Pablo Hasel, il rapper comunista detenuto nelle carceri spagnole – Libertà per i prigionieri politici!

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Pablo Hasel, il rapper comunista detenuto nelle carceri spagnole – Libertà per i prigionieri politici!

Lo scandaloso arresto di Pablo Hasel, rapper di sinistra, colpevole di aver detto nient’altro che la verità sul marcio stato spagnolo ha scatenato furiose proteste contro questo attacco alla libertà di espressione.

Martedì mattina, 16 febbraio, il rapper comunista Pablo Hasel è stato arrestato in una imponente operazione di polizia presso l’Università di Lleida, in Catalogna, dove si era barricato con un gruppo di simpatizzanti. Mentre veniva trascinato fuori, ha chiesto alla gente di scendere in piazza e ha promesso di continuare la lotta contro lo stato. La Corte d’appello nazionale (Audiencia Nacional) lo ha condannato a oltre due anni di carcere con l’accusa di “vilipendio della Corona e delle istituzioni dello Stato”, di aver “istigato all’odio” e di “apologia di terrorismo”.

La censura e la logica dei due pesi e due misure

Queste accuse si fondano su una serie di tweet pubblicati negli anni. Il procuratore dello stato ha evidenziato 64 di questi post in cui Hasel denuncia la brutalità della polizia (“La Guardia Civil tortura i migranti? Si tratta di democrazia. Fai una battuta sui fascisti? Stai esaltando il terrorismo”; “le carogne della polizia affermano di ‘proteggerci’ , mentre sfrattano le famiglie” ; “se combatti per un’istruzione di qualità la polizia ti arresta o ti colpisce in testa”) e la monarchia (“Il gangster borbonico fa baldoria con la monarchia saudita che finanzia l’ISIS” ; “combattiamo fino a quando Filippo il Borbone viene finalmente sfrattato con la sua famiglia di parassiti nemici del popolo!” ; “migliaia di anziani sono infreddoliti e senza casa mentre il monarca predica dal suo palazzo”).
Il pubblico ministero ha anche messo all’indice una delle sue canzoni, dove accusa l’ex re Juan Carlos I di furto.

La cosa ironica è che questi tweet e canzoni esprimono l’amara verità. Nell’agosto 2020, come prova incontestabile della mole delle sue attività depravate, Juan Carlos è fuggito dalla Spagna con la connivenza del governo spagnolo, del sistema giudiziario e di suo figlio Filippo VI, l’attuale monarca. Ora si gode una lussuosa pensione pagata con soldi pubblici a Dubai, dove è stato accolto dai suoi amici satrapi degli Stati del Golfo. Sua nipote, la principessa Leonor, andrà ora a studiare in un costoso collegio in Galles. Un titolo sarcastico sulla TV di stato che traccia un’analogia tra la sua partenza e quella di Juan Carlos ha portato al licenziamento dello sceneggiatore che ha scritto il gioco di parole. La denuncia di Hasel della brutalità inflitta dalla polizia spagnola si è dimostrata tragicamente fondata anche la scorsa settimana, quando due poliziotti ubriachi fuori servizio hanno picchiato selvaggiamente un padre e sua figlia a Linares, nel sud della Spagna. Quest’ultimo episodio di violenza di stato ha provocato manifestazioni di massa, represse con la mano pesante dalla polizia antisommossa. In breve, Hasel viene incarcerato per aver detto la verità. Questo è un caso di censura palese, un tentativo di intimorire i giovani per imporre il silenzio e la sottomissione e di proteggere dalle critiche le marce istituzioni statali, in particolare la monarchia e la polizia.

Questo non è il primo attacco del genere contro la libertà di parola in Spagna negli ultimi anni. Un altro artista di sinistra, il rapper indipendentista catalano Valtònyc, è in esilio in Belgio dopo essere stato condannato a oltre tre anni di carcere dalle autorità spagnole. In effetti, la Spagna è in cima alla lista dei paesi con la maggior parte degli artisti in carcere, con 14, proprio davanti all’Iran, secondo l’ONG freemuse.

Molte di queste condanne si basano sulla legislazione contro l’esaltazione del terrorismo connessa alla cosiddetta guerra al gruppo armato basco ETA. Tuttavia, ETA ha cessato le proprie attività 10 anni fa. Inoltre, la Spagna ha una legislazione rigida contro la lesa maestà e norme contro la diffamazione che vengono utilizzate dalle autorità come un ariete contro il dissenso politico. Se ciò non bastasse, nel 2015 il governo di destra Rajoy, impaurito dalle manifestazioni di piazza, ha approvato la famigerata “legge bavaglio” (ley mordaza) che limitava il diritto di protesta e accresceva l’impunità della polizia. Il partito di sinistra Unidas Podemos, che fa parte della coalizione di governo al potere a Madrid, ha proposto di modificare alcune di queste leggi. Tuttavia, come ha notato Hasél, questo non è semplicemente un problema legale che coinvolge questa o quella legge specifica, ma un problema politico che affonda le sue radici in profondità nella natura dello stato borghese spagnolo.

