La vittoria di Biden non è una vittoria per la classe operaia: gli Stati Uniti hanno bisogno di un partito dei lavoratori!

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La vittoria di Biden non è una vittoria per la classe operaia: gli Stati Uniti hanno bisogno di un partito dei lavoratori!

Joe Biden ha vinto le elezioni presidenziali 2020, per la gioia dell’establishment e per il sollievo di milioni di americani comuni stufi di Donald Trump. Tuttavia, la società statunitense rimane polarizzata, e Biden rappresenta la stessa politica borghese che ha portato all’ascesa di Trump. I lavoratori e i giovani hanno bisogno di una vera alternativa di classe al marcio Partito Democratico.

Alla luce della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali americane, vale la pena commentare due articoli apparsi di recente sul New York Times. Uno è un’intervista con il membro del Congresso e dei Democratic Socialists of America, Alexandria Ocasio-Cortez (AOC). Un altro è un articolo sui piani di Trump per il prossimo periodo. Il primo evidenzia la reale natura del Partito Democratico, mentre il secondo mostra che il “fenomeno Trump” non è affatto al capolinea.

La AOC – che si è fatta una reputazione di sinistra all’interno del Partito Democratico – ha spiegato che nella sua esperienza il Partito Democratico è stato ostile alle battaglie a favore di cause progressiste, come Medicare for All e Black Lives Matter. Ha detto: «All’esterno, c’è stato molto appoggio (a queste cause Ndt). Ma all’interno, (il partito Ndt) è stato estremamente ostile a tutto ciò che aveva anche soltanto l’odore di progressismo».

AOC qui ci dice quello che già sapevamo, cioè che il Partito Democratico è un partito borghese e uno dei principali strumenti a disposizione della classe capitalista. Dal secondo dopoguerra in poi ci sono stati cinque presidenti democratici, che sono rimasti in carica per un totale di 36 anni sui 75 del dopoguerra, praticamente la metà del tempo. In politica estera sia i Democratici che i Repubblicani hanno difeso gli interessi della stessa classe dominante. In tutti gli anni in cui i Democratici sono rimasti in carica, non abbiamo visto alcun cambiamento significativo nella politica del governo statunitense che possa in qualche modo essere interpretato come orientato verso una politica socialista.

Il Partito Democratico ha avuto la tendenza ad assumere una posizione più progressista o almeno “liberale” su questioni come i diritti civili, l’aborto, i matrimoni gay e così via, per questo è stato presentato ai lavoratori statunitensi come un possibile strumento per promuovere i loro interessi. Il fatto che i leader sindacali tendano a sostenere il Partito Democratico si aggiunge a questa idea. Ma in realtà il Partito Democratico svolge un ruolo simile a quello del Partito Liberale in Gran Bretagna nel XIX secolo. All’epoca la classe operaia alla fine trasse la conclusione di dover rompere con i liberali e fondò il proprio partito. Lo stesso vale oggi negli Stati Uniti.

Il problema è che molti a sinistra, negli Stati Uniti come all’estero, presentano il Partito Democratico come una forza progressista con cui i socialisti possono lavorare, o che almeno serva come veicolo che può essere usato per portare alla fondazione di un vero partito operaio negli Stati Uniti. Questo non fa avanzare la causa della classe operaia americana. Al contrario, serve a rallentare il processo di costituzione di una voce indipendente, che sarebbe il primo passo per mezzo del quale i lavoratori americani potrebbero finalmente avere un proprio governo.

Perché Trump ha vinto nel 2016

Nel 2016, dopo otto anni di amministrazione Obama-Biden, Trump ha ottenuto quello che molti avevano ritenuto impensabile, la vittoria nelle elezioni presidenziali. Ci si deve chiedere come ciò sia stato possibile. Il motivo è da ricercarsi nel relativo ma costante declino degli Stati Uniti, nel lungo periodo. Molte industrie statunitensi hanno chiuso negli ultimi decenni e molti posti di lavoro sono andati perduti. Molti settori della classe operaia sono stati pesantemente colpiti da questa situazione, e nulla è migliorato per loro sotto la presidenza Obama.

Trump è stato in grado di sfruttare questa situazione, promettendo di “rendere di nuovo grande l’America”, di aumentare i posti di lavoro e di migliorare il loro tenore di vita. È il classico populista borghese che combinava nazionalismo, razzismo, misoginia con la promessa di una vita migliore. Questo spiega perché una parte della classe operaia statunitense abbia votato per lui. I democratici non avevano fatto nulla per loro e questo valeva anche per i repubblicani. Ma Trump era visto come l’outsider, il che spiega la sua ascesa.

