stati colpiti dalla repressione governativa mentre protestavano per la fornitura di dispositivi di protezione individuale fuori dell’ufficio del primo ministro della provincia del Belucistan, in Pakistan.

L’Associazione dei Giovani Medici del Belucistan, insieme all’Associazione degli Infermieri e all’Associazione dei Lavoratori Ospedalieri, da molti giorni chiedeva la fornitura di attrezzature protettive, ma il governo non ha mai risposto alle loro richieste. Questi operatori sanitari stavano svolgendo il loro lavoro negli ospedali governativi senza alcuna attrezzatura di protezione. Molti di loro hanno contratto il coronavirus per questo motivo. Almeno 13 finora sono già risultati positivi, mentre un’altra dozzina è in attesa dei risultati dei test.

Tre giorni fa i rappresentanti dei lavoratori hanno tenuto una conferenza stampa congiunta in cui hanno dato al governo 48 ore di tempo per fornire dispositivi di protezione adeguati. Se questa richiesta non fosse stata soddisfatta, gli operatori sanitari hanno dichiarato che avrebbero messo in atto una protesta contro il governo. Nessuno ha dato ascolto alle loro richieste. Per questo motivo, i lavoratori hanno iniziato stamane (6 aprile) un presidio davanti all’ufficio del primo ministro, rischiando la vita a causa della pandemia di COVID-19. Invece di ascoltare le loro lamentele, il governo li ha colpiti con una repressione selvaggia. I manifestanti sono stati brutalmente picchiati dalla polizia, presi in custodia e trasferiti in diverse delle sedi delle forze dell’ordine di Quetta.

Arrestato un compagno del Red Workers’ Front insieme ai lavoratori della sanità

Secondo le informazioni più recenti in nostro possesso, sono stati arrestati decine di operatori sanitari. Insieme a loro sono stati presi in custodia anche i leader dell’Associazione dei Giovani Medici, dell’Associazione dei Paramedici ed il compagno Karim Parhar, responsabile del Red Workers’ Front in Belucistan. Il compagno Parhar ha anche condiviso un video su Facebook, dove appare all’interno di un furgone della polizia, mentre viene portato verso una sede delle forze dell’ordine insieme a molti altri operatori sanitari. Nel video, tutti i lavoratori della sanità arrestati continuano a proporre con vigore le loro rivendicazioni, dimostrando una fortissima determinazione nel continuare a lottare per i loro diritti. Per preservare non solo la loro vita, ma anche quella dei loro pazienti.

La situazione nelle altre città e province del Pakistan non è diversa. Fin dal primo giorno, gli operatori sanitari organizzati nella Grand Health Alliance hanno chiesto al governo di dotarsi di dispositivi di protezione. Tuttavia, la pandemia si sta diffondendo nel paese da diverse settimane, e questi lavoratori non hanno ricevuto nessuno di questi dispositivi salvavita. Per gli operatori sanitari non sono disponibili nemmeno le comuni mascherine facciali. In molti luoghi, i lavoratori della sanità sono costretti ad usare sacchetti di plastica o altri materiali simili per proteggere la loro sicurezza personale. Decine di operatori sanitari in tutto il paese hanno contratto il COVID-19, e alcuni sono già morti. Uno di questi è un medico ventisettenne, Osama Riaz di Gilgit, in Baltistan, che stava eseguendo uno screening dei pazienti malati di COVID-19 in quella regione. Molti altri medici, infermieri e operatori ospedalieri sono risultati positivi ai test a causa della mancanza di dispositivi di protezione.

