Mafia capitale: basta corruzione e malaffare – la parola torni ai lavoratori!
“Virtualmente non c’è angolo dell’Italia che sia immune dall’infiltrazione criminale”: così il New York Times scrive in riferimento a quello che sta accadendo a Roma e alla così detta “Mafia capitale”. Dopo mesi e mesi di indagini da parte della procura, questo fenomeno di corruzione si sta espandendo sempre di più e non si esclude il commissariamento della città. Il prefetto Gabrielli dovrà decidere entro il 31 luglio se dalle indagini emergono le condizioni per arrivare alla richiesta di scioglimento del consiglio comunale. Intanto la giunta di Ignazio Marino inizia a perdere pezzi importanti: l’assessore alla mobilità Guido Improta lascia il suo incarico, Silvia Scozzese titolare al bilancio è verso le dimissioni e altri tre consiglieri comunali del Pd si sono autosospesi. Lo scandalo di Mafia capitaleha messo in luce i rapporti di corruzione e malaffare che da anni investono i partiti del centro-destra e del centro-sinistra nella capitale. Il legame di corruzione tra la giunta capitolina e questo sistema criminale si evidenzia soprattutto a livello economico con i finanziamenti fatti dalla cooperativa “29 giugno” a sedi di partito, campagne elettorali e comitati di quartiere. Buzzi, a capo della cooperativa, avrebbe elargito circa 200mila euro per finanziare tutto questo: “me li sto a comprà tutti”. Proprio questo emerge da una intercettazione. Migliaia e migliaia di euro sottratti ai lavoratori della cooperativa e ai cittadini romani.
La capitale, soprattutto negli ultimi mesi, ha visto numerose mobilitazioni in vari settori della società sotto la spinta di tutti questi scandali che hanno investito la città. Lavoratori che per decenni non hanno mai manifestato il loro disappunto contro le loro condizioni di lavoro e i vari sfruttamenti che hanno dovuto subire hanno fatto sentire la loro voce. Rimane un avvenimento importantissimo la grande manifestazione dei dipendenti comunali tenutasi il 6 giugno dello scorso anno con una adesione allo sciopero dell’80 per cento. Tutti i servizi della città sono stati paralizzati e per la prima volta migliaia di persone si sono affacciate al mondo della politica per manifestare la loro disapprovazione per il taglio del salario accessorio proposto dal comune per tamponare il suo debito che ammonta a 16,7 miliardi di euro.
Il comune ha inoltre iniziato una campagna di privatizzazioni e di cessioni di pezzi importanti delle aziende romane: Aeroporti di Roma, Centro agroalimentare, Centro ingrosso fiori, Centrale del latte fino ad arrivare a quelle più importanti cioè Ama (gestione dei rifiuti) e Atac (trasporto pubblico locale) che vivono da anni una situazione sempre più delicata con bilanci sempre in rosso e le condizioni dei lavoratori che peggiorano sempre di più con continui aumenti dei ritmi di lavoro e turni sempre più massacranti. I lavoratori di questa città hanno iniziato ad alzare la testa e a capire che non devono essere loro a pagare le conseguenze di questo sistema corrotto e criminale. Anche nelle ultime elezioni dei rappresentanti sindacali si è visto un voto combattivo da parte dei lavoratori. Nel settore della scuola, della sanità, dei vigili urbani, la Cgil perde circa mille voti e li guadagna l’Usb con 910m voti in più. Questo è accaduto perché i lavoratori hanno voluto premiare il sindacato che è stato al loro fianco durante le vertenze più significative a discapito della Cgil che non ha difeso i loro interessi.
Quello che succede nella capitale è un film già visto milioni di volte in cui la corruzione fa da protagonista e i lavoratori sono coloro che pagano le conseguenze di questo marcio sistema. Questa vicenda mette in luce la continuità che c’è stata fra le varie giunte di centro-destra e centro-sinistra che si sono alternate a Roma. E anche gli altri pezzi che compongono la giunta e le pseudo-opposizioni, cioè Movimento 5 stelle, Marchini e Sel, certamente non rappresentano una valida alternativa al Pd.
Il vice sindaco, Luigi Nieri di Sel, non sembra intenzionato a lasciare la sua poltrona sostenendo: “Se prendiamo la decisione dell’azzeramento della giunta un minuto prima rassegno le mie dimissioni. Dovrei farlo ora per quello che ho sentito o detto. Ma è una cosa che va in bocca a chi ci ha portato qui”. I dirigenti di Sel, infatti, chiedono al sindaco di andare avanti e investire su una nuova esperienza di discontinuità con il passato e ricostruire un rapporto con i cittadini di Roma. È evidente che questa discontinuità di cui parlano i dirigenti di Sel non ci sarà.
Il Movimento 5 stelle grida alla caduta della giunta facendo manifestazioni e sit in con CasaPound e Salvini. E proprio Grillo sostiene che, se CasaPound volesse, sarebbe benvenuta nel Movimento 5 stelle. Ma forse Grillo dimentica che molti di questi “signori” sono legati a queste vicende avendo assunto anche ruoli importanti di gestione durante la giunta di Alemanno. L’alternativa sarebbe Grillo che incita alle privatizzazioni di municipalizzate come Atac e Ama, facendo pagare i debiti ai lavoratori? La sua parola d’ordine è: la forma di partito come c’è da anni è fallita e noi stiamo con chi vuole cambiare le cose, destra o sinistra non fa differenza.
Certo tra la destra e la sinistra rappresentate oggi nelle istituzioni non c’è molta differenza. Ambedue privatizzano, depredano le casse pubbliche, attaccano i diritti dei lavoratori. Lo stesso fa il M5S quando governa, come a Pomezia.
Noi vogliamo una sinistra che stia all’opposizione, alla larga dalle logiche di corruzione e malaffare del capitalismo, con un programma intransigente a difesa delle classi più deboli. Che nasca dalle lotte, collegando e organizzando tutte le realtà che in questi mesi e anni si sono battute in città. Che si ponga l’obiettivo di cacciare Marino e che sia consapevole che solo il protagonismo dei giovani e dei lavoratori può mettere fine a questo sistema economico e sociale basato sul malaffare e sulla corruzione.
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