La magistratura sperava che Hasél seguisse le orme di Valtònyc e andasse in esilio. Dopo la sua condanna, gli è stato permesso di viaggiare in Belgio e Venezuela. Tuttavia, ha deciso coraggiosamente di tornare in Spagna. Ha anche rifiutato di pagare una multa di 40.000 euro che avrebbe potuto ammorbidire le accuse. Alla fine, si è anche rifiutato di rispettare un ordine del tribunale di consegnarsi alla giustizia e si è barricato all’Università di Lleida in modo che la polizia avrebbe dovuto trascinarlo fuori di forza per arrestarlo. Il termine massimo dei 10 giorni imposto dal tribunale era trascorso, ma la polizia non voleva arrestarlo prima delle elezioni catalane in modo che la sua incarcerazione non influisse in alcun modo sui risultati. Nei giorni scorsi si sono svolte dozzine di manifestazioni contro l’incarcerazione di Hasel, in Catalogna e in tutta la Spagna. Nella maggior parte dei casi queste manifestazioni sono state dichiarate illegali dal governo.

Collegata a questo stato d’animo di rabbia e sfida alle istituzioni, la recente campagna elettorale in Catalogna ha visto mobilitazioni di massa contro il partito di estrema destra Vox, a cui spesso i manifestanti hanno impedito di tenere i suoi comizi elettorali. In ogni caso, la polizia catalana ha difeso le manifestazioni di Vox e caricato i manifestanti antifascisti.

Il giudice incaricato del caso Hasel, Concepción Espejel, è una magistrata conservatrice irriducibile con stretti legami con il Partito Popolare, il principale partito di destra. Ma questo non ci sorprende affatto. La magistratura spagnola è rinomata per i propri pregiudizi reazionari. L’Audencia nacional è una corte d’appello incaricata di perseguire il terrorismo e i crimini contro lo Stato, ed è particolarmente famosa per i propri metodi pesanti e la propria ideologia franchista. Si tratta della propaggine del Tribunale dell’ordine pubblico (noto come TOP nell’acronimo spagnolo), che era l’organo giudiziario della dittatura per la repressione politica. Le cose non vanno meglio con le forze di polizia. Basti notare che il più grande “sindacato” di polizia, Jupol, è allineato con il partito neo-franchista di estrema destra Vox.

Proprio mentre Hasel veniva imprigionato, una delle principali dirigenti del Partito popolare ed ex presidente della Comunità autonoma di Madrid, Cristina Cifuentes, è stata prosciolta da numerose accuse di corruzione sostenute da abbondanti prove. Pochi giorni fa, è stato assolto anche un veterano dell’esercito che aveva fatto circolare un video dove minacciava ministri del governo di sinistra e sparava con una pistola a bersagli con la faccia dei ministri. La scorsa settimana, è stata autorizzata dalle autorità locali e statali una manifestazione neonazista apertamente antisemita a Madrid per commemorare la Divisione Blu di Franco che ha combattuto l’Unione Sovietica al fianco di Hitler. Quello stesso giorno, a causa delle restrizioni del COVID-19, è stata vietata una manifestazione a Madrid in difesa dei servizi pubblici. Questi sono tutti esempi dell’ultima settimana o due.

Lo stato spagnolo non è neutrale, ma ha un carattere politico e di classe molto chiaro. È il cane da guardia della classe dirigente spagnola, parassitica e reazionaria. Nella storia ha combattuto diversi episodi di rivoluzione e ribellione popolare. Ha spesso fatto ricorso alla repressione per difendere la sua proprietà. Preferisce di gran lunga il bastone alla carota, che è più adatta al suo stile di vita parassitario. Riveste i propri ristretti ed egoistici interessi di classe con l’ideologia intollerante, oscurantista e intellettualmente sterile del cattolicesimo nazionalista spagnolo. Inevitabilmente, l’apparato statale repressivo chiamato a difendere questo stato di cose ingiusto riflette, e anzi amplifica, la natura corrotta e bigotta dei suoi padroni borghesi. L’apparato statale spagnolo è stato ereditato in blocco dalla dittatura franchista, che a sua volta si formò durante il terrore bianco contro la rivoluzione spagnola del 1936. La farsesca “transizione alla democrazia” negli anni ’70, siglata nel patto costituzionale del 1978, non solo ha fallito nell’eliminare la burocrazia statale franchista, ma di fatto mantenne le sue sinecure e i suoi poteri. La struttura repressiva del regime del 1978 è coronata dalla monarchia borbonica, messa al suo posto da Franco come sostegno bonapartista per il regime.

