Maserati (Modena): nuvole all’orizzonte, è tempo di agire!
Dal primo gennaio 2017 a Modena non si produrranno più vetture Maserati. È quanto emerso nell’incontro delle delegazioni sindacali con i vertici di Fca. Questi signori hanno anche ribadito che Modena diventerà il centro di progettazione ingegneristico del gruppo. Infatti, già negli ultimi due anni sono state circa 600 le assunzioni tra impiegati, ingegneri e quadri. Il quadro generale lascia presagire il continuo abbandono del ciclo produttivo e il lento “snellimento” dell’organico operaio.
Attualmente, in Maserati ci sono circa 300 operai e 800 impiegati ma l’azienda ha annunciato un piano di 120 esuberi, di cui 15 impiegati. I lavoratori in esubero verranno trasferiti in altre sedi – tra cui la vicina Ferrari – su base volontaria.
È da notare che la struttura di quest’azienda ha avuto un lento e radicale cambiamento. Nel 2008 – anno dei licenziamenti dei 115 interinali, ed anche del nostro compagno Eugenio – si contavano circa 500 operai e 250 impiegati e si producevano 50 vetture Maserati al giorno. Già nel 2014, però, la produzione di vetture cadeva sulle 19 unità giornaliere, per poi passare alle 15 unità del 2015 e infine alle 10 previste nel 2016.
Attualmente, nello stabilimento modenese si produce anche l’Alfa 4c – che rimarrà in produzione per almeno altri tre anni – che necessita però, per unità, la metà del tempo rispetto alle ore lavorate per produrre una vettura Maserati. Questo determina che per produrre una Alfa 4c ci vogliono meno operai che per produrre una vettura Maserati.
Il ricorso alla cassa integrazione, già in atto, sarà sempre più massiccio e l’anno 2017 sarà ancora più duro per i lavoratori, conti alla mano. Di fronte a questa situazione, la maggioranza dei lavoratori è ancora in una fase embrionale della presa di coscienza. Certamente, i trasferimenti offrono a molti una ghiotta possibilità di avvicinarsi verso la loro terra d’origine, la maggior parte dei dipendenti Maserati di Modena proviene dal sud. Infatti, le sedi in cui scegliere dove essere collocati sarebbero quattro: la Sevel di Val di Sangro, la Power Train di Termoli, la SATA di Melfi ed infine Cassino dove si produrrà la Nuova Alfa Giulia.
Risulta chiaro che l’azienda s’è presa tutto il tempo per pianificare la gestione di tali eccedenze di personale.
Tuttavia, le mancate prospettive industriali dello stabilimento modenese rimangono. Un nuovo modello da allocare, ad oggi, non esiste e la sola produzione dell’Alfa 4c non è sufficiente a garantire il futuro dei circa 180 operai che restano.
E’ proprio tempo questi ultimi inizino a prendere coscienza dello scenario oscuro li attende e capire che iniziare ad organizzarsi e lottare per avere un nuovo modello da produrre nello stabilimento di Modena è l’unica strada percorribile.
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