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La Gran Bretagna dopo la sconfitta elettorale

 “L’idea che tutto ciò che serve al partito laburista britannico per vincere sia di proporre il vero socialismo è stata distrutta dalla prova dei fatti”. (Financial Times)

La notizia del risultato elettorale britannico è stata accolta da scene di giubilo sui mercati azionari di tutto il mondo. La sterlina è andata alle stelle e Trump ha twittato: “Congratulazioni a Boris Johnson per la sua grande VITTORIA!”

Ma tutta la storia mostra che un aumento del mercato azionario non significa necessariamente qualcosa di positivo per la classe lavoratrice. Piuttosto, è vero il contrario. Ciò che piace all’attuale inquilino della Casa Bianca non sarà necessariamente di gradimento per i lavoratori britannici.

Nel frattempo, l’umore di molti attivisti nel Partito Laburista sarà probabilmente cupo e riflessivo, se non addirittura depresso. La prospettiva di altri cinque anni di governo conservatore, dopo 10 anni di brutale austerità e attacchi al tenore di vita, riempie molte persone di disperazione.

Ma è necessario guardare oltre i fatti immediati ed esaminare i processi più profondi, per capire dove sta andando la Gran Bretagna. Un esame serio dei fatti non conferma in alcun modo il trionfalismo a breve termine dei banchieri, dei capitalisti e dei loro esponenti politici.

Si dice che gli eserciti imparino dalle sconfitte. È essenziale che i lavoratori e i giovani più coscienti mettano da parte le loro emozioni ed esaminino freddamente i fatti. La domanda che deve essere posta è: perché il Labour ha perso? La risposta a questa domanda non corrisponde minimamente agli argomenti falsi e bugiardi che sono stati ripetutamente proposti dai mass media.

 

Elezioni sporche

Le elezioni generali del 2019 sono state le più sporche dei tempi moderni. Questa è una questione di dominio pubblico. Quasi il 90% degli annunci di Facebook pagati dal Partito conservatore nei primi giorni di dicembre contenevano, secondo un’indagine, affermazioni fuorvianti. First Draft – un’organizzazione senza fini di lucro che smaschera le notizie false – ha analizzato ogni annuncio pubblicitario promosso sul gigante dei social media nei primi quattro giorni di dicembre dai tre principali partiti politici del Regno Unito.

Ha scoperto che l’88% delle campagne Facebook dei conservatori metteva dati che Full Fact, la principale organizzazione di fact-checking del Regno Unito, ha messo in discussione. In confronto, First Draft ha affermato, per lo stesso periodo, di non aver trovato affermazioni fuorvianti negli annunci gestiti dal Labour su Facebook.

Ma non è solo una questione di travisare o persino di dire bugie (un’arte in cui Boris Johnson, come il suo mentore alla Casa Bianca, è competente in modo ammirevole). Questa campagna è stata caratterizzata da un’ondata di calunnie e da una campagna diffamatoria, diretta verso un solo uomo: il leader laburista Jeremy Corbyn.

Per trovare un parallelo, si dovrebbe risalire al 1924, quando la classe dominante usò una lettera contraffatta, che si diceva fosse stata scritta da Zinoviev, in cui si propugnava la rivoluzione socialista in Gran Bretagna e nel Partito Laburista, per suscitare un’isteria antisocialista, portando alla sconfitta del governo laburista di minoranza. Ma anche quella mostruosa campagna diffamatoria diventa insignificante di fronte alla valanga di bugie, al vetriolo, il veleno e la calunnia che hanno caratterizzato queste elezioni.

I mass media sono stati mobilitati con un solo fine: la distruzione politica e personale di Jeremy Corbyn. Ogni giorno, i giornali, la radio e la televisione ripetevano lo stesso monotono messaggio. Sono stati comprati i servizi del rabbino capo e dell’arcivescovo di Canterbury per questa rumorosa campagna di diffamazione. Hanno ripetuto in ogni occasione la spudorata menzogna sull’antisemitismo nel Partito laburista. Era rozza e sfacciata, ma efficace, ed ha influenzato una parte considerevole dell’elettorato, specialmente gli strati più arretrati.

Il ministro della propaganda di Hitler, Joseph Goebbels, che era anche un bugiardo patentato, una volta disse che, se hai intenzione di dire una bugia, non dirne una piccola. Bisogna dire una grossa bugia: tanto più è palese, assurda e improbabile, tanto è meglio. Se ripeterai questa bugia prima o poi, la gente ci crederà. Un eccellente esempio di questa oscura propaganda è stata la macchia dell’antisemitismo nel Labour che è stata sistematicamente utilizzata in quella che negli ultimi due anni è stata chiaramente una campagna orchestrata, senza che sia mai stata prodotta una briciola di prova per sostenere ciò.

La costante ripetizione di insulti contro il leader laburista ha indubbiamente avuto un ruolo in queste elezioni. Si è visto spesso, come nei notiziari dove gli intervistati tra il pubblico venivano presumibilmente scelti “a caso”, ma che inevitabilmente erano commercianti o anziani pensionati (quasi mai una persona di età inferiore ai 40 anni), che, quando è stato loro chiesto un parere su Jeremy Corbyn, rispondevano costantemente: “Oh, non mi piace”. Ma nelle rare occasioni in cui è stato chiesto loro il motivo di questa antipatia, la risposta era sempre: “Non lo so”.

