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La crescita del movimento di scioperi in Polonia

Tutta la Polonia si sta interessando allo sciopero dei lavoratori della fabbrica di autobus Solaris a Bolechowo, vicino a Poznań. Inoltre, a Białystok, i lavoratori della Bison Company hanno iniziato uno sciopero a scacchiera; mentre anche i lavoratori della Pudliszki (un marchio di generi alimentari di proprietà della multinazionale Kraft Heinz) hanno minacciato di scioperare. Il deterioramento delle condizioni di vita sta aprendo la strada alla rinascita del movimento operaio organizzato nel paese.

L’anno scorso abbiamo visto la mobilitazione dei lavoratori del settore pubblico, accompagnata da uno degli eventi più importanti dell’ultimo periodo: lo sciopero vittorioso della fabbrica Paroc, che produce materiali isolanti in lana di roccia, a Trzemeszno. Condizioni lavorative sempre più insostenibili stanno costringendo i lavoratori ad azioni più coraggiose. Forse stiamo finalmente assistendo al ritorno della fiducia nei propri mezzi da parte di settori del proletariato polacco?

 

Gli effetti della restaurazione capitalista

Prima di parlare dei recenti eventi, sarebbe utile inquadrare un po’ il contesto storico.

Dopo il crollo della Repubblica Popolare Polacca, la resistenza dei lavoratori polacchi contro gli effetti della restaurazione capitalista, che stava compromettendo la loro vita e le loro condizioni, ha subito una sconfitta temporanea. Tuttavia, sono stati sconfitti solo dopo diverse ondate di dure lotte. Se consideriamo il numero di scioperi, così come il numero di lavoratori che vi hanno partecipato, la Polonia ha visto l’ondata di scioperi più estesa di tutta l’Europa nel periodo dal 1989 al 1994, come risultato del passaggio da un’economia pianificata al capitalismo.

La transizione fu supervisionata da Leszek Balcerowicz (all’epoca ministro delle Finanze e vice primo ministro) che basò le sue linee politiche sulle idee di Jeffrey Sachs. L’obiettivo era quello di trasformare radicalmente l’intera economia. Ciò doveva essere raggiunto attraverso la privatizzazione rapida e su larga scala delle aziende di proprietà pubblica, che dovevano essere vendute per pochi centesimi. Questa è stata spesso chiamata “terapia d’urto”, per il fatto che ha distrutto l’industria e l’economia polacca, e i servizi e l’edilizia pubblica sono stati smantellati. Le imprese furono comprate, andarono in bancarotta e furono liquidate da capitalisti occidentali. L’economia polacca fu resa dipendente dall’Occidente e assorbita nell’area commerciale dei principali paesi capitalisti. La disoccupazione crebbe da livelli irrisori al 16% nel 1993. Ancora oggi, alcune aree del paese non si sono riprese.

Il risultato fu una moltitudine di scioperi, con un picco nel 1992-93. All’epoca, i sindacati erano ancora abbastanza forti per organizzarli. I lavoratori del settore pubblico, delle ex aziende pubbliche e i contadini chiedevano salari più alti, il pagamento dovuto dei loro stipendi, l’introduzione di sgravi fiscali, dazi protettivi sulle materie prime polacche e la protezione delle aziende statali.

La situazione era tale che l’ex Partito Operaio Unificato Polacco (Poup), sotto la bandiera dell’Alleanza della Sinistra Democratica (SLD), vinse le elezioni del 1993. Ciò dimostrava che, nonostante la disillusione del proletariato nella burocrazia, i lavoratori speravano ancora che l’ex nomenklatura prendesse le loro difese.

Sono stati smentiti. La burocrazia si trovò suo agio in questa nuova realtà capitalista. L’SLD non solo rifiutò di schierarsi con i lavoratori, ma nei fatti diede una nuova spinta agli sforzi di trasformazione capitalista. Successive ondate di scioperi nel 1999-2000 (il periodo dell’ulteriore neoliberalizzazione di Balcerowicz) e nel 2002-3 si sono verificate a causa delle cattive condizioni del paese: alta disoccupazione combinata a salari bassi, così come le leggi sul lavoro antioperaie che il governo SLD aveva approvato. Gli scioperanti miravano a fermare questi cambiamenti delle leggi sul lavoro, per salvaguardare i diritti dei lavoratori e ripristinare le loro conquiste.