Trump ha anche espresso il lato più rozzo della classe dominante degli Stati Uniti: perché fa parte di quella classe, anche se finge di essere contro l’establishment. Ha espresso un razzismo sfacciato, come è stato chiarissimo durante il movimento Black Lives Matter, inviando un messaggio ai suprematisti bianchi, e a tutti gli altri gruppi razzisti reazionari, affermando che avevano un amico alla Casa Bianca. In questo modo, Trump destabilizzava la società statunitense, agitando le acque in modo preoccupante per la classe dominante. Questa temeva che forze di classe incontrollabili potessero essere scatenate dal basso. L’atmosfera insurrezionale che si respirava in molte città degli Stati Uniti dopo l’uccisione di George Floyd a maggio ha confermato i loro peggiori incubi.

Tutto questo spiega perché un grande strato della società statunitense, tra cui: i giovani, un significativo strato della classe operaia, le donne e i neri, desideravano vedere la fine di Trump. La classe dominante ne ha approfittato per promuovere il suo uomo, Joe Biden, come un grande progressista che avrebbe messo fine all’incubo Trump, ma è sufficiente osservare il suo percorso per capire quanto ciò sia falso.

Basta guardare chi lo ha sostenuto finanziariamente. In una campagna elettorale in cui sono stati spesi più di 14 miliardi di dollari, le risorse dei Democratici hanno superato del doppio quelle dei Repubblicani. Le grandi case farmaceutiche hanno donato quasi 6 milioni di dollari alla campagna di Biden, ma solo 1,5 milioni a quella di Trump. Tutte le cifre indicano che la maggior parte della classe capitalista statunitense ha sostenuto e finanziato Biden. Questo significa che si fidano di lui per difendere i loro interessi. Per queste persone, contribuire finanziariamente alla campagna di Biden è stato un investimento che porterà un ritorno per i loro interessi, non per la classe operaia americana.

Una società profondamente divisa

Mentre i media liberali sono pieni di entusiasmo per la vittoria di Biden, una volta che andiamo al di là di tutte le spacconate superficiali quello che vediamo è un paese profondamente diviso. Questa divisione si presenta apparentemente come una divisione tra i sostenitori di Trump e quelli di Biden. Ma il vero divario è tra le classi. La società americana non è mai stata così polarizzata e la classe dominante è estremamente preoccupata su dove stiano andando gli USA.

Questi signori si sono opposti a Trump non perché fosse di destra, ma perché con il suo comportamento provocatorio e i suoi commenti rischiava di destabilizzare ulteriormente la società americana. Non è un caso che nei suoi primi discorsi, Biden abbia lanciato un appello affinché tutti gli americani si uniscano come una nazione. Dice che sarà il presidente di tutti gli americani. Pensa che con parole mielose può sdrammatizzare le vere differenze che esistono nella società americana. Ma nessuna sovrabbondanza di parole mielose eliminerà l’estrema polarizzazione della ricchezza, con l’accumulo di enormi patrimoni da un lato e la crescente povertà dall’altro.

La prima domanda che ci si deve porre è: perché l’establishment borghese ha appoggiato Biden? Se si pone la domanda giusta si ottiene la risposta giusta. L’Economist, la voce reazionaria della classe capitalista britannica, ha pubblicato un articolo intitolato: Why it has to be Biden (Perché deve essere Biden, Ndt). Il New York Times in una rubrica di opinione del comitato di redazione ha scritto: Elect Joe Biden, America (America, eleggi Joe Biden Ndt). Dove si dichiarava che: «L’ex vicepresidente è il leader di cui la nostra nazione ha bisogno ora […] il Paese è più debole, più arrabbiato, meno speranzoso e più diviso di quanto non fosse quattro anni fa […] il suo (di Biden, Nda) focus sarebbe quello di sanare le divisioni e radunare la nazione attorno a valori condivisi […]».

Di quali valori condivisi stiamo parlando? Come si può parlare di “valori condivisi” quando la popolazione vive in condizioni sociali così diverse? Ci sono ancora quasi 30 milioni di americani che non hanno una copertura medica. È per questo motivo che ogni anno si perdono tra le 40.000 e le 60.000 vite umane in morti evitabili. Ciò che sta uccidendo queste persone è la povertà. L’assistenza sanitaria negli Stati Uniti è in realtà un’enorme macchina per fare soldi. Potete scommettere il vostro ultimo dollaro che la grande industria farmaceutica non ha donato milioni di dollari alla campagna di Biden per farsi escludere dall’affare dell’assistenza sanitaria.