I dirigenti della Grand Health Alliance hanno tenuto varie conferenze stampa e hanno fatto sentire la loro voce in molti programmi televisivi, oltre che sui social media, avanzando la richiesta di tutelare il personale sanitario. Il governo si rifiuta fermamente di ascoltarli. Questo mette in risalto l’insensibilità e la natura disumana della classe dominante. Invece di fornire agli operatori sanitari dei DPI adeguati, il governo ha annunciato che coloro che moriranno in questa lotta saranno dichiarati “martiri” e ha chiesto alle forze di sicurezza di rendere omaggio agli operatori sanitari con un saluto d’onore. Ma i lavoratori della sanità hanno pubblicamente condannato queste dichiarazioni, dicendo di non voler morire come martiri, ma di voler continuare a adempiere ai loro doveri in questa situazione critica.

La proporzione numerica tra gli operatori sanitari del Pakistan e la popolazione nel suo complesso è già una delle peggiori al mondo. Il governo pakistano spende meno del due per cento del suo PIL per l’assistenza sanitaria e c’è solo un medico disponibile ogni 1.500 persone, e solo un letto d’ospedale ogni 2.000 persone. Inoltre, ci sono molti meno infermieri che medici. Ogni anno, in Pakistan circa mezzo milione di bambini muoiono per malattie curabili come malaria, polmonite e dissenteria. Nello stesso periodo, più di 100.000 donne muoiono durante il parto. Più del 45 per cento dei bambini è malnutrito e soffre di problemi come l’arresto della crescita.

In un Paese di 220 milioni di abitanti, sono presenti solo 22 grandi ospedali universitari effettivamente a disposizione della popolazione, mentre esistono altri 950 ospedali secondari mal tenuti e scarsamente attrezzati, oltre a 6.000 unità sanitarie di base che in teoria dovrebbero fornire i servizi di assistenza essenziali, anche se spesso questo avviene solo sulla carta. Ma nella realtà la situazione è ancora peggiore, gli ospedali sono a corto di personale e senza risorse per curare le migliaia di pazienti che arrivano ogni giorno. Quando questa pandemia ha iniziato a diffondersi in Pakistan alla fine di febbraio, il governo non ha valutato seriamente la questione, concedendo l’autorizzazione allo svolgimento di vari eventi pubblici, tra cui diversi raduni religiosi di migliaia di persone in varie città, a causa dei quali il virus si è diffuso in tutto il paese. Inoltre, il governo ha portato a termine la privatizzazione degli ospedali nella prima settimana di marzo, mentre gli operatori sanitari erano impegnati nello screening dei pazienti malati di COVID-19. Finora il governo ha riconosciuto ufficialmente solo 52 vittime morte a causa del coronavirus, ma questa cifra è una enorme sottostima dalla situazione reale. Varie altre fonti riferiscono un tasso di mortalità più elevato, mentre non c’è la possibilità di effettuare i test su vasta scala. Secondo un rapporto di The Independent Urdu, il governo utilizza anche kit di test scaduti, mettendo in dubbio i risultati degli esami effettuati in tutta la nazione. Questo mostra il quadro desolante dei servizi sanitari del paese, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è già al 154° posto nel mondo come qualità delle strutture sanitarie. Allo stesso tempo, nel 2019 il Pakistan è stato l’undicesimo acquirente di armi sofisticate nel mondo, spende circa il 50 per cento del suo bilancio ogni anno per il pagamento del debito pubblico e oltre il 25 per cento per la difesa. Ogni anno, il 4 per cento del PIL viene speso direttamente per la difesa, senza contare altre grandi somme che indirettamente contribuiscono alla spesa militare.

In questo contesto, la pandemia di coronavirus ha portato il Pakistan sull’orlo di una catastrofe, dove migliaia di persone possono morire mentre la classe dominante continua a trasferire le proprie ricchezze in luoghi sicuri al di fuori del paese. La politica del governo è quella di reprimere brutalmente qualsiasi tipo di dissenso e usare tutto il suo potere per mettere a tacere la classe lavoratrice, che si sta mobilitando per difendere le proprie legittime rivendicazioni. Inoltre, per combattere la pandemia, il governo ha annunciato sgravi fiscali e sussidi dal valore di miliardi di rupie per i ricchi del paese, mentre i poveri continuano a morire di fame e malattia. Con milioni di persone che rimangono in condizioni di vita miserabili.