Questa stupida farsa veniva ripetuta ogni mattina, pomeriggio, sera e notte. Come potrebbe non avere un effetto? Channel 4, che, nonostante la sua immagine “liberale”, è diventato il più reazionario fra tutti i canali televisivi, è stato particolarmente colpevole. Ma tutti gli altri hanno partecipato a questa vergognosa esibizione. BBC compresa, che, come servizio di radiodiffusione pubblica, dovrebbe essere politicamente neutrale, ma in realtà mostra sempre una chiara propensione a favore della causa conservatrice.

Ahimè! Non c’è gratitudine in politica. Il padrone ha premiato il suo fedele cane dandogli un calcio nei denti. Non appena Johnson è entrato dalla porta del Numero 10 di Downing Street (residenza del Primo Ministro), ha annunciato la sua intenzione di revocare la licenza di trasmissione alla BBC. Evidentemente, la servile BBC non è stata sufficientemente servile. In ogni caso, è noto che il partito dei Tory si oppone a tutto ciò che è di proprietà pubblica e vuole privatizzare tutto ciò che non è inchiodato al pavimento. Oggi la BBC, domani il Servizio sanitario nazionale. Ma Boris diceva che non avrebbe mai, mai, mai … a cui risponderemo con le parole del poeta Omar Khayyám:

“Ho giurato. Ma ero sobrio quando ho giurato? “

 

La notte dei morti viventi

I mass media, dopo aver svolto un ruolo scandaloso nel sabotaggio della campagna elettorale del Labour e nella demonizzazione di Jeremy Corbyn, non hanno perso tempo a intensificare la stessa campagna ancor prima che fossero stati annunciati i risultati delle elezioni. Pochi minuti dopo l’uscita dei primi sondaggi, hanno iniziato a suonare la grancassa, chiedendo le dimissioni di Jeremy Corbyn.

Gli schermi televisivi hanno iniziato ad assomigliare alla scena di un vecchio film horror, La notte dei morti viventi, mentre i cadaveri politici a lungo dimenticati del passato blairiano venivano richiamati dalle tombe per pronunciare il loro verdetto sull’attuale leadership laburista. Ed Balls, Alan Johnson, Jack Straw – una vera galleria di furfanti, vecchi rinnegati laburisti, in fila ad emettere la loro condanna.

Sul volto di ognuna di queste creature si poteva leggere un misto di estrema perfidia e odio, mescolato a una cinica soddisfazione rispetto alla sconfitta di Corbyn. Tutta la rabbia e la frustrazione accumulate che non sono stati in grado di esprimere nel 2017 sono ora esplose in un torrente di bile velenosa. Gli intervistatori televisivi si sono accomodati e hanno sorriso compiaciuti davanti a questo spettacolo per nulla edificante.

Alan Johnson ha informato John Lansman che Momentum era un partito nel partito e ne chiedeva l’espulsione dal Partito Laburista. Quindi l’orgia delle denunce è iniziata sul serio. Un deputato laburista di destra dopo l’altro si è presentato davanti agli schermi televisivi, dichiarando solennemente che l’unico responsabile del fallimento elettorale era Jeremy Corbyn: nessuno e nient’altro era da biasimare per la sconfitta del Labour quella notte, ma solo quell’individuo detestabile.

Lo stesso tema è stato ripreso, sviluppato, ampliato e ingrandito all’ennesima potenza, quando sono stati annunciati i risultati elettorali definitivi. Ora è emerso improvvisamente un nuovo tema. Gli esperti televisivi hanno annunciato che “tanti, tanti parlamentari e candidati laburisti” chiedevano le dimissioni immediate di Jeremy Corbyn e di tutti coloro che lo appoggiavano.

In effetti, i “tanti, tanti” si sono rivelati alcuni individui altamente selezionati che sono stati fatti sfilare davanti alle telecamere, invariabilmente selezionati all’interno dell’estrema destra dei Parlamentari del partito laburista. Alcuni ben noti conservatori non dichiarati, come Margaret Hodge, hanno alzato la voce in un coro di denunce veramente demoniaco. Sarebbe stato più appropriato mandare in onda questo Sabba politico ad Halloween, piuttosto che in questo periodo di pace in Terra e buona volontà per tutti gli uomini.

Un cambiamento sismico

Come si può spiegare l’odio singolare che l’establishment ha per Jeremy Corbyn? Per rispondere a questa domanda, è necessario comprendere i profondi cambiamenti che hanno avuto luogo nella società e nella politica britannica negli ultimi anni. Questi cambiamenti sono in effetti un riflesso della crisi generale del capitalismo su scala mondiale e in Gran Bretagna.

Quattro anni fa, il referendum sull’adesione all’UE ha prodotto un risultato che ha sconvolto l’establishment. Da allora, la Gran Bretagna si trova in uno stato di tumulti politici e sociali senza eguali. Il nuovo elemento nell’equazione è il fatto che la classe dominante stava perdendo il controllo della situazione. Da allora, sta lottando per riprenderne il controllo.

Nel passato, gestire il sistema non era un compito così difficile. Il partito conservatore (i Tories), il partito principale della borghesia, era controllato da un piccolo gruppo di grandi aristocratici che governavano una massa di piccoli commercianti reazionari, agricoltori, agenti di cambio e simili. Dall’altra parte, il Partito Laburista era guidato da rispettabili signore e signori della classe media su cui si poteva fare affidamento per gestire le cose. Quando le masse si stancavano di loro, potevano riprendersi i Tories.

