Nuovi voucher – La truffa del governo smonta le illusioni della Cgil
Il 6 Maggio la Cgil festeggiava con una manifestazione nella periferia romana la cancellazione dei voucher che ha fatto saltare il referendum inizialmente previsto per il 28 Maggio. Il 17 Giugno manifesta contro il ripristino di una tipologia contrattuale praticamente uguale ai voucher.
Tale vicenda dimostra in maniera chiara e inequivocabile:
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da che parte sta il PD e tutte le forze di governo e di opposizione sostenitrici dell’emendamento che sta reintroducendo i voucher. Forze politiche che dimostrano che quando c’è da colpire le lavoratrici ed i lavoratori non hanno alcun problema ad unirsi;
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che lo scontro che si sta consumando dimostra l’incompatibilità dei padroni e dei suoi governi nei confronti di una politica a favore dei settori meno abbienti;
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che i referendum, da soli, sono uno strumento insufficiente ed hanno un senso solo se sono ausiliari alla lotta, quella vera, che non si riduce a qualche manifestazione nazionale di sabato o a nuove raccolte di firme.
Ciò che scrivevamo dopo la (temporanea) cancellazione dei voucher era che quella scelta del governo era una concessione al gruppo dirigente della Cgil più che una vittoria dei lavoratori, non coinvolti in un percorso di lotta. Inoltre una buona parte di essi, ne avrebbe visto solo parzialmente gli effetti visto che il quesito che proponeva di ripristinare l’art.18 era stato reso nullo dalla decisione della Consulta.
In secondo luogo, evidenziavamo che la “vittoria” era solo relativa visto che la precarietà non era cancellata e sicuramente avrebbero inserito una forma con caratteristiche simili ai voucher visto che i padroni lo chiedevano a gran voce.
Questa era la posizione politica che, chi scrive, aveva espresso nel Direttivo Nazionale Cgil dello scorso aprile e per la quale era stato accusato dalla Segretaria Camusso di essere un guastafeste e di non valorizzare il risultato ottenuto.
Non c’è nemmeno un grammo di soddisfazione nell’aver previsto quanto sta succedendo, ma solo tanto rabbia per la consapevolezza che, l’essersi illusi di aver portato a casa un gran risultato senza dover mettere in campo una vera mobilitazione, ha permesso ai padroni di riprovarci.
Nella “manovra correttiva” il governo, attraverso un emendamento presentato e sostenuto da personale politico della ex “sinistra” (tra i quali Di Salvo – ex della Segreteria Nazionale Cgil, Migliore – ex dirigente di Rifondazione comunista) propone i “PrestO”, le stesse caratteristiche dei voucher, persino nella possibilità di poterli utilizzare nella pubblica amministrazione, il cui nome è tutto un programma: ti chiamo, corri subito, ti sfrutto e smammi in fretta accontentandoti di un buono.
Aver creduto di poter anche solo parzialmente contrastare la precarietà senza mobilitare i lavoratori, confidando esclusivamente negli strumenti istituzionali, rende ora la ripresa della mobilitazione molto più complicata
Sarà importante la riuscita della manifestazione del 17 Giugno, tuttavia appare una risposta debolissima vista la portata dell’attacco del governo, arrogante e provocatorio.
Questa volta, sarà fondamentale non accontentarsi del ritiro dell’ennesimo vergognoso provvedimento, ma lottare per far cadere il governo. È stato un errore fornirgli una legittimazione. Fin dalla sua nascita altro non era che il governo Renzi senza Renzi. La cacciata di Gentiloni è l’unico modo per iniziare un faticoso percorso di ricomposizione della classe come movimento politico.
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