In lotta per la salute!

Il Red Workers’ Front è in prima linea nella lotta contro queste misure ed agisce in stretto coordinamento con la Grand Health Alliance in tutte le province per fare pressione sul governo affinché fornisca attrezzature di protezione per i lavoratori. Il RWF ha avviato una campagna su questi temi, portandola avanti non solo tra gli operatori sanitari, ma anche in altri settori della classe lavoratrice. Con lo scopo di costruire un percorso unitario tra i lavoratori in questa situazione catastrofica. Milioni di lavoratori sono stati licenziati a causa del lockdown e molti altri devono sopravvivere in questa fase senza salari e senza sostegno da parte del governo. In molte città sono già scoppiate rivolte per il cibo, in cui le persone sono uscite a centinaia in strada per protestare, chiedendo di ricevere generi alimentari di base. Alcune proteste sono sfociate in atti di violenza, con il saccheggio di depositi dove erano conservate delle derrate alimentari.

Il Red Workers’ Front chiede che il governo fornisca generi alimentari di base a tutta la classe lavoratrice, dichiari una moratoria sul pagamento dei costi dell’elettricità e di tutte le altre bollette ed ordini il congelamento degli affitti in tutto il paese. Per finanziare questi provvedimenti, il governo dovrebbe espropriare i ricchi. Salvando così migliaia di persone dalla fame e dalle malattie. Ma la classe dominante del paese è troppo occupata a portare avanti le sue politiche disoneste e sta usando ogni mezzo per salvaguardare i propri interessi personali. Lasciando che scoppi il caos tra la massa della popolazione e condannando il popolo pakistano ad una morte miserabile a causa della fame e delle malattie.

Il Red Workers’ Front sta cercando di organizzare la classe lavoratrice in questa situazione catastrofica attraverso riunioni online e campagne nei luoghi di lavoro. Un gran numero di lavoratori sta inviando messaggi video dove spiegano la loro situazione e chiedono al governo la fornitura dell’equipaggiamento di base per garantire la loro sicurezza. Questi messaggi video vengono pubblicati sulla pagina Facebook del RWF e ricevono un ampio sostegno. Finora, lavoratori dei settori dell’elettricità, delle telecomunicazioni, dell’istruzione, dell’irrigazione ed altri, impiegati in differenti attività, hanno inviato i loro messaggi video in solidarietà con gli operatori sanitari. Spiegando anche la loro situazione in questa difficile fase. Anche lavoratori della fabbrica del dentifricio Colgate, del settore tessile, delle miniere di carbone, dell’edilizia, dell’industria automobilistica e di altri settori hanno inviato i loro messaggi di solidarietà e hanno sottolineato la necessità di una lotta unitaria contro la feroce classe dominante pakistana. Il RWF ha anche organizzato riunioni online di lavoratori del settore dell’energia elettrica e di vari altri comparti per discutere di questi temi.

Nei prossimi mesi, si prevede un aumento del numero dei morti a causa della pandemia di coronavirus, a questo si accompagnerà la radicalizzazione della lotta delle masse contro la classe dominante. In questo contesto il Red Workers’ Front cercherà di unire tutti i diversi settori della classe lavoratrice su di un’unica piattaforma per combattere questa strage di lavoratori.

La lotta degli operatori sanitari per i dispositivi di protezione fa parte della lotta più complessiva della classe lavoratrice per difendere il suo diritto alla vita. Di fronte alla situazione terribile che gli hanno imposto i padroni, non solo in Pakistan, ma in tutto il mondo. Ora è dovere di tutti i lavoratori lottare a livello mondiale contro questo sistema capitalista draconiano, che ha portato solo miseria all’umanità su tutto il pianeta. Solo un’azione unitaria e solidale dei lavoratori a livello mondiale può riportare la vita, la felicità e la prosperità sul pianeta rovesciando il dominio del Capitale.

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