Metalmeccanici – Lo sciopero c’è, il programma è da fare!
I sindacati dei metalmeccanici hanno proclamato 4 ore di sciopero nazionale per le giornate di venerdì 7 luglio al nord e lunedì 10 luglio al sud. È indubbiamente positivo che la FIOM, anche sulla spinta dello sciopero di Pomigliano, abbia fatto un passo in più della CGIL con questa convocazione. Perciò saremo come sempre in prima fila nel dare il nostro contributo perché lo sciopero riesca al meglio.
Tuttavia basta leggere il documento con cui FIM-FIOM-UILM proclamano l’iniziativa per capirne immediatamente i limiti.
Si parla di difendere il lavoro metalmeccanico, in particolare nei settori come siderurgia, automotive, elettrodomestici, ma le ricette sono evanescenti: il lunghissimo comunicato, farcito di equilibrismi e sindacalese, come unica risposta ai rischi di deindustrializzazione chiede al governo di fare da stampella ai capitalisti. Come se il padronato, che sia nostrano o internazionale, non fosse stato riempito per anni di sussidi, agevolazioni, aiuti di ogni genere, si continua imperterriti a chiedere al governo di “incentivare” le aziende a investire, mettendo soldi pubblici nella speranza che le aziende investano.
Non si parla di riduzione d’orario di lavoro, né di lotta alla precarietà, ma si chiedono “piani industriali”, come se tutte le crisi di questi anni, da Wartsila a GKN, dall’ex Ilva a Termini Imerese (solo per citarne alcune), non avessero insegnato anche ai più ottusi che gli impegni di queste aziende valgono meno di zero.
Una linea oltretutto perdente, perché certo lo Stato italiano non può mettersi in una gara di sussidi contro gli USA o la Cina, e anche in sede di Unione Europea il ruolo assegnato all’industria italiana è prevalentemente quello di fornitrice dei paesi più forti e solo in questa misura potrebbe (forse) ricevere qualche attenzione.
Se si devono usare soldi pubblici, come peraltro già si fa, che siano impiegati per espropriare le aziende che chiudono o licenziano e per riqualificarle e rilanciarle sotto il controllo dei lavoratori!
Balza poi agli occhi come nella piattaforma sia completamente assente il tema centrale del salario.
È vero che il contratto nazionale (CCNL) dei meccanici elargirà in giugno un aumento mensile di 123 euro, dei quali 27 erano già previsti e il resto è adeguamento all’inflazione. Tuttavia non dobbiamo dimenticarci che questo aumento recupera solo metà di quanto perso dai lavoratori. Infatti l’indice applicato nel CCNL Federmeccanica, la cosiddetta IPCA “depurata”, è risultata pari al 6,6%, mentre l’inflazione ufficiale registrata dall’indice IPCA dell’ISTAT è stata del 12,3%. E questo sarà tutto per i prossimi 12 mesi, in quanto il prossimo aumento e l’eventuale adeguamento sono previsti per il 1 giugno 2024: una rincorsa in cui i salari sono sempre destinati a restare indietro rispetto ai prezzi.
Ricordiamo che l’attuale CCNL durerà fino al giugno 2024 e prevede solo un ulteriore aumento di 35 euro fino al 1 gennaio 2024.
Per questo rilanciamo con forza la rivendicazione di una nuova Scala Mobile dei salari, che difenda tutta la classe lavoratrice dall’aumento dei prezzi.
Su queste parole d’ordine invitiamo tutti i lavoratori e i delegati metalmeccanici ad aprire la discussione nelle assemblee e a farsi sentire con forza nello sciopero di luglio.
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