Nel 2018, oltre 38 milioni di persone negli Stati Uniti vivevano in povertà, con i neri, i latini e i nativi americani particolarmente colpiti. Nello stesso anno, oltre l’11 per cento delle famiglie è stato classificato come “a rischio per il cibo”. Anche gli strati intermedi hanno visto il loro reddito ristagnare o diminuire negli ultimi anni. A questa situazione già drammatica si aggiungono gli effetti della pandemia, con livelli di disoccupazione alle stelle.

Alexandra Ocasio-Cortez

Questa è un’America, ma ce n’è un’altra, quella dei miliardari. Solo quest’anno i 400 americani più ricchi hanno guadagnato 240 miliardi di dollari, portando la somma totale della loro ricchezza a 3,2 trilioni di dollari. L’1 per cento della popolazione possiede 34,2 migliaia di miliardi di dollari, mentre il 50 per cento più povero ha visto i propri redditi ristagnare e diminuire.

Quello che abbiamo è un costante trasferimento di ricchezza dalla maggior parte della popolazione, coloro che lavorano e producono la ricchezza, a una minuscola minoranza al vertice della società. Nessun discorso di Biden cambierà questo fatto all’improvviso. Questo processo di polarizzazione della ricchezza è in corso da oltre 40 anni. Quando Biden è stato vicepresidente per otto anni durante il mandato di Obama non c’è stato alcun cambiamento nella direzione di questo processo.

Se qualcuno pensa che Biden entrerà in conflitto con questo 1 per cento, ricordate cosa disse appena due anni fa, nel 2018, ad un evento del Brookings Institute, a proposito dei super-ricchi: «Non credo che 500 miliardari siano la ragione per cui siamo nei guai. Le persone al vertice non sono i cattivi».

Biden eseguirà gli ordini della classe capitalista

Qui abbiamo il problema principale rispetto a Biden. Non attaccherà la classe capitalista, che lui rappresenta. Ha promesso diverse riforme, e a breve termine deve affrontare la pandemia, che è in effetti fuori controllo negli Stati Uniti. Questo significa che inizialmente dovrà continuare a spendere enormi quantità di denaro pubblico per sostenere l’economia, ma prima o poi questa politica dovrà essere invertita. L’attuale ondata di spesa a livello globale è stata imposta alla classe capitalista per paura che la rivoluzione sociale scoppiasse a partire dai settori più bassi della società. La classe capitalista è pienamente consapevole del reale potere della classe operaia, e teme una crisi in cui i lavoratori non avrebbero altra scelta che lottare.

Così, per ora, abbiamo Biden che cerca di convincere con le buone parole di essere il presidente di tutti gli americani. Ma quello che dice ora e la realtà di quello che dovrà fare per la classe che rappresenta sono due cose molto diverse.

Questo solleva un’altra questione. Trump è stato presentato come il male peggiore in questa elezione. E ci è stato detto che per fermare il male peggiore era necessario sostenere il male minore: il candidato del Partito democratico. Nonostante questo, milioni di americani hanno votato per Trump, molti di più che nel 2016.

Sarebbe un errore pensare che ora che è stato sconfitto, questa sia la fine di Trump. Questo ci porta all’altro articolo del New York Times. In esso si legge quanto segue: «Il presidente Trump sta progettando di formare un cosiddetto comitato dirigente di azione politica, uno strumento a livello federale di raccolta fondi che potenzialmente gli permetterà di mantenere la sua presa sul Partito Repubblicano anche quando non sarà più in carica, (secondo quanto Ndt) hanno detto alcuni funzionari di partito lunedì».

Trump ha costruito una base significativa di sostegno e non ha intenzione di dilapidarla. Secondo lo stesso articolo:

«Per lo più, questo sarebbe quasi certamente un veicolo attraverso il quale Mr. Trump potrebbe mantenere la sua influenza in un partito che è stato rimodellato in gran parte a sua immagine negli ultimi quattro anni.»

«Il presidente Trump non se ne andrà a breve», ha detto Matt Gorman, uno stratega repubblicano, «Si inserirà nel dibattito nazionale in un modo diverso da quello dei suoi predecessori».

«Prima delle elezioni, Trump ha detto ai consiglieri, a volte scherzando e altre volte no, che potrebbe candidarsi di nuovo nel 2024 se avesse perso contro Biden».

Il “male peggiore” può tornare

Biden non metterà fine al fenomeno Trump. Può aver vinto queste elezioni, ma è anche vero che Trump ha aumentato massicciamente i suoi voti in termini assoluti, ottenendo in totale circa 71 milioni di voti. Non ci vorrebbe molto per trasformare questo risultato in una vittoria per il campo di Trump nel 2024. Date a Biden quattro anni di mandato e vedremo cambiare l’atteggiamento della gente. Quale programma economico offrirà Biden?

