M5S e Tap – Promesse e tradimenti
“Se loro vorranno fare il gasdotto in Puglia con l’esercito, noi ci metteremo il nostro di esercito” urlava Grillo prima che il suo “movimento” andasse al potere.”Con il movimento 5 stelle al governo la TAP la blocchiamo in due settimane” diceva Di Maio, mentre in campagna elettorale cercava di accaparrarsi il voto dei Salentini. Ci hanno messo alcuni mesi, non per bloccare Tap, ma per rilanciarla: “Opera funzionale” l’ha definita Di Maio durante la relazione al Copasir.
Dietro a mille giravolte utili a prendere tempo di fronte alla propria base c’era la volontà dei 5Stelle di rinsaldare il legame con la Lega, principale rappresentante nel governo delle multinazionali energetiche, permettendo l’ennesima opera inutile e dannosa per l’ambiente e per il territorio, che vedrà l’espianto di centinaia di ulivi secolari e la distruzione della costa (distruggendo i banchi di Posidonia), con rischi altissimi di incidenti e inquinamento. Inoltre, non c’è bisogni di nuovi gasdotti, visto che la domanda di gas e metano dal 2006 ad oggi non è affatto cresciuta.
Come prima più di prima
Dopo il voltafaccia governativo i lavori sono ripresi a ritmo forsennato con le stesse modalità precedenti. I mezzi sono stati movimentati nella notte, cercando di prendere alla sprovvista gli attivisti NO-TAP, e il “loro” esercito si è rivelato essere lo stesso esercito di sempre, cioè l’apparato repressivo dello stato borghese. In compenso il nuovo decreto sicurezza firmato Salvini inasprisce le condanne per le azioni di lotta (ad es. per i blocchi stradali). Gli attivisti, tornati in strada per fermare fisicamente i lavori, hanno dato fuoco alle bandiere del Movimento5Stelle, segnando la rottura tra il movimento NO-TAP e il governo. La fiducia conquistata dai 5S in campagna elettorale grazie a promesse mirabolanti (raggiungendo il 40% di voti nel Salento), ha iniziato a sgretolarsi dopo questo tradimento.
La trappola dei risarcimenti
Nel tentativo di frenare il malcontento crescente Di Maio ha parlato di un contratto che prevederebbe penali stratosferiche tenute segrete, superiori ai 20 miliardi di euro, in caso di mancata realizzazione. In realtà quelli di cui parla Di Maio sono rimborsi alle società che fanno parte del consorzio di realizzazione dell’opera: rimborsi del tutto prevedibili e che potevano essere visionati già nei primi giorni di governo, considerando la partecipazione al consorzio della Snam, società di proprietà pubblica.
Si evince come, la volontà dei 5Stelle sia quella di cambiare tutto lasciando tutto com’era, senza avere il coraggio di mettere in discussione il sistema. Un vero cambiamento non può che produrre uno scontro spietato con le multinazionali; fermare le grandi opere è possibile solo dichiarando illegittimo qualunque contratto o accordo stipulato con queste società, poiché frutto di una gestione clientelare e affaristica della cosa pubblica. Rifiutare il pagamento di qualunque forma di indebitamento derivante da tali accordi e espropriare completamente il settore energetico è l’unico modo per contrastare lo strapotere di pochi, mettendo al centro l’interesse di giovani e lavoratori all’interno di un programma dichiaratamente anticapitalista.
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