Tuttavia, negli ultimi anni l’equazione è stata alterata, riflettendo la distruzione dell’equilibrio politico e sociale scaturita dal crollo economico del 2008. Ciò si è riflesso in una forte polarizzazione a destra e a sinistra. Il Partito Laburista si è spostato bruscamente a sinistra dopo l’elezione di Jeremy Corbyn come leader del partito, mentre la direzione del Partito conservatore è caduta nelle mani di sciovinisti di estrema destra e nazionalisti inglesi (i “Brexiteers” antieuropei).

In effetti, la classe dominante britannica ha perso il controllo sia dei Tories che del partito laburista. La cricca Brexiteer di destra che ora controlla i Tories ha effettuato un’epurazione dell’ala moderata, che erano i veri rappresentanti delle grandi imprese nel partito. Sono arrivati ​​al punto di espellere 21 eminenti deputati, incluso il nipote di Winston Churchill.

Ciò ha conseguenze molto serie, come capisce chiaramente la classe dominante. A seguito di questa purga, l’Economist ha lamentato: “Coloro che chiedono un autoritarismo liberista e una fulla alla “o la va o la spacca”dal giogo di Bruxelles sono in ascesa”. Il Conservative Home, un blog per gli attivisti del partito, ha descritto quella settimana come “la fine del Partito conservatore come l’abbiamo conosciuto“. (Enfasi nostra)

I borghesi in Gran Bretagna sono preoccupati da questi sviluppi nel Partito conservatore, sul quale hanno poco o nessun controllo. Ma sono stati ancora più terrorizzati dagli sviluppi nel Partito laburista.

 

La paura di un governo Corbyn

L’elezione di Jeremy Corbyn ha rappresentato un profondo cambiamento ai vertici del partito. Nonostante il suo limitato carattere riformista di sinistra, il suo programma rappresentava una brusca svolta a sinistra. Ha stimolato all’impegno politico centinaia di migliaia di persone, in particolare i giovani.

Nuove reclute sono entrate nel partito, portando a una profonda trasformazione dello stesso. L’ala destra blairiana è stata frantumata. La grande maggioranza delle sezioni locali si è spostata nettamente a sinistra e alcuni consiglieri e funzionari di destra sono stati rimossi. Il cambiamento si è esteso a molte parti dell’apparato del partito. La caccia alle streghe contro la sinistra si è interrotta e molti ex membri della sinistra sono tornati.

Ora la conferenza del partito è dominata dalla sinistra, con la sola burocrazia sindacale rimasta per impedire al partito di “spingersi troppo oltre”. L’influenza della destra è ora ridotta ai suoi ultimi bastioni, il gruppo parlamentare laburista, dove continua a combattere un’azione disperata di retroguardia contro i sostenitori di Corbyn.

Questi sviluppi hanno prodotto qualcosa di simile al panico nella classe dominante. La prospettiva di un governo laburista di Corbyn li ha riempiti di ansia. Data la profondità della crisi, un tale governo avrebbe rappresentato una grave minaccia per la borghesia. Avrebbe preparato la strada per un’enorme spostamento a sinistra all’interno del Partito Laburista che avrebbe esercitato delle pressioni sul governo per attuare politiche radicali.

In queste condizioni, la possibilità che i laburisti potessero vincere le elezioni politiche riempiva la classe dirigente di allarme. Insieme all’ala destra del Partito Laburista, hanno fatto tutto il possibile per fermarlo. I blairiani del Partito parlamentare laburista si stavano già preparando a dividere il partito se Corbyn avesse vinto le elezioni. Hanno lavorato attivamente dietro le quinte per la sconfitta dei laburisti. Ora hanno ottenuto il risultato che desideravano ardentemente.

Non è necessario entrare qui nei dettagli riguardo alle ragioni del risultato elettorale. Sono molto chiare. La classe dominante ha mobilitato tutte le risorse per schiacciare Jeremy Corbyn e impedire una vittoria laburista. Sebbene fossero chiaramente poco entusiasti della prospettiva di un governo conservatore composto da sciovinisti inglesi rabbiosi e guidato da un opportunista senza principi e imprevedibile come Boris Johnson, temevano soprattutto un governo Corbyn.

Com’era prevedibile, il giorno dopo le elezioni, tutti i giornali e i notiziari televisivi sono stati mobilitati in un feroce tentativo di rovesciare Corbyn. Questa feroce campagna ha raggiunto il suo obiettivo – almeno in parte – quando Corbyn e McDonnell hanno annunciato che si sarebbero dimessi, anche se non immediatamente.

 

Brexit

Le calunnie contro Corbyn hanno giocato un ruolo importante. Ma l’elemento decisivo è stato senza dubbio la Brexit. Sin dal 2016, questa questione ha avvelenato la vita politica britannica, dividendo la società, non su linee di classe, ma in modo del tutto reazionario. Fondamentalmente, rappresenta una divisione tra due fazioni della classe dominante. Non si può difendere gli interessi di classe del proletariato sostenendo una delle due opzioni. Su base capitalistica, non c’è futuro per la classe operaia britannica, né all’interno né all’esterno dell’Unione europea capitalista.

