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La Camusso inciampa a Expo

Lunedì 5 ottobre, Expo, Rho (Milano). Cinque componenti del direttivo nazionale della Cgil, dell’area Il sindacato è un’altra cosa vengono portati in commissariato con l’accusa di manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico ufficiale. Avevano aperto uno striscione contro Expo e distribuito un volantino in cui denunciavano il regime di sfruttamento.

camusso_expoÈ l’epilogo di una polemica innescata giorni prima quando un gruppo di delegati Rsu, gli Autoconvocati in Cgil, avevano lanciato sui social network un appello a boicottare la prima giornata del direttivo, convocato appunto all’interno di Expo.

Tra l’appello e la data del direttivo c’è stato anche uno scambio di lettere aspro tra la Camusso e il segretario della Fiom sull’inopportunità di quella convocazione e l’incapacità della Cgil di essere realmente al fianco dei lavoratori.

L’episodio di Expo è solo l’ultimo capitolo di un reiterato conflitto tra la Cgil, la Fiom e la sinistra sindacale. Il primo atto c’era stato due settimane prima alla conferenza nazionale, dove la sinistra sindacale aveva contestato al vertice dell’organizzazione l’incapacità di articolare una vera strategia di rilancio del sindacato, votando contro il documento finale.

Siamo ora al dunque: Confindustria ha sbattuto la porta in faccia alla Cgil sui rinnovi contrattuali. Renzi è di nuovo sul piede di guerra contro i lavoratori, a questo si sommano tutti i problemi che la crisi ci ha regalato in questi anni e intanto la Cgil sta a guardare. Del resto che una linea la Cgil non ce l’ha lo dimostra il modo compulsivo con cui negli ultimi anni ha sbandierato fior di campagne finite in una bolla di sapone. Il piano per il lavoro, la raccolta di firme sugli appalti, il nuovo Statuto dei lavoratori, proposte per nuovi modelli contrattuali, solo per citarne alcune.

Eppure la sofferenza nelle categorie è evidente, dagli insegnanti abbandonati dal sindacato della scuola dopo le mobilitazioni di questa estate, all’impiego pubblico per il quale Renzi ha anticipato che gli aumenti (dopo sette anni di contratto scaduto) saranno simbolici, arrivando al sindacato del commercio dove nonostante i dirigenti nazionali abbiano firmato di tutto e di più, dalla grande distribuzione alla Coop, passando per i grandi gruppi nazionali e internazionali, è un susseguirsi di disdette di contratti e ristrutturazioni.

Alla conferenza Cgil il coordinatore nazionale dell’area Democrazia lavoro, Rinaldini, ha dichiarato che si apre una fase di dura opposizione alle misure inconcludenti della Cgil. Recentemente Landini non ha escluso anche l’occupazione delle fabbriche davanti alle chiusure aziendali.

Non è la prima volta che dirigenti della sinistra Cgil annunciano battaglia. Non può esserci una vera difesa degli interessi dei lavoratori senza un’organizzazione sindacale adeguata allo scontro, ma dalle parole è ora di passare ai fatti. Cioè coinvolgere la base, organizzare direttamente i lavoratori. Mettere in piedi vertenze e piattaforme che dimostrino concretamente che c’è una posizione alternativa a quella del vertice della Cgil, altrimenti le forze che si stanno coagulando intorno agli autoconvocati verranno nuovamente disperse.

Opportunità e occasioni certo non mancano. Il risultato della Fiom alle elezioni Rls in Fiat dopo che per cinque anni Marchionne ha tentato di cancellarla dalle fabbriche è li a dimostrarlo.

Per uscire dall’impasse non c’è che una strada. Riorganizzare i delegati, i lavoratori e aprire una vera discussione su come rilanciare il conflitto nel paese ovunque possibile partendo da una piattaforma generale. Questo prepara il terreno per una mobilitazione per opporsi a Confindustria e governo. Questi sono passaggi ineludibili, non per far cambiare idea alla Camusso, ma per riprenderci il sindacato.

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