 

La crisi del regime

L’irrigidimento della censura e della repressione a cui stiamo assistendo riflette le paure dello Stato spagnolo, che sono un’espressione distorta delle insicurezze della classe dirigente nel suo complesso. Il malessere generato tra lavoratori e giovani dalla pandemia e dal crollo economico, che arrivano dopo un decennio di crisi e austerità, insieme all’insostenibile disuguaglianza e precarietà della vita, stanno preparando il terreno per esplosioni senza precedenti nella lotta di classe. Le proteste contro la violenza della polizia a Linares e le manifestazioni contro Vox sono un assaggio di ciò che verrà. Mentre scriviamo queste righe, migliaia di giovani manifestano contro l’arresto di Pablo Hasel e costruiscono barricate in circa 70 città grandi e piccole, soprattutto in Catalogna ma anche a Valencia e Maiorca. Pablo Hasel proviene da questa regione, con tradizioni rivoluzionarie profondamente radicate e che negli ultimi anni ha visto numerosi movimenti di massa contro la repressione e per l’autodeterminazione. Altre manifestazioni sono previste per i prossimi giorni in tutta la Spagna.

La repressione statale spesso non è un segno di forza ma di debolezza. La base sociale del regime borbonico del 1978 ereditato dalla dittatura sta diventando sempre più ristretta, irritabile e fanatica, e di conseguenza più odiosa agli occhi delle masse – infatti il difensore più accanito del regime è ora il partito di estrema destra Vox .

Il regime (la monarchia, la magistratura, la polizia, i capi dell’esercito, le alte sfere della burocrazia) si scaglia contro il governo formato dalla sinistra di UP e dalla socialdemocrazia. Non può tollerare nemmeno la più timida messa in discussione del suo potere e dei suoi privilegi. Difendiamo il governo da questi attacchi. Tuttavia, la verità è che, all’insaputa dei magistrati dalle vedute troppo ristrette e degli ufficiali di polizia di destra, la coalizione è diventata un importante ammortizzatore sociale per il regime. Questo c’è da aspettarselo dai socialdemocratici del Psoe, la cui funzione di classe è proprio quella di ingannare e confondere i lavoratori. Ma UP si trova su un terreno scivoloso verso la degenerazione e l’oblio. È legata mani e piedi al PSOE, che a propria volta è legato alla classe dirigente e all’apparato statale. Pertanto, la sua capacità di criticare il regime è stata fortemente ridotta. Ha pubblicato solo una timida protesta contro la prigionia di Hasel. Anche la sua opposizione alla monarchia si è visibilmente ammorbidita. La scorsa settimana, i rappresentanti del governo a Madrid hanno autorizzato la manifestazione della Divisione Blu menzionata prima. I ministri del PSOE e dell’UP hanno una paura mortale dell’apparato statale e della classe dominante, e tendono a cedere alla minima pressione.

La coalizione infatti sta proteggendo il regime da sinistra. Non solo, ma l’alleanza di UP con i socialdemocratici ha anche rivitalizzato il PSOE, che solo sei anni fa era sull’orlo del collasso. Pablo Iglesias e altri leader dell’UP si sono sistematicamente giocati le loro credenziali di partito a sinistra del PSOE. Ciò si è riflesso nelle elezioni catalane di domenica, il Psc, la filiazione catalana del PSOE, ha ottenuto un risultato decente, mentre il malcontento è stato espresso non attraverso UP ma attraverso i partiti di sinistra indipendentisti ERC e CUP.

In ogni caso, la storia non aspetterà che UP si ponga all’altezza dei propri compiti. L’arresto di Pablo Hasel è una dichiarazione di guerra ai giovani spagnoli e ai lavoratori coscienti. È ora di scendere in piazza contro il regime oppressivo del 1978 e il sistema capitalista di sfruttamento su cui è basato. La repressione non può fermare il processo storico di una rivoluzione. Nelle parole del poeta Miguel Hernández, morto nelle carceri di Franco:

“Chi all’uragano ha mai

Imposto il freno o il giogo?

Chi è riuscito a porre il lampo

Prigioniero di una gabbia?”

 

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