Ancor prima che fosse annunciato il risultato delle elezioni, la campagna contro Corbyn si era intensificata all’ennesima potenza. I parlamentari laburisti di destra stavano facendo la fila per versare sporcizia e bile sulla testa del leader laburista. Trascurano il piccolo dettaglio che, spingendo il Partito laburista all’interno del campo del Remain, loro stessi hanno svolto un ruolo molto importante nel portare il çabour alla sconfitta.

Nei ranghi dei Brexiteer troviamo gli elementi più reazionari nella società: l’estrema destra del partito conservatore, gli sciovinisti, i razzisti e tutta la marmaglia anti-immigrazione. Ma dall’altra parte, abbiamo la maggioranza dei banchieri e dei capitalisti, sostenuti con entusiasmo dalla destra blairiana del Partito Laburista, che, come sempre, è il fedele portavoce della classe capitalista.

Non c’è assolutamente nulla da scegliere tra queste due bande reazionarie. Il nostro compito è denunciarli e smascherarli incessantemente, indicandone il reale contenuto di classe e gli obiettivi. È anche importante rendersi conto che il voto sulla Brexit del 2016 è stato, in larga misura, un voto di protesta da parte delle persone nelle aree più povere e svantaggiate del Galles e del nord-est dell’Inghilterra, che hanno subito decenni di abbandono, disoccupazione, povertà e privazione.

 Le miniere sono state chiuse e l’industria è stata distrutta. Poiché queste aree sono lontane dal mercato europeo, non hanno ricevuto i vantaggi dell’adesione all’UE. Si sentono trascurati, lasciati indietro e dimenticati dall’élite privilegiata di Westminster. Incolpano tutti i partiti politici, ma in particolare il Partito Laburista che, a causa di decenni di controllo della destra del partito, ha sistematicamente tradito le loro aspirazioni.

Molte persone in queste zone sono alla disperata ricerca di una soluzione ai loro problemi. Sono stati facilmente sedotti dalla semplice idea che lasciare l’Unione europea e “riavere il nostro paese” potrebbe portare a un futuro luminoso di prosperità. Di conseguenza, hanno votato per il cambiamento nel 2016 e sono stati amaramente delusi quando questo cambiamento non si è verificato.

I cosiddetti Remainers di tutti partiti hanno follemente sottovalutato la profondità del sentimento in una società che ha sofferto anni di privazioni e cerca disperatamente il cambiamento. La loro vuota propaganda a favore di un secondo referendum – con la chiara intenzione di rovesciare il risultato del primo – ha inimicato milioni di persone che l’hanno visto come un tentativo di contrastare la decisione democratica presa nel 2016. In realtà, ci sono tutte le ragioni per credere che, se si fosse tenuto un referendum di questo tipo, il risultato sarebbe stato lo stesso, o addirittura con una maggioranza più grande per l’uscita dall’UE.

 

Le risposte alle menzogne dei Tories

“Sotto la disastrosa leadership di Jeremy Corbyn, armato del suo manifesto ‘radicale e trasformista’, il partito è sceso al numero più basso di seggi dal 1935”.

Questo è stato il verdetto nell’edizione del 15 dicembre del Financial Times. Prima di tutto, ci sono qui due palesi menzogne, che vengono ripetute fino alla nausea dalla nostra “stampa libera”. Il fatto che un’affermazione falsa venga costantemente ripetuta non la rende meno falsa.

Bugia numero uno: questo è stato il peggior risultato del Labour dal 1935.

Che questo sia stato un cattivo risultato per il Labour non può essere negato. Ma i mass media e i suoi alleati della destra del Partito parlamentare laburista stanno cercando di presentare questo come un disastro elettorale senza precedenti. Tale asserzione è contraddetta dai fatti.

Nonostante il minor numero di seggi, il Labour ha ottenuto una percentuale di voti maggiore rispetto al 1982 e Corbyn ha preso più voti che Tony Blair nel 2005. Anche il Financial Times è costretto con riluttanza ad ammettere che “la percentuale del 32% di voti presi dal partito è superiore a quella presa da Ed Miliband nel 2015”.

Bugia numero due: questa è stata una vittoria sorprendente per Boris Johnson e i Tories.

Mentre è una battuta d’arresto per i laburisti in termini di seggi, il voto per i Tories difficilmente può essere presentato come un voto di fiducia senza precedenti per Boris Johnson o per il suo partito. Infatti, il voto dei conservatore è aumentato di appena 300.000 unità rispetto al 2017.

Bugia numero tre: questo risultato è una schiacciante sconfitta per il socialismo e le politiche di sinistra di Corbyn.

Il Financial Times afferma: “Un manifesto fatto di sussidi e nazionalizzazioni è stato respinto da gran parte dell’elettorato britannico. Il pubblico era stufo dell’austerità, ma incredulo per un programma che prometteva di tutto, dalla banda larga gratuita a una settimana lavorativa di quattro giorni. Ogni successore dovrà pensare più chiaramente ai limiti dell’intervento statale”.

In realtà, le politiche del Labour sono state ben accolte dalla maggior parte delle persone. La politica di nazionalizzazione delle ferrovie e delle grandi società elettriche ha ricevuto un responso positivo da parte di milioni di persone che hanno capito che la privatizzazione di questi settori e di altri, è stata una gigantesca truffa, che ha portato a prezzi più alti e servizi scadenti.