Al momento, praticamente in tutti i Paesi, le classi dominanti sono state costrette ad allentare i cordoni della spesa pubblica per paura di un crollo economico. Sono pienamente consapevoli del fatto che per mantenere un minimo di stabilità sociale, devono fornire alla massa della popolazione un reddito minimo: sufficiente per pagare l’affitto, pagare il mutuo e mettere il cibo sulle loro tavole. Se non lo facessero decine, centinaia, di milioni di persone si troverebbero ad affrontare una situazione ancora più disperata di quella attuale. Questa spesa ha portato a un aumento dei debiti nazionali ovunque.

Nelle fasi iniziali, Biden potrebbe essere costretto a continuare con questa politica, ma prima o poi il debito diventa un problema. Inizialmente può fornire il combustibile di cui il sistema ha bisogno, ma una volta superato un certo livello si trasforma nel suo opposto, in quanto i governi saranno costretti a contenere la spesa per finanziare i loro debiti. In queste condizioni, non vedremo alcuna misura realmente progressiva introdotta dall’amministrazione Biden.

Arriverà un momento in cui si arriverà alla disillusione nei confronti di Biden, e non ci vorrà molto per raggiungerlo, date le circostanze attuali. Una volta che questo accadrà, una figura come Trump potrebbe fare un clamoroso ritorno. Ha già una forte base elettorale e non ci vorrebbe molto per far girare le cose a suo favore.

Nessun sostegno né ai Democratici né ai Repubblicani

Ora, per rispondere a coloro che accusano i marxisti coerenti di non curarsi se Trump ha vinto o meno nel 2020, abbiamo da dire quanto segue. Trump è un bigotto razzista, sessista e reazionario, che ha fatto emergere alcune delle forze più arretrate e reazionarie della società americana. Noi marxisti vogliamo vedere la fine di Trump: non solo per questo passaggio elettorale, ma per sempre. Proprio per questo abbiamo adottato una posizione di principio di opposizione sia a Trump che a Biden.

Non dimentichiamo che è stata la squadra Obama/Biden a preparare le condizioni per la vittoria di Trump nel 2016. Non vogliamo che ciò si ripeta. L’unico modo per evitare un simile scenario è costruire una forza politica che si basi sulla classe operaia statunitense nel suo complesso, un vero e proprio partito dei lavoratori che faccia campagna contro i repubblicani e i democratici.

Si può rispondere che questa prospettiva può sembrare lontana e che dobbiamo fermare il pericolo adesso. Il problema è che contando su Biden per fermare il cosiddetto “male peggiore” oggi, creiamo semplicemente le condizioni per un ritorno dello stesso “male peggiore” ulteriormente rafforzato in un secondo momento.

Si potrebbe sostenere che dovremmo fermare il male peggiore ora e poi prepararci a creare l’alternativa, il partito dei lavoratori, nel prossimo periodo. Il punto da sottolineare qui è che la creazione di quella terza forza è resa più difficile se chi pretende di volere un terzo partito, quello operaio, si macchierà di aver sostenuto Biden.

Ci sono momenti in cui i marxisti devono andare controcorrente. Nel 1939, Trotsky spiegò che: « […] le masse non sono educate dalle prospettive teoriche, ma dalle esperienze generali della loro vita». Questo è vero oggi come quando è stato scritto. Le masse negli Stati Uniti impareranno dalla loro esperienza di vita che Biden non offre loro nulla.

Il compito dei marxisti non è quello di essere spinti dagli eventi a prendere una posizione opportunistica, ma di affermare sempre ciò che è, e di dire la verità ai lavoratori e ai giovani. In realtà, coloro che sostengono Biden hanno rinunciato a sostenere la causa della classe operaia statunitense. Essi sostengono che è conservatrice e quindi non sarà in grado di comprendere una posizione rivoluzionaria. Questo è falso fino al midollo.

Sulla base dell’esperienza concreta, i lavoratori statunitensi trarranno la conclusione che hanno bisogno di un proprio partito. Nel processo di costruzione di un tale partito e nel metterlo alla prova, gli strati più avanzati cominceranno a trarre conclusioni rivoluzionarie e cercheranno coloro che hanno detto loro la verità. È attraverso questo processo che si costruirà un partito indipendente della classe operaia statunitense, ed è in queste condizioni che la tendenza marxista diventerà una forza sempre maggiore. Allora gli operai e i giovani d’America potranno iniziare a svolgere il compito di trasformare gli Stati Uniti secondo una vera e propria linea socialista.

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