L’ultima ondata di proteste diffuse si è verificata tra il 2007-8 e ha coinvolto soprattutto i lavoratori del settore pubblico nella sanità e nell’istruzione. Il graduale smantellamento del movimento operaio organizzato condotto dai liberali, mano nella mano con le élite dell’epoca stalinista, ha creato le condizioni ideali per distruggere i diritti dei lavoratori, che sono stati sostituiti dal culto della “libera impresa” capitalista.

 

La crisi del capitalismo in Polonia

Negli ultimi dieci anni circa,gli scioperi sono stati rari in Polonia. Secondo il rapporto del 2016 dell’Istituto sindacale europeo (ETUI), i lavoratori polacchi erano i meno propensi a scioperare rispetto al resto del continente. Questo è stato il caso almeno fino al 2019, che ha visto lo sciopero degli insegnanti in tutto il paese, seguito dagli scioperi del 2020 in risposta alla crisi COVID-19 e all’incompetenza del governo. Sempre più lavoratori del settore pubblico hanno preso la decisione di scioperare.

Lo sciopero tenutosi nello stabilimento di materiali isolanti di Trzemeszno è stata una vera dimostrazione di ciò di cui è capace il proletariato polacco

La crisi del capitalismo, esacerbata dalla pandemia del COVID-19, ha provocato una rinascita del movimento dei lavoratori. Nel 2021, poteva sembrare da uno sguardo superficiale che la Polonia avesse gestito bene la crisi pandemica. Le massicce elargizioni di denaro pubblico alle imprese private combinate con la flessibilità del mercato del lavoro e dell’economia polacca hanno portato a un certo grado di crescita. Tuttavia, lo stato polacco non è riuscito a contenere la pandemia che avanzava, e abbiamo assistito alla peggiore crisi sanitaria degli ultimi decenni. La ragione è chiara: la Polonia ha vissuto tre decenni di tagli al bilancio, in cui i problemi del settore sanitario sono stati ignorati, e il costo di tutto questo è stato riversato sul personale sanitario.

La mancanza di personale adeguato e di fondi ha portato dapprima agli scioperi dei medici del pronto soccorso (giugno 2020), seguiti da altri lavoratori della sanità (settembre 2020), e alla creazione di un comitato di sciopero nazionale. Il resto del settore pubblico si trova in condizioni simili, e abbiamo visto scioperare anche l’Istituto di Assicurazione Sociale (ZUS), i tribunali e i dipendenti del ministero della giustizia.

 

I sindacati riprendono forza

Mentre i profitti dei capitalisti continuano a crescere, le condizioni di vita della classe operaia stanno peggiorando. Questo deterioramento viene attribuito alla crisi (o, come preferisce l’opposizione borghese liberale – alle politiche incompetenti dell’attuale governo). Non c’è da meravigliarsi che il proletariato polacco abbia ripreso la lotta per migliori condizioni economiche. L’aumento del costo della vita sta spingendo i lavoratori a lottare migliori retribuzioni. Il tasso di sindacalizzazione è così basso che un proletario polacco ha pochi mezzi a disposizione per lottare. Ma nonostante ciò, la combattività è in aumento.