Allo stesso modo, l’impegno di Labour a investire pesantemente nel Servizio sanitario nazionale e in altri servizi pubblici, come l’istruzione, l’abolizione delle tasse universitarie degli studenti, il pagamento delle pensioni alle donne che ne sono state ingiustamente escluse, dopo l’equiparazione dell’età pensionabile tra i sessi, e altre misure anti-austerità, hanno trovato un appoggio molto ampio. Questo è ciò che ci dice l’Economist – un altro importante portavoce di banchieri e capitalisti:

“McDonnell quando ha visto i sondaggi ha risposto affermando che si trattava di un’elezione sulla Brexit ma che le politiche del Labour sono state apprezzate. C’è più di un briciolo di verità in questo. Il British Election Study mostra che la maggior parte degli elettori prende posizioni di “sinistra” su tali questioni come se la società fosse truccata a favore dei ricchi”.

 

Il crollo del “centro”

Bugia numero quattro: per recuperare il Labour deve tornare a rivolgersi al “centro”.

Questa menzogna è stata palesemente messa alla luce dagli stessi risultati elettorali. Il “centro” politico in Gran Bretagna è completamente crollato. L’Economist si è amaramente lamentato che: “L’unico partito di centro britannico, i Liberal Democratici, hanno avuto una notte persino peggiore di quella del Labour”.

Il crollo del centro politico è in realtà un fenomeno internazionale. Rappresenta una crescente polarizzazione nella società, che, in sostanza, è un’espressione della polarizzazione di classe. Questo è ciò che preoccupa maggiormente la classe dominante e i suoi rappresentanti politici. Sono stati incoraggiati dalla vittoria elettorale di Macron in Francia. Ma non ci è voluto molto perché quella bolla scoppiasse.

Le false promesse di Macron sono venute velocemente alla luce e il “Centro” si è rivelato uno zero gigantesco. Il cosiddetto one-nation conservatism di Boris Johnson finirà esattamente allo stesso modo. La Francia è ora alle prese con proteste di massa e scioperi generali. Lo stesso destino attende in futuro il governo Johnson.

Bugia numero cinque: la leadership di Corbyn è stata un disastro e i laburisti devono cacciare la sinistra altrimenti dovranno affrontare l’oblio.

Il Financial Times ci informa che: “Corbyn, la sua leadership e il culto di estrema sinistra che lo circonda, hanno alienato potenziali sostenitori in modo indiscriminato”.

Quali sono i fatti? Da quando Jeremy Corbyn è diventato leader del partito, il Partito Laburista ha vissuto un completo risveglio. C’è stato un enorme aumento dei suoi iscritti, che ora ammontano a circa mezzo milione – il più grande partito politico in Europa. Ovunque, Jeremy Corbyn è stato accolto da grandi folle con entusiasmo, in particolare dai giovani.

Anche il giornale di destra Economist è riluttante a doverlo ammettere:

“Inoltre, l’energia intellettuale ed emotiva del Labour è ancora a sinistra. McDonnell ha ispirato una generazione di think-tankers a porre domande fondamentali sui meccanismi del capitalismo. Movimenti di protesta come Extinction Rebellion continuano a radicalizzare i giovani”.

La grande truffa antisemita

Bugia numero sei: il partito laburista di Corbyn è antisemita e razzista.

Di tutte le sfacciate bugie vomitate dalla carta stampata, questa è senza dubbio la più scandalosa. Senza uno straccio di prova, hanno continuato a battere su questo punto negli ultimi due anni. Questa sporca campagna ha raggiunto il suo apogeo – o meglio, il Nadir – durante la campagna elettorale, quando sono stati estorti i servizi del Rabbino Capo per screditare Corbyn nel modo più vile.

Il partito laburista si è sempre opposto al razzismo di qualsiasi tipo e la storia politica di Corbyn a proposito è impeccabile. Lo stesso non si può dire di Boris Johnson e degli altri leader del partito conservatore, che non hanno esitato a fare appello ai pregiudizi razzisti dei settori arretrati della popolazione giocando la carta anti-immigrazione sia prima che durante la campagna elettorale.

Il partito dei tory ha una convinta posizione di diffusa islamofobia, come illustrato nelle dichiarazioni tristemente note di Boris Johnson in cui si paragonano le donne musulmane a dei rapinatori di banca e di cassette postali. Ha anche una lunga e famigerata storia di antisemitismo, come ho dimostrato in un recente articolo.

Ma non si dice mai nulla al riguardo. Solo Jeremy Corbyn e il Partito Laburista sono scelti per un trattamento speciale in questa feroce campagna di menzogne. L’obiettivo qui non è il razzismo o l’antisemitismo. È una campagna orchestrata di offese, progettata per oscurare il nome di Jeremy Corbyn a sinistra.

Poiché non ha ricevuto una risposta efficace, ha avuto un certo successo. Ovvio! Se lanci abbastanza fango (e quotidianamente ne sono state gettate a tonnellate dai mass media), una parte è destinata a rimanere attaccata.

Bugia numero sette: “I tradizionali elettori laburisti sono stati disgustati dallo stile della leadership [di Corbyn] e dai fallimenti personali. Il suo appoggio agli sgradevoli regimi autoritari e la sua risposta grossolanamente inadeguata per l’antisemitismo tra gli iscritti del Labour, oltre che alla sensazione che fosse inadatto ad essere primo ministro”. (Financial Times)

Non sappiamo quali regimi autoritari Corbyn avrebbe appoggiato. Quello che sappiamo è che i conservatori e l’intero establishment britannico ha sempre sostenuto feroci regimi reazionari come quello dell’Arabia Saudita, che costantemente imprigiona, torture e uccide oppositori politici, come è stato messo in luce dal caso del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.

