Logistica, il fronte è rovente!
Mentre in Sda si firma la tregua, i padroni fanno saltare il banco
Oltre tre settimane di sciopero in Sda Express di Carpiano (Milano), 100mila pacchi fermi e infine la serrata aziendale. Questa l’evoluzione della vertenza nel corriere di Poste italiane che conta a livello nazionale 1500 dipendenti diretti, 4mila autisti e 2500 facchini.
Contro i lavoratori in sciopero si sono scomodati i deputati del Pd, chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine, e una squadraccia di cento picchiatori, alcuni con le divise Sda, che la notte del 25 settembre hanno assaltato il presidio venendone prontamente respinti.
Tutto è iniziato a settembre quando 43 lavoratori precari, sui 400 di Carpiano, erano prossimi al licenziamento. Il Sol Cobas (una scissione del Si Cobas) parte con la lotta per ottenerne il rinnovo. Dopo quattro giorni Sda dà il benservito al consorzio Cpl che gestiva il sito e gira l’appalto a Ucsa. Ucsa riassume tutti, anche i precari, alle stesse condizioni economiche del consorzio uscente, ma trattandosi di “nuove assunzioni” pretende l’applicazione del Jobs act, che rende tutti licenziabili in qualsiasi momento. Per i lavoratori e il Si Cobas, a cui sono iscritti la maggioranza, è inaccettabile, significa vanificare anni di dure lotte.
Il Sol Cobas firma l’accordo, l’obbiettivo di riconfermare i precari viene considerato raggiunto. Si oppone invece il Si Cobas che rivendica giustamente i diritti precedentemente conquistati, il 18 settembre inizia il blocco dei cancelli. Sda gioca a drammatizzare lo scontro, provoca l’esasperazione dei clienti, denuncia per settembre un calo del 50% del fatturato, minacciato il fallimento e presenta la vertenza come un litigio tra sindacati di base. Poi a fine settembre procede con la serrata.
La lotta, almeno il primo round, è finita il 12 ottobre, con la firma di un accordo che prevede il ritorno al lavoro graduale e l’utilizzo della cassa integrazione per sei settimane, fino a quando la situazione del deposito tornerà a regime. Salvo il lavoro per tutti, il testo però non chiarisce il punto decisivo dell’applicazione del Jobs act.
Questo non significa che sia stata una lotta inutile. Sempre più i cambi d’appalto senza clausola sociale diventano la regola anche nelle aziende sindacalizzate come grimaldello per applicare il Jobs act. Provano a farlo all’Ilva, che ha 14mila dipendenti, figuriamoci negli appalti. A Carpiano hanno deciso di lottare, in questi decenni invece troppo spesso i vertici sindacali hanno rinunciato a una lotta vera, per questo oggi sempre meno lavoratori hanno fiducia nei sindacati.
Non a caso proprio mentre si firmava l’accordo per Carpiano, le associazioni padronali hanno fatto saltare il banco della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale pretendendo tagli salariali e aumento secco dell’orario di lavoro e della precarietà. La lunga trattativa (rigorosamente segreta) condotta da Cgil, Cisl e Uil finisce in una rottura e con la convocazione (finalmente!), di 48 ore di sciopero per il 30-31 ottobre.
La necessità di un fronte unico di tutti i lavoratori del settore merci, al di sopra delle divisioni sindacali e contrattuali, e di una piattaforma radicale almeno quanto quella dei padroni, diventa imperiosa!
Clicca qui per leggere il volantino (in pdf) prodotto da lavoratori e delegati del settore merci e logistica per lo sciopero del 30-31 ottobre
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