14 Settembre 2020 Roberto Sarti

Non siamo tutti sulla stessa barca – Una ricerca di Oxfam

Sin da quando è scoppiata la pandemia la propaganda dei mass media ci ha martellato in maniera ossessiva: il Covid-19 colpisce ricchi e poveri alla stessa maniera e di conseguenza, dobbiamo tutti unirci contro il nemico comune.

Il rapporto “Power, profits and the pandemic” (Potere, profitti e la pandemia) pubblicato da Oxfam lo scorso 9 settembre, ci racconta tutta un’altra storia.

Durante la pandemia si è verificata una gigantesca redistribuzione della ricchezza a favore del grande capitale. Il rapporto fornisce una quantità di dati impressionante, evidenziamone solo alcuni fra i più clamorosi.

“Trentadue delle più grandi aziende del mondo vedranno i loro profitti aumentare di 109 miliardi di dollari nel 2020. (…) Le cento aziende che hanno guadagnato di più nei mercati azionari hanno aggiunto più di 3 migliaia di miliardi al loro valore di mercato dall’inizio della pandemia”. I patrimoni finanziari dei 25 tra i più facoltosi miliardari al mondo hanno registrato un incremento di ben 255 miliardi di dollari, solo tra metà marzo e fine maggio 2020.

Il rapporto di Oxfam è interessante anche perché fornisce alcuni esempi illuminanti. Se il presidente e fondatore di Amazon, Jeff Bezos, elargisse un bonus di 105mila dollari (circa 92mila euro) a ciascuno dei sui 876mila dipendenti, rimarrebbe ricco come all’inizio della pandemia. Oxfam sviluppa anche una proiezione a lungo termine. Se questo bonus divenisse permanente, garantirebbe un piano pensionistico da 540mila dollari a lavoratore.

“Ma comunque”, ci dicono i giornalisti al servizio dei padroni, “le grandi aziende sono state sensibili a questa emergenza planetaria, e hanno contribuito al potenziamento della sanità e della ricerca”.

Niente di più falso! Il rapporto spiega che, “In media le donazioni delle aziende per l’emergenza Covid19 ammontano allo 0,5% del totale dei profitti nel 2019, mentre allo stesso tempo le 32 multinazionali già citate hanno distribuito 1300 miliardi di dividendi ai loro azionisti più facoltosi nei quattro anni prima della pandemia. Da gennaio, hanno già elargito dividendi per 195 miliardi di dollari, ovvero il 94% dei profitti realizzati finora quest’anno”.

Scendendo nel dettaglio, da gennaio, secondo i rispettivi resoconti, Microsoft e Google hanno corrisposto dividendi per oltre 21 miliardi di dollari (Microsoft) e 15 miliardi di dollari (Google). Anche chi ha subito un crollo delle vendite da marzo ad oggi, come la casa automobilistica Toyota ha distribuito in dividendi il 200% di ciò che ha realizzato in profitti per gli investitori da gennaio.

Insomma, per la borghesia è sempre domenica. Questo non vale solo per i paesi capitalisti avanzati, ma anche per le grandi aziende dei paesi più poveri.

Seplat Petroleum, la più grande compagnia petrolifera della Nigeria, nei primi sei mesi del 2020 ha pagato il 132% dei profitti agli azionisti, anche se il Paese rischia il collasso economico.” Lo stesso avviene in Sudafrica, dove mentre la sanità è in uno stato disastroso e ci sono già stati oltre 15mila morti da Covid-19 Oxfam South Africa ha scoperto che nel 2016-19, le tre maggiori aziende sanitarie – Netcare, Mediclinic e Life Healthcare Group – hanno realizzato meno ricavi (670 milioni di dollari) di quanto hanno elargito azionisti in dividendi e riacquisto di azioni proprie (1,1 miliardi).

Il profitto e la vera e propria rendita parassitaria valgono più della vita nel capitalismo!

Nel frattempo, gli 800mila posti di lavoro persi in Italia dall’inizio della pandemia sono solo una piccola goccia in un oceano di tragedia. “400 milioni di posti di lavoro sono già stati persi e l’Organizzazione internazionale del lavoro stima che siano a rischio più di 430 milioni di piccole imprese”. Le piccole imprese saranno colpite più duramente soprattutto nei paesi più poveri. Solo nelle prime due settimane di quarantena in Brasile hanno chiuso oltre mezzo milione di piccoli negozi.

Secondo una ricerca dell’Università di Chicago, il 42% dei licenziamenti avvenuti da marzo negli Usa saranno posti di lavoro persi per sempre.

Putroppo, le soluzioni delineate da Oxfam restano sempre all’interno del riformismo. Secondo il rapporto è necessario “tenere a freno il potere delle multinazionali, ristrutturando i modelli di business e creando un economia al servizio di tutti”.

La realtà è che non si può limitare il potere delle multinazionali né creare un capitalismo più umano. La tendenza sarà sempre più alla concentrazione del capitale e allo sfruttamento brutale delle classi oppresse. Lo studio di Oxfam dimostra che la sete di profitto non si ferma nemmeno di fronte a una tragedia incommensurabile come questa pandemia, che ormai ha fatto un milione di morti.

“Un economia per tutti” sarà solo quella dove le ricchezze di pochi miliardari saranno espropriate e distribuite per il benessere di tutti e l’economia non funzionerà più ubbidendo alla logica del profitto. Già Marx lo aveva capito, nelle pagine del Capitale:

“L’accumulazione di ricchezza all’uno dei poli è dunque al tempo stesso accumulazione di miseria, tormento di lavoro, schiavitù, ignoranza, brutalizzazione e degradazione morale al polo opposto, ossia dalla parte della casse che produce il proprio prodotto come capitale”

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