Mentre Boris Johnson era in carica, è stato deliberatamente fatto scomparire un documento segreto sul terrorismo, mai rivelato al pubblico inglese, perché mostra il ruolo criminale del regime saudita. Il governo conservatore continua a sostenere la guerra genocida condotta dall’Arabia Saudita contro il popolo dello Yemen.

Mentre siamo in tema di antisemitismo e sostegno ai regimi reazionari, perché questo governo non ha mai pronunciato una parola di condanna sulla brutale repressione dei palestinesi da parte del reazionario governo di Israele? Perché nessuno ha chiesto a Boris Johnson o, nel caso, al Rabbino Capo, cosa ne pensino riguardo alla costruzione di insediamenti ebraici sulle terre palestinesi? Questi ultimi sono stati recentemente considerati legittimi dal presidente Trump, i cui stretti legami con Israele e l’Arabia Saudita sono ben noti. Ma se qualcuno osa fare una domanda su queste cose in Gran Bretagna, sarà inevitabilmente accusato di “antisemitismo”!

 

Leave o Remain?

Bugia numero otto: l’ambiguità personale di Corbyn, che ha rifiutato di dire se avrebbe sostenuto la Leave o il Remain in un secondo referendum, ha ulteriormente danneggiato la sua credibilità.

Non c’è dubbio che la Brexit sia stata un fattore decisivo in queste elezioni. Boris Johnson ha usato demagogicamente lo slogan “realizziamo la Brexit”, ripetuto con monotona regolarità dai media, mattina, pomeriggio e sera. Ciò ha indubbiamente avuto un effetto nel plasmare il modo in cui molte persone hanno votato.

I Tories non hanno esitato a tirare fuori i più rozzi pregiudizi sciovinisti per ottenere voti. Diffondono la menzogna che semplicemente lasciando l’Unione Europea, le aree povere e svantaggiate nel nord-est dell’Inghilterra e del Galles potrebbero recuperare la prosperità perduta. Era un messaggio potente per milioni di persone che si sentivano discriminate, trascurate e dimenticate.

L’intera questione è stata estremamente controversa, ha creato confusione nella mente delle persone e ha travalicato la tradizionale lealtà di classe. Questa creazione deliberata di differenze artificiali si adatta alla perfezione ai Tories reazionari. Ha posto il Partito Laburista in una situazione difficile. Ma non era una situazione impossibile e avrebbe potuto essere affrontata.

Ciò è stato chiaramente dimostrato dal risultato delle elezioni del 2017. All’epoca, il Partito Laburista, con Corbyn come leader, decise di rispettare il risultato del referendum del 2016 sull’UE e alle elezioni si presentò con un programma radicale. Con quella campagna è stato ottenuta la maggior crescita del voto laburista dal 1945, nonostante il fatto che tutti i sondaggi avessero dato un vantaggio del 20% ai Tories.

All’epoca, il programma di radicale riforma sociale del Labour aveva convinto molti elettori. Perché ora li ha persi? La risposta è molto chiara. La destra anti-Corbyn del gruppo parlamentare laburista è passata all’offensiva, suonando la grancassa a favore del Remain e chiedendo a gran voce un nuovo referendum sulla questione dell’UE (un “voto popolare”).

Questa richiesta è stata insistentemente avanzata dallo stesso Tony Blair e ha ricevuto il sostegno delle grandi imprese, che hanno sempre voluto rimanere nell’UE. Poiché i blairiani sono sempre stati i campioni delle grandi imprese, sono ovviamente diventati ferventi sostenitori di questa richiesta.

La loro vera intenzione era quella di mettere pressione, schiacciare e minare la posizione di Jeremy Corbyn. Alla fine, hanno spinto il Partito Laburista ad assumere una posizione ambigua (“un linguaggio equivoco”), che ha confuso e alienato molti elettori, specialmente nelle aree della classe operaia che avevano votato per il Leave. Il Labour è stato presentato dai Tories come il partito che voleva bloccare la Brexit e sfidare la volontà della maggioranza che aveva votato per andarsene.

Ciò ha indubbiamente causato gravi danni al Partito Laburista ed è stata la ragione principale per cui molti elettori laburisti tradizionali in aree come il Nord-est e il Galles hanno ritirato il proprio sostegno. Ma affermare ora che Jeremy Corbyn è stato il responsabile di questa disastrosa politica è l’apice dell’ipocrisia dei blairiani. In realtà, sono stati i blairiani pro-Remain nel gruppo parlamentare laburista ad essere responsabili di avere spinto il partito su questa strada che ha condotto alla sconfitta elettorale.

Menzogna numero nove: molte persone nel Partito laburista chiedono le dimissioni immediate di Jeremy Corbyn e John McDonnell

Il Financial Times, che come tutti sanno, è sempre stato un amico fidato della classe operaia e del Partito laburista, è così gentile da fornire il seguente amichevole consiglio: “Corbyn e il Ministro ombra delle finanze John McDonnell dovrebbero farsi da parte nel processo di ricerca di un nuovo leader. E’ essenziale che il partito esca dalla morsa dell’estrema sinistra“.

