Landini versus Colla – Le basi del conflitto nella Cgil
Con un video a dir poco insolito rivolto agli iscritti, Susanna Camusso ha lanciato la candidatura di Maurizio Landini alla segreteria generale della Cgil. La segreteria del sindacato di Corso d’Italia si era già pronunciata per l’ex segretario della Fiom con una votazione a maggioranza (7 contro 2); ad opporsi sono stati Roberto Ghiselli e l’ex segretario dell’Emilia Romagna, Vincenzo Colla, considerato da tutti l’antagonista di Landini alla segreteria generale.
Nelle ultime settimane Colla ha infatti ricevuto numerosi apprezzamenti sui media. Abbiamo così appreso che “il modello di Colla è quello del sindacato che contratta e che concerta a differenza di Landini che è per il sindacato movimentista” (Repubblica, 3/10/2019), che “Colla… è considerato un pragmatico, politicamente più vicino al Pd non renziano e a Leu, è un acceso sostenitore della concertazione, non risparmia critiche al governo gialloverde e alle posizioni antieuropeiste.” (Il Sole 24 Ore, 9/10/2018).
Chi sostiene Vincenzo Colla?
La classe dominante sembra quindi aver scelto il proprio candidato alla segreteria della Cgil, così come il Pd che attraverso il sito Democratica, ha lanciato la sfida contro la deriva movimentista: “Con Maurizio Landini avremmo una Cgil completamente diversa da quello che è stata in questi decenni. Ma ancora non ha vinto la battaglia.”
Insomma il Pd ci fa sapere che è vivo e che lotta al fianco di Colla.
Nelle interviste rilasciate ai giornali, Vincenzo Colla dichiara di guardare “con favore all’esperienza della partecipazione che è alla base del modello tedesco di relazioni industriali” e che “il Paese invece di fare a botte con l’Europa dovrebbe attirare investitori pazienti per modernizzare il sistema produttivo” (Corriere della Sera 3/10/2018).
Insomma siamo di fronte a un vero paladino dell’Unione europea, favorevole alle grandi opere e di conseguenza strenuo oppositore del reddito di cittadinanza (il Resto del Carlino, 9/10/2018).
Landini per parte sua in questi mesi è stato particolarmente silenzioso e non ha usato gli spazi mediatici che pure non gli sarebbero mancati, essendo a livello di massa molto più conosciuto di Colla, come è costretto a riconoscere persino il Corriere.
Non è la presunta popolarità di Landini che ha spinto la maggioranza della segreteria della Cgil a schierarsi in suo favore, ma piuttosto l’istinto di sopravvivenza. Dopo lo scontro con Renzi e la linea della “disintermediazione” (vale a dire della non concertazione) Susanna Camusso ha deciso di seguire una strada totalmente indipendente da quella del Pd. Non a caso Camusso ci teneva ad evidenziare come nella sua segreteria nazionale non ci fosse un solo componente con la tessera del Pd in tasca. Una linea che non è mai stata accettata dallo Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil, che infatti ha eletto la sua ultima segretaria (Carla Cantone) al parlamento proprio nelle liste del Pd.
Il tentativo di Camusso è quello di mettere un argine contro l’onda lunga “populista” che in questi anni ha travolto il Pd e tutte le formazioni della sinistra riformista. La conseguenza è una rottura con il Pd per aprire un dialogo con il governo giallo-verde, e Landini è il miglior candidato di cui dispone per applicare questa linea.
Tutto si può dire di Susanna Camusso, ma non che sia priva di realismo politico.
Proprio per questo l’endorsement del Pd alla candidatura di Colla è stato forte e chiaro. I suoi sostenitori sono estremamente agguerriti e determinati a portare la battaglia fino in fondo.
Pedretti, segretario dei pensionati, avrebbe persino minacciato di separare lo Spi (con i suoi oltre due milioni e mezzo di iscritti dalla Confederazione), il che detto fra parentesi rappresenterebbe un enorme passo in avanti, visto l’uso che le burocrazie hanno sempre fatto dei pensionati contro i settori più combattivi della classe lavoratrice.
In cosa si distingue Landini?
Ma se Landini rappresenta un argine a tutela della Cgil, cosa hanno da guadagnare i lavoratori da una sua elezione?
A differenza di Colla, negli ultimi tempi l’ex segretario della Fiom è stato molto silenzioso e non ha tentato in alcun modo di qualificare la sua candidatura alla segreteria, né all’esterno, né all’interno del sindacato.
Per quale ragione un iscritto alla Cgil dovrebbe dunque sostenerne la candidatura, se Landini negli ultimi tre anni ha sostenuto in tutto e per tutto la Camusso, firmando un pessimo contratto dei metalmeccanici da segretario della Fiom e seguendo su ogni punto la linea non conflittuale della Cgil?
In cosa consiste il “movimentismo” di Landini di cui tanto si parla? Movimento se ne è visto veramente poco e dopo la vergognosa resa di fronte alla Fornero e la breve parentesi dello sciopero generale del dicembre 2014 contro il Jobs act a cui non è stata data alcuna continuità, la Cgil è stata ferma, immobile, totalmente assente dal conflitto sociale.
Proprio per questo il governo giallo-verde ha ottenuto il voto dei proletari e c’è grande aspettativa attorno ad esso. Questo la Cgil lo sa e non è disposta a scontrarsi contro di esso come gli chiedono Renzi e Martina.
Ma questo non significa che la linea di Camusso sia cambiata, il suo tentativo è quello di continuare a fare la concertazione con i nuovi inquilini di Palazzo Chigi, così come faceva con il Pd (con la breve eccezione del governo Renzi e per decisione dello stesso Renzi).
La Cgil e il governo
Infatti se Colla propone di fare l’opposizione al governo sulla base di una linea europeista e confindustriale, Landini è sulla linea della concertazione con Di Maio.
Due linee ugualmente sbagliate, entrambi conducono il movimento operaio alla sconfitta.
Per cui se è vero che capiamo la differenza tra un candidato del Pd e un candidato della sinistra, per quanto riformista, siamo anche in grado di capire che questo non implica necessariamente un sostegno verso il candidato che formalmente si colloca più a sinistra, se questo non decide di intraprendere la via del conflitto e della mobilitazione sociale su politiche di classe. Senza questo, la Cgil continuerà nella paralisi che l’ha spinta al minimo di credibilità fra i lavoratori e sarà sempre più ininfluente e lontana in una lotta di classe che dovrà trovare altri canali per esprimersi.
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