Attivisti del Czerwony Front con gli operai in sciopero alla fabbrica Solaris

Lo sciopero che ha avuto luogo nello stabilimento di isolantu in lana di roccia di Trzemeszno (presso l’azienda Paroc Polska) è stata una vera dimostrazione di cosa sia capace il proletariato polacco. È stato guidato dai due sindacati: OPZZ e Solidarność ’80. Iniziato il 6 agosto 2021, e ha bloccato l’intero processo produttivo. Le rivendicazioni includevano l’aumento della parte del salario legata all’anzianità (che includeva ogni lavoratore con almeno cinque anni di storia lavorativa), e la salvaguardia dei contratti di lavoro a tempo indeterminato. Il 20% degli 800 operatori dello stabilimento Paroc sono a tempo determinato. In terzo luogo, i lavoratori hanno chiesto l’introduzione di un incentivo di almeno 250 Zloty (circa 55 euro, ndt). Le richieste erano sostenute dal 97,5% dei lavoratori, che avevano cercato di negoziare con il padrone per un mese, ma erano stati respinti con un rifiuto a trattare. I lavoratori hanno risposto con uno sciopero di avvertimento di due ore.

Il deterioramento delle condizioni di lavoro è iniziato quando l’azienda è stata acquisita dall’impresa americana Owens Corning. I capitalisti americani, ancora più spietati delle loro controparti europee, hanno tagliato i costi e preteso ancora di più dai lavoratori per massimizzare i profitti.

È degno di nota il fatto che piccoli sindacati come OPZZ e Solidarność ’80 siano stati in grado di mobilitare la maggior parte della forza lavoro della Paroc Polska, presentando richieste ambiziose e guidando i lavoratori a diverse giornate di sciopero. Questa è un’impresa straordinaria nelle condizioni della Polonia.

Dopo cinque giorni, lo sciopero ha vinto. Anche se le trattative si sono protratte, le richieste sono state soddisfatte grazie alla determinazione dei lavoratori, che avevano rifiutato in precedenza un’offerta peggiore da parte della direzione. Lo sciopero è stato ampiamente pubblicizzato, un fatto che può aver contribuito ad aumentare la pressione sui padroni. Ma senza dubbio, la vittoria ha ridato fiducia e un senso di autostima agli iscritti al sindacato in tutta la Polonia, che da allora hanno tratto vantaggio da questa esperienza in altri vertenze con il padronato.

 

Lo sciopero di Solaris

Non è passato molto tempo prima dello scoppio di un’altra importante lotta. Il 24 gennaio, uno sciopero (ancora in corso) è scoppiato presso la società Solaris Bus & Coach a Bolechowo. Due sindacati sono coinvolti: la OPZZ e Solidarność. La maggioranza dei lavoratori era a favore dello sciopero, e una volta iniziato, il 90% della forza lavoro si è astenuta dal lavoro. Il restante 10 per cento sono lavoratori migranti, che non possono partecipare a causa della natura dei loro contratti di lavoro.

Lo sciopero ha portato avanti la richiesta di un aumento salariale di 800 zloty per ogni lavoratore. Le trattative sono in corso da quattro mesi e non mostrano traccia di risoluzione nonostante i sindacati abbiano ridotto le loro richieste in più di un’occasione. Anche se Solaris sta accumulando grandi profitti, l’azienda si è rifiutata di soddisfare qualsiasi richiesta da parte dei lavoratori. Invece, ha concesso un patetico aumento del 5%, in vigore dal 14 gennaio. Per i capitalisti, questa è la fine della storia, ma i lavoratori sono furiosi.

La direzione aziendale ha sostenuto che lo sciopero avrà un effetto negativo sulle attività dell’azienda, e che potrebbe mettere a repentaglio la prospettive occupazionali dei lavoratori. In breve, hanno tentato di ricattare i lavoratori per fargli accettare le condizioni del padronato. Un tale approccio implica che i lavoratori possono aspettarsi di essere licenziati, o che i loro posti di lavoro siano relegati a “contratti spazzatura” (cioè contratti che violano le leggi sul lavoro) se ai padroni verrà permesso di imporre la propria volontà.

Durante un intervento dei compagni del Czerwony Front (Fronte rosso, la sezione polacca della TMI) al picchetto dei lavoratori in sciopero, Wojciech Jasiński, il presidente della OPZZ, ha spiegato che l’inflazione vertiginosa e il conseguente aumento del costo della vita sono la causa dello sciopero. L’azienda potrebbe chiaramente permettersi l’aumento, ma il consiglio di amministrazione non vuole farlo perché vuole dare una lezioni a quelli che considera i “sindacalisti esigenti”.