Abbiamo il diritto di porre la domanda: essenziale per chi? Invertire lo spostamento del Partito Laburista a sinistra, annullare quella che è conosciuta come la rivoluzione di Corbyn, tornare agli anni del blairismo (vale a dire, il conservatorismo con un altro nome), è davvero essenziale, ma per la classe dominante britannica. Ma è vero che esiste un ampio sostegno tra gli iscritti del Labour per una tale mossa?

È davvero in atto una grande rivolta tra i membri del Labour contro Jeremy Corbyn? Questa è l’invenzione di un cervello febbricitante, o piuttosto, la parte di un desiderio inconscio dell’establishment e dei suoi agenti nel Partito parlamentare laburista. L’Economist ha espresso un giudizio più sobrio:

“Corbyn ha attaccato la stampa e ha affermato che, sebbene non guiderà il partito alle prossime elezioni, rimarrà in carica per un periodo temporaneo mentre deciderà il suo futuro, probabilmente in alleanza con John McDonnell, il suo Ministro delle finanze ombra. Ancora più importante, il corbynismo come filosofia non finirà probabimente così presto; Corbyn ha detto che le idee del Labour sono “eterne”. I potenziali successori daranno la colpa al messaggero piuttosto che al messaggio. Il Blairismo rimarrà nella tomba“. (Enfasi nostra)

Amen!

 

Corbyn ha fatto degli errori?

Si dice che gli eserciti imparino dalle sconfitte, ora inizierà un processo di dibattito interno e di riflessione su queste elezioni, ma è necessario trarre tutte le conclusioni corrette. Il tentativo di incolpare per la sconfitta Jeremy Corbyn e le politiche di sinistra è sbagliato dall’inizio alla fine e questa bugia deve venire alla luce. Ma Corbyn ha fatto errori? Secondo noi, ne ha fatti sicuramente. Ma non erano gli errori che gli hanno attribuito i nemici del Labour e i loro agenti nel Partito parlamentare laburista. Piuttosto, è l’esatto contrario.

La Tendenza marxista nel Partito Laburista ha sempre sostenuto Jeremy Corbyn contro la destra del partito. Abbiamo considerato, e lo facciamo ancora, la sua elezione a leader del partito come un passo avanti molto importante per i socialisti nel Partito Laburista. Ha mostrato grande coraggio personale e fermezza nel resistere ai feroci attacchi nei suoi confronti, che senza dubbio avrebbero distrutto la maggior parte delle altre persone al suo posto.

Riteniamo che le sue dimissioni siano un duro colpo alla sinistra nel Partito laburista. Ma dobbiamo anche sottolineare che esiste una differenza fondamentale tra il marxismo e il tipo di riformismo di sinistra che Jeremy rappresenta. La sconfitta di Jeremy Corbyn serve per mettere in luce le debolezze e i limiti del riformismo di sinistra.

Bisogna ammettere che i riformisti di destra si sono dimostrati molto più determinati e audaci della sinistra. Hanno dimostrato di essere pronti a fare di tutto per vincere la battaglia nel Partito Laburista. La sinistra, d’altra parte, tende a vacillare, evitare conflitti e fare compromessi. Questo è un errore molto grave, che porta inevitabilmente a continue ritirate. Per ogni passo indietro, la destra ne chiederà altri dieci!

A nostro avviso, il grave errore di Corbyn è stato quello di non aver agito immediatamente dopo la sua elezione per eliminare dal partito il cavallo di Troia della destra nel Partito parlamentare laburista. Boris Johnson non ha mostrato un’esitazione simile nell’espellere i suoi critici nel Partito parlamentare tory e, dal suo punto di vista, era del tutto corretto.

Si potrebbe obiettare che tali misure drastiche potrebbero essere considerate autoritarie e non democratiche. Nel caso del Partito Laburista, esiste un metodo perfettamente democratico per rimuovere quei parlamentari sleali che sabotano e indeboliscono continuamente il leader del partito democraticamente eletto. Tale meccanismo si chiama deselezione (deselection è un processo mediante il quale ad ogni elezione politica, un parlamentare deve fare nuovamente richiesta ai membri del  partito locale per essere selezionato come candidato di una determinata circoscrizione, ndt).

I membri del partito laburista erano in stragrande maggioranza a favore della deselezione, che era un loro diritto democratico. Ma è stato loro impedito di esercitare questo diritto dalle politiche vacillanti di Momentum e dall’opposizione della burocrazia sindacale. Ai blairiani è stato permesso di proseguire con la loro sistematica politica di sabotaggio, con risultati disastrosi.

La gestione della campagna diffamatoria antisemita è stata altrettanto disastrosa. È perfettamente chiaro che l’intera faccenda è stata inventata dall’ala destra per screditare Jeremy Corbyn. Hanno lanciato questa vile campagna di calunnie, che è stata ripresa con entusiasmo e ingrandita mille volte dai mass media controllati dai Tory.

Invece di passare all’offensiva, sottolineando che le critiche allo stato israeliano reazionario non possono essere equiparate all’antisemitismo, la leadership laburista ha compiuto un passo indietro e ha fatto concessioni che non avrebbero mai dovuto essere fatte, permettendo di intraprendere azioni disciplinari contro l’ala sinistra su motivi pretestuosi, mentre il coro della destra continuamente insoddisfatto si è fatto più forte e ha preteso sempre di più.

