Jobs Act – A fare festa sono sempre i soliti
I dati INPS relativi al mercato del lavoro nei primi otto mesi dell’anno, fanno dire a confindustria che le cose vanno bene. Si può sempre migliorare, ma i risultati del jobs act sono incoraggianti. Se le cose vanno bene per i padroni, allora vanno anche per il governo Renzi, loro fedele servitore. Il rapporto totale tra nuove assunzioni e cessazioni è di + 703.384 e se si guarda ai soli rapporti di lavoro a tempo indeterminato (tra nuovi e conversioni di tempi determinati ed apprendistato ) il saldo è di + 53.303.
Quindi, cosa c’è che non va?
Rispetto lo scorso anno, negli stessi mesi, il numero di nuovi contratti stipulati è in negativo di 109.759, ma sono soprattutto le assunzioni con contratti a tempo indeterminato a crollare; si parla di 412.497 assunzioni in meno rispetto lo scorso anno. La sostanza è che moltissimi sono contratti precari e poche le assunzioni stabili.
Siamo stati facili profeti, purtroppo. Nella sua drammaticità, la cosa è semplice. Il “boom” di contratti a tempo indeterminato dello scorso anno, era dovuto all’incentivo statale. Decontribuzioni per i padroni, fino ad 8mila euro l’anno per 3 anni, per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato. Siccome per il 2016 il bonus si è ridotto drasticamente ( 3.250 euro l’anno per 2 anni ), i padroni hanno trovato poco conveniente assumere con contratti a tempo indeterminato. Questo ci fa dire che se, tanto mi dà tanto, il prossimo anno avremo un ulteriore crollo