La strage ad Orlando come sintomo – Chi non si accontenta lotta!
“Se un proiettile entra nel mio cervello, che quel proiettile distrugga ogni porta chiusa”
Harvey Milk*
Il 12 giugno scorso ad Orlando, in Florida, un ragazzo poco meno che trentenne è entrato al Pulse, un noto club frequentato da omosessuali, e con la sua semi-automatica ha ucciso 50 ragazzi e feriti altri 53. Si tratta del più grave attacco perpetrato da un singolo contro la comunità gay, non solo negli Stati Uniti ma nella storia recente di tutto l’Occidente. Il movente, inizialmente individuato nell’affiliazione all’Isis, sembra aver ceduto il passo al puro e semplice odio che l’uomo nutriva verso gli omosessuali. Più precisamente sarebbe stato un bacio in pubblico tra due uomini di fronte alla famiglia dell’assassino ad averlo motivato a commettere questo atto di barbarie. Molto ci sarebbe da dire sulla possibilità, concessa dal secondo emendamento alla Costituzione americana, per i civili di detenere armi, ma su questo rimandiamo ad un altro articolo recentemente pubblicato sul nostro sito.
La verità è che gli Stati Uniti sono molto lontani dall’essere identificabili come il luogo delle infinite opportunità e terra di libertà individuale, piuttosto esso emerge come il paese dove ogni minoranza viene pesantemente discriminata.
Quello del massacro nel nightclub è solo il sintomo di una devastante malattia originata dal sistema irrimediabilmente in declino nel quale viviamo, e che si esprime violentemente soprattutto contro i più deboli. Infatti le sparatorie negli USA sono innumerevoli e si tratta spesso di attacchi sferrati per motivi razziali o a minoranze più in generale.
In particolare gli attacchi contro la comunità gay sono aumentati incredibilmente negli ultimi anni ed essi si manifestano non solo in club come il Pulse, ma anche nelle scuole, università e sui posti di lavoro.
Secondo alcuni report solo nel 2014 sono stati 1.248 i crimini commessi per odio dovuto all’orientamento sessuale, si tratta di più del 18% del totale, e per il Federal Bureau of Investigations tra il 1997 e il 2007 sono stati più di 100.000 gli omicidi scaturiti da quello stesso odio, che porta la discriminazione sessuale al terzo tra i più grandi fattori che motivano pregiudizi violenti. Nelle scuole la situazione non è molto diversa, il 28% dei giovani omosessuali è stato vittima di molestie fisiche o minacciato, nel suo stesso istituto, con un’arma. Questo fa, tristemente, dei giovani omosessuali i soggetti più inclini al suicidio. Un sistema che produce questo è da condannare senza riserve! Il fondamentalismo religioso è senza dubbio uno dei suoi prodotti e nel caso della discriminazione sessuale incide pesantemente anche quello cattolico. L’American Civil Liberties Union (ACLU), una sorta di lobby cristiana fortemente conservatrice, ha introdotto negli ultimi sei mesi ben 200 leggi che permettono, in diversi modi, alle istituzioni statali di appellarsi alla religione per non offrire beni o servizi a persone LGBTQ+. L’ultima, e forse anche quella più famosa, è quella che limita l’accesso ai bagni in edifici pubblici, scuole primarie e secondarie, università e centri sportivi a persone transgender. Nella maggioranza degli Stati non esistono leggi che chiaramente proteggano gli omosessuali da discriminazione sul lavoro, sotto il punto di vista abitativo o medico-assistenziale e questo da maggiormente spazio a strutture come l’ACLU.
Se tutto questo avviene in modo indisturbato è anche per la complicità dei due principali partiti politici americani. Da parte della Clinton e di Trump, oggi i principali candidati in ballo per la presidenza degli USA, la risposta al massacro è molto simile: identificazione per quelli che mostrino una qualche non ben identificata ammirazione per il terrorismo nel caso della Clinton (nello Stato di New York già oggi avviene che non bere alcolici per i musulmani sia motivo sufficiente per essere schedati), e nel caso di Trump la necessità di vietare l’accesso ai musulmani entro i confini americani. In entrambi i casi si tratta di risposte che vanno in una direzione securitaria e conservatrice.
La strage al Pulse è avvenuta nel mese del Pride americano, introdotto nel 1969, anno del più imponente movimento per i diritti civili, ancora oggi ricordato per il Manhattan Stonewall Riots. La rabbia che oggi cova nella società americana, e che ha solo accennato a mostrarsi attraverso il massiccio sostegno a Sanders è destinata ad esplodere e prendere le forme di un vero e proprio movimento politico. La totale emancipazione sessuale sarà parte delle sue rivendicazioni.
Essere omosessuali oggi significa essere soggetti ad una pesante oppressione, alla stregua di ogni altra minoranza, sia essa dovuta a motivi razziali, di genere, etnici, ecc. Ma non dobbiamo confondere il sintomo con l’origine del problema che è identificabile nella struttura di questo sistema economico e politico. In ultima analisi ogni forma di discriminazione è una particolare forma di oppressione di classe.
Esiste dunque un legame diretto tra le diverse oppressioni che esistono nella società e il modo in cui lo Stato si struttura. Pensiamo solamente che negli Stati Uniti fino al 2003 la “sodomia” non era completamente legalizzata o che, ad esempio, in Italia tuttora essere transgender significa, per lo Stato, avere gravi disordini psicologici. Questo avviene anche perché la discriminazione sessuale è intrinsecamente vincolata all’idea della sessualità produttiva e alla concezione della famiglia tradizionale come architrave della società capitalista, che provoca come sua conseguenza che l’omosessualità sia comportamento deviato da quello accettato.
Le principali conquiste ottenute per i diritti civili sono andate di pari passo con movimenti che hanno lottato anche per la trasformazione della società, questo ci indica la strada che dobbiamo riprendere a percorrere se vogliamo porre fine alla discriminazione sessuale e all’oppressione che questa comporta su milioni di vite. La strage di Orlando è l’atto più crudo di un sistema che è arrivato al capolinea, sta a noi costruirne l’alternativa.
* Fu uno dei principali esponenti del movimento per i diritti civili americano, primo eletto nelle istituzioni americane essendo apertamente gay. Fu assassinato nel 1978 dal consigliere comunale Dan White profondamente contrario all’approvazione di una legge sui diritti degli omosessuali.
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