Alla fine, sulla questione della Brexit, Corbyn e McDonnell hanno subito la pressione dalla rumorosa campagna dei blairiani per piegarsi al campo del Remain e accettare un secondo referendum. È stato come sventolare uno straccio rosso davanti a un toro, nelle aree della classe operaia del Nord che avevano votato per lasciare l’UE. Di conseguenza, si sono rivoltati contro i laburisti e hanno votato per Boris Johnson.

Qual è la questione principale? I riformisti di sinistra avevano paura di portare la lotta contro la destra fino in fondo, per paura di una scissione. Ma la divisione è assolutamente inevitabile. L’ala destra del gruppo parlamentare laburista si sta preparando da molto tempo e ha dichiarato guerra contro gi iscritti al Partito Laburista e alla sua leadership democraticamente eletta. Hanno sputato in faccia alla sinistra: la sinistra si è asciugata la faccia e ha invocato l’unità. Ciò mostra debolezza e la debolezza invita all’aggressività.

È tempo di fermare questa politica di conciliazione e ripiegamento! Si dovrebbe e si deve mostrare la porta a tutti quei parlamentari laburisti di destra che hanno condotto una deliberata politica di sabotaggio che ha contribuito in modo massiccio alla sconfitta elettorale del Labour. Devono essere rimossi dalle loro posizioni prima che facciano un danno irrimediabile al Partito Laburista. Lasciare che gli iscritti decidano da chi vogliono essere rappresentati. Per la deselezione della destra! D’ora in poi, facciamo che questo sia il nostro slogan di lotta.

 

Una prospettiva di lotta

Il Partito Laburista è già in uno stato di aperta guerra civile. Sembra probabile che alla fine rispecchierà gli sviluppi nel Partito Tory. L’ala blairiana è più isolata che mai. Un gran numero di quei parlamentari che hanno perso il seggio in queste elezioni erano blairiani. Le sconfitte elettorali li hanno ulteriormente indeboliti e la rumorosa campagna nei media non aiuterà la loro causa. Al contrario, la ferocia della campagna contro Corbyn farà infuriare gli iscritti, aprendo la prospettiva di ulteriori azioni per deselezionare gli impopolari deputati di destra.

Le dimissioni di Corbyn sono un duro colpo alla sinistra, come era inevitabile che fosse. Ma i tentativi della classe dominante di invertire lo spostamento a sinistra nel Partito laburista non saranno facili da realizzare, come hanno capito gli analisti borghesi più seri.

La lotta nel Partito Laburista assumerà un carattere sempre più acuto e aspro. Ora inizierà un processo di dibattito interno e di riflessione su queste elezioni. Le provocazioni dei blairiani susciteranno un’ondata di rabbia e indignazione tra gli iscritti. L’Economist ha ragione a dire che i cambiamenti che hanno avuto luogo nel Labour sotto Corbyn non possono essere annullati molto facilmente. I cambiamenti sono di vasta portata, specialmente a livello degli iscritti, ma anche in larga misura all’interno dell’apparato del partito.

Come abbiamo visto, la vittoria elettorale di Boris Johnson non è stata così clamorosa come è stata presentata. Neanche il risultato nelle aree operaie del Nord-est dell’Inghilterra è incoraggiante per i Conservatori come ci vorrebbero far credere. La maggior parte di quelli che hanno votato per Johnson affermano di aver semplicemente “prestato” il loro sostegno. Si aspettano che mantenga le sue promesse e, se non lo fa, tale appoggio verrà tolto.

Ma Johnson non sarà in grado di mantenere le sue promesse. L’uscita della Gran Bretagna dall’UE, lungi dal portare a una nuova era di prosperità e crescita economica, avrà conseguenze molto negative per l’economia britannica. Se – ed è ancora possibile – la Gran Bretagna lascia l’UE senza un accordo, comporterà una catastrofe assoluta. Ma anche nella migliore variante, la Brexit porterà a una contrazione dell’economia, alla perdita di posti di lavoro e al calo degli standard di vita.

Come in altri paesi, il periodo attuale è caratterizzato da violente oscillazioni dell’opinione pubblica, sia a sinistra che a destra. Le elezioni del 2019 in Gran Bretagna sono solo un altro esempio di questo processo. Avvierà un nuovo periodo di conflitti sociali, lotte di classe e sconvolgimenti politici che faranno sembrare minuscolo tutto ciò che abbiamo visto finora, con profonde conseguenze politiche.

I media si prostituiscono, cercando di presentare questa battuta d’arresto come l’inizio della fine del Labour. A posteriori sarà visto solo come un episodio, che si trasformerà nel suo contrario. Quando la gente si renderanno finalmente conto della realtà della Brexit, ci sarà una reazione violenta contro Boris Johnson e le sue azioni. Il suo governo sarà il governo più impopolare della storia recente. Gli inevitabili attacchi al tenore di vita e ai servizi si tradurranno in un’esplosione di scioperi, proteste e manifestazioni di massa su una scala mai vista in Gran Bretagna dagli anni ’70. Il Partito Laburista si troverà in uno stato di intenso fermento, mentre i blairiani tenteranno un ultimo disperato tentativo di riprendere il controllo. Ad un certo punto, l’ala destra o si spaccherà o verrà espulsa dal partito. Ciò spingerà il Labour molto a sinistra, aprendo serie possibilità alla Tendenza Marxista.

 

Londra, 16 dicembre 2019

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