Jasiński ha spiegato che il successo dello sciopero a Trzemeszno è stato una fonte d’ispirazione positiva per gli scioperanti, che hanno imparato da quell’esperienza. Il morale dei lavoratori è alto, e sono decisi a continuare la lotta finché le loro richieste non saranno soddisfatte.

 

Lo sciopero a Białystok

A Białystok, dall’altra parte della Polonia, nella provincia di Podlaskie, il 24 gennaio è iniziato uno sciopero a oltranza alla Bison. Lo sciopero riguardava i seguenti stabilimenti: Bison S.A., Bison-Bial, Bison Nowe Technologie e Odlewnia Białystok, che impiegano oltre 400 persone nella produzione, tra cui operatori di mandrini per torni, cilindri e frese. Lo sciopero è organizzato da Solidarność 80, OPZZ e NSZZ “Solidarność”, e la votazione ha visto il 90% dei lavoratori sostenere l’azione di sciopero, con la partecipazione di tutta la forza lavoro fin dal primo giorno!

I lavoratori chiedono un aumento salariale di 600 zloty lordi per ogni dipendente. La situazione negli stabilimenti è così terribile che la maggior parte dei dipendenti, anche quelli con più di 40 anni di esperienza lavorativa, guadagnano poco più del salario minimo nazionale. Anche qui, le negoziazioni sono durate molti mesi e non hanno portato a nessun risultato. La proposta del consiglio di amministrazione prevedeva un aumento del 6,5%. Tenendo conto delle difficili condizioni di lavoro, questa proposta era un insulto. Inoltre, i padroni hanno disdetto un accordo del 2018 riguardante gli scatti di anzianità e il trattamento di fine rapporto per il pensionamento.

Lo sciopero non ha attirato molta attenzione da parte dei media. La proprietà sta cercando di ignorare gli scioperanti, con i proprietari dello stabilimento che si rifiutano persino di parlare con i giornalisti. Il 27 gennaio, i capitalisti hanno annunciato la loro intenzione di liquidare una delle loro aziende subordinate, il che lascerebbe 45 lavoratori disoccupati. Questo è un tentativo evidente di schiacciare lo sciopero. Nonostante queste minacce, il morale all’interno della fabbrica rimane alto – tutti intendono lottare fino alla fine.

 

Cosa ci aspetta in futuro?

Oltre agli scioperi sopra descritti, i dipendenti Avon hanno fatto passi avanti per ottenere salari migliori, e hanno pubblicato un comunicato sulle pessime condizioni di lavoro. Chiedono un aumento del 15% per gli operatori meno retribuiti, e del 10% per gli altri, e la revisione dei cosiddetti “standard di produttività” che sono al di là delle capacità umane. Lo sciopero è organizzato dalla OZZ “Inicjatywa Pracownicza”.

Anche i dipendenti della compagnia ferroviaria Polregio e dello stabilimento alimentare Pudliszki, di proprietà della Kraft Heinz, stanno considerando uno sciopero per un salario più alto. Alla fine del 2021, i dipendenti della filiale polacca dell’azienda automobilistica internazionale Cooper Standard Automotive a Myślenice hanno anche protestato contro i tentativi di licenziare 25 dipendenti con il pretesto di presunte “perdite”, che in realtà erano solo profitti che non erano così grandi come previsto.

Un recente sondaggio mostra che il 46% dei polacchi ha un atteggiamento positivo verso l’attività sindacale, un aumento del 10% rispetto a due anni prima

Non c’è dubbio che abbiamo a che fare con una svolta della situazione: un movimento di sciopero vivace guidato dai sindacati che finora sono stati emarginati. Lo stato d’animo tra i lavoratori sembra essere combattivo, il che è dimostrato dall’alto sostegno nelle votazioni per lo sciopero. La stessa partecipazione agli scioperi mostra la determinazione dei lavoratori a lottare per i loro diritti. Non c’è dubbio che il continuo deterioramento delle condizioni di vita e l’aumento dei prezzi continueranno a stimolare le lotte dei lavoratori in futuro. L’esperienza acquisita dai lavoratori e la fiducia in se stessi da parte dei sindacati possono portare a scioperi molto più audaci e a una maggiore determinazione nella lotta in altri stabilimenti.

