Le dichiarazioni di Trump su Gerusalemme svelano la vera faccia del capitalismo

Mercoledì scorso, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che avrebbe riconosciuto ufficialmente Gerusalemme come capitale di Israele. Questo rivela la vera natura dei cosiddetti colloqui di pace. In un discorso pronunciato alla Casa Bianca, Trump ha dichiarato: “Ho deciso che è ora di riconoscere ufficialmente Gerusalemme come capitale d’Israele.”

“Mentre i presidenti precedenti si sono limitati a grandi promesse elettorali, non sono riusciti a mantenere. Oggi, io le mantengo. Il mio annuncio odierno segna l’inizio di un nuovo approccio al conflitto tra Israele e i palestinesi“.

Il messaggio di Trump ha causato un grande subbuglio nell’opinione pubblica mondiale e un capo di stato dopo l’altro ha espresso la propria contrarietà. Anche il docile cagnolino degli Stati Uniti, il primo ministro britannico Theresa May, ha dovuto ammettere che l’annuncio di Trump era “inefficace per quanto riguarda le prospettive di pace nella regione”. Anche Francia e Germania hanno condannato la mossa di Trump, fatto che rivela una divaricazione crescente tra gli Stati Uniti e l’Europa.

I media liberali in tutto il mondo hanno versato lacrime di coccodrillo per il futuro dei cosiddetti negoziati di pace. Ma Trump ha appena messo a nudo quella che è sempre stata la verità, che questi negoziati non sono mai stati una cosa seria. Questi gentiluomini “rispettabili” non hanno mai sostenuto il popolo palestinese oppresso. Per decenni, le guerre sanguinose contro i palestinesi e l’espansione di Israele sono state di fatto sostenute dalle potenze occidentali.

Israele ha condotto innumerevoli guerre e dispone di uno degli eserciti più potenti e tecnologicamente avanzati del mondo: dall’altra parte ci sono le masse palestinesi che sono assediate da ogni lato. Nel corso degli ultimi decenni, decine di migliaia di uomini, donne e bambini palestinesi sono stati uccisi in queste guerre. Molti altri sono stati uccisi nella violenza quotidiana perpetrata dal regime israeliano.

Ufficialmente, solamente dagli accordi di Oslo del 1993, più di 110mila palestinesi sono stati arrestati e più di 270mila coloni israeliani si sono insediati in Cisgiordania. Il capitalismo israeliano non potrebbe mai accettare una Palestina forte e vitale, né può fermare la propria espansione, che è inscritta nel suo DNA.

Nel corso di tutti questi avvenimenti tragici i nostri amici “democratici” liberali hanno dato il loro sostegno tacito o attivo alle aggressioni dell’imperialismo israeliano. Non c’è mai stata alcuna pace, né alcun intenzione reale di arrivare ad essa. I leader palestinesi e i “leader” del mondo arabo hanno contribuito a questa farsa in tutti questi anni, un fatto che rivela quali siano i loro reali interessi.

Quello che Trump sta facendo è solo svelare questa ipocrisia. Sta spazzando via la cortina fumogena “democratica” con la quale la classe dominante copre tutti i suoi atti di barbarie. Sta rimuovendo la foglia di fico dietro la quale Mahmoud Abbas e i leader dell’OLP si nascondono da anni. E sta rivelando la verità, brutale e sanguinaria, sul capitalismo. Su basi capitaliste, non ci sarà mai un accordo in Israele e in Palestina.

La ragione principale dietro l’annuncio di Trump era quella di placare gli elementi di destra reazionari nella sua stessa base d’appoggio. Allo stesso tempo, ha marcato una differenza rispetto alle politiche di Obama in Medio Oriente, cercando di essere più deciso nel sostegno agli alleati tradizionali degli Stati Uniti. Mentre la guerra civile siriana giunge al termine, l’Arabia Saudita e Israele sono più preoccupati che mai della crescente influenza dell’Iran nella regione.

Israele ha cercato di tenersi fuori dal pantano siriano, ma la settimana scorsa ha intensificato il suo intervento bombardando una base militare iraniana poco più a sud di Damasco. Anche il principe ereditario saudita Muhammad bin Salman fa rullare i tamburi di guerra, cercando in primo luogo di provocare un conflitto in Libano e in seguito di creare un’alleanza militare con più di 40 paesi, con l’intento di combattere l’Iran.

Gli interessi convergenti di Arabia Saudita e Israele hanno portato alle prime dichiarazioni pubbliche di sostegno reciproco negli ultimi mesi. La dichiarazione di Trump deve essere inserita nello stesso filone. Anche se hanno protestato pubblicamente, dietro le quinte i sauditi hanno affilato i loro coltelli, pronti a pugnalare il popolo palestinese alle spalle. Niente è cambiato.

Tuttavia, la dichiarazione di Trump riporta in superficie il profondo odio nei confronti dell’imperialismo USA che esiste in tutta la regione. E indebolisce l’influenza degli Stati Uniti e dei loro alleati, mentre vedremo l’influenza politica dell’Iran crescere ulteriormente. Hamas a Gaza ha fatto appello a una nuova Intifada e si svilupperanno scontri in tutta la regione. L’annuncio di Trump non solo smaschera la farsa dei colloqui di pace, ma aumenta anche le tensioni tra i governi e le masse nella regione.

Gli Stati Uniti non sono in grado di intervenire in Medio Oriente come facevano prima. Il tentativo di Trump di uscire da questa crisi è simile a quello di un uomo bloccato nelle sabbie mobili che cerca di tornare in una zona di sicurezza, ma lo sforzo compiuto lo porta solo ad accelerare il processo che lo fa affondare. L’anello più debole è lo stesso regime saudita, aggrovigliato in una rete di insolubili contraddizioni e minacciato da una opposizione interna crescente, e il suo nuovo comportamento aggressivo servirà solo ad affrettare il suo stesso declino.

Per le masse della regione questa è una dura lezione. Finché il loro destino sarà lasciato nelle mani della classe dominante e dei suoi politici, vedremo massacri ancora più terribili di quelli che stanno affrontando oggi. 25 anni di “colloqui di pace” hanno portato solo alla completa distruzione del movimento palestinese. Lungi dal risolvere alcunchè, i leader palestinesi, aiutati dai governi dell’Egitto e degli altri paesi arabi, hanno agito sempre più come secondini del movimento palestinese facendo il lavoro sporco per l’imperialismo israeliano che assoggettava la loro stessa gente. Solo un movimento rivoluzionario in tutta la regione sulla base di un’alleanza di tutti gli oppressi, contro tutti i governanti, può porre fine a questa tragedia.

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