28 Aprile 2022 Alessio Marconi

No al riarmo!

La guerra in Ucraina è stata occasione per l’approvazione di aumenti significativi della spesa militare. Il caso più eclatante è forse quello della Germania, che ha approvato un piano di spesa straordinario di 100 miliardi e, per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, avrà così la maggiore spesa militare in Europa.

Questo è del tutto razionale da un punto di vista capitalistico. La guerra in Ucraina conferma una legge di fondo dell’imperialismo: gli scontri fra monopoli economici e fra paesi imperialisti, che si combattono prevalentemente sul terreno economico, possono e potranno esprimersi sempre più anche sul terreno militare, e dunque le diverse classi dominanti devono dotarsi di un apparato militare per tutelare i propri interessi, proporzionalmente alla propria forza economica.

Negli ultimi dieci anni infatti la spesa militare mondiale è già aumentata del 9,3%, ben prima della precipitazione in Ucraina, che ha piuttosto avuto il ruolo di far inserire in questa tendenza i paesi europei. Sembra passata un’epoca da quando questi paesi declinavano senza complimenti la richiesta di Trump di portare le proprie spese militari al 2% del Pil; ora questo livello è accettato da tutti.

La suddivisione delle spese militari a livello mondiale

Gli USA sono ancora di gran lunga la prima potenza militare. La spesa militare americana era nel 2020 pari a 778 miliardi di dollari e nel 2021 è ulteriormente aumentata a 811 miliardi, una cifra superiore alla somma dei 10 paesi che vengono dopo (molti dei quali alleati degli Stati Uniti).

Siamo sommersi dalla propaganda sul militarismo russo. La Russia in realtà ha una spesa militare di 61,7 miliardi, paragonabile a quella della Gran Bretagna, e che peraltro è frutto di uno sforzo importante essendo il 4,3% del Pil.

Piuttosto è la Cina il paese che ha aumentato di più la propria spesa militare negli ultimi dieci anni (+76%), arrivando a 252 miliardi di dollari (1,7% del Pil). Anche questo segue la crescita del capitalismo cinese e la necessità di difendere ed espandere le proprie aree di influenza. La Cina ha mire dichiarate su Taiwan e tensioni coi propri vicini nel Mar cinese meridionale e nell’Himalaya, fra le altre.

Ad ogni modo, mettendo sempre le cose in proporzione, i paesi della NATO messi insieme fanno da soli il 56% della spesa militare mondiale, con la spaventosa cifra di 1.100 miliardi di dollari.

Se tutto questo è razionale e persino inevitabile da un punto di vista capitalista, è totalmente irrazionale dal punto di vista dello sviluppo dell’umanità e degli interessi delle persone normali. Parliamo di una quantità enorme di risorse pubbliche che non solo vengono sottratte a istruzione e sanità, ma saranno usate per distruggere infrastrutture, case, scuole, ospedali. Le più brillanti menti della ricerca scientifica vengono usate per progettare strumenti di distruzione sempre più letali anziché per risolvere i problemi dell’umanità: energie rinnovabili, contrasto alle epidemie, sistemi per migliorare la vita quotidiana delle persone, ecc. Non ci arruoliamo nella corsa al riarmo: tagliare le spese militari, investire in istruzione, ricerca e sanità, espropriare le grandi aziende di armi e convertirne le capacità produttive nell’interesse della collettività!

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