Il movimento sindacale in Polonia è ancora debole. Secondo i dati del CBOS (Centro per la ricerca sull’opinione pubblica), solo il 6% dei polacchi adulti è iscritto al sindacato, cioè il 13% dei lavoratori stipendiati. Tuttavia, l’appoggio verso i sindacati sta crescendo, e lo stesso sondaggio mostra che il 46% dei polacchi ha un atteggiamento positivo verso l’attività sindacale. Questo è un aumento di 10 punti percentuali rispetto a due anni prima.

La diffusa repressione subita dagli attivisti sindacali nei luoghi di lavoro rimane un problema, e spesso costituisce una barriera per l’adesione da parte dei lavoratori. Ad esempio, alla mBank, una delle più grandi banche in Polonia, un lavoratore è stato licenziato per aver cercato di creare il sindacato in azienda. Anche la prevalenza dei cosiddetti “contratti spazzatura” è un fattore di indebolimento dei sindacati. Essi impediscono la formazione di sindacati, poiché questi possono essere creati legalmente solo dai dipendenti che lavorano con un contratto di lavoro.

La lotta sta attualmente risorgendo principalmente sul piano economico. Tuttavia, questi sviluppi segnalano un crescente antagonismo tra la classe operaia e i capitalisti. È sempre più difficile per la borghesia mantenere il proletariato polacco in uno stato passivo e obbediente.

Sfortunatamente, la lotta economica non fornisce sempre concessioni universali per il proletariato: i diritti conquistati sono tipicamente limitati solo a migliorare il destino dei lavoratori in uno specifico posto di lavoro o settore. È necessario lottare per cambiare l’intero sistema. I marxisti sostengono ogni riforma che porti dei vantaggi ai lavoratori, per quanto piccola. Anche la più piccola vittoria sul terreno della lotta economica vale la pena di essere ottenuta, e inoltre aiuta ad elevare la coscienza di classe del proletariato mostrandogli la sua forza collettiva. Tuttavia, per garantire un’esistenza dignitosa ai lavoratori di tutta la Polonia, ora e in futuro, la lotta per l’aumento dei salari deve trasformarsi in una lotta per rovesciare il capitalismo.

Il risveglio della coscienza di classe dei lavoratori polacchi è vitale. Nel corso di queste lotte, la classe operaia diventerà sempre più consapevole dei suoi interessi comuni e della sua forza come classe. Man mano che l’infermità del capitalismo diventa chiara, settori sempre più ampi lotteranno per un’alternativa socialista. Le organizzazioni dei lavoratori devono unificare le lotte oggi separate contro i padroni, coinvolgere tutti i settori della classe operaia nella lotta, e fare proprie le richieste politiche per il controllo democratico dell’economia per il miglioramento delle condizioni di tutti, piuttosto che per l’arricchimento di pochi parassiti.

Per accelerare questo processo, è necessario formare l’avanguardia proletaria: i militanti più coraggiosi e coscienti della classe operaia. Per questo è fondamentale costruire un’organizzazione basata sulla teoria marxista, con radici nella classe operaia. Le organizzazioni riformiste di sinistra si limitano alla lotta puramente economica. Il nostro obiettivo come organizzazione marxista è costruire una forza capace di trasformare la lotta economica in lotta politica. Solo dirigendo il proletariato sul campo della lotta politica possiamo vincere!

Gli operai in sciopero della fabbrica Solaris non riceveranno una retribuzione per tutta la durata dello sciopero. Hanno quindi bisogno di sostegno! Attraverso un contributo qui, potete aiutare a sostenere lo sciopero! Il denaro raccolto andrà direttamente ai lavoratori in sciopero.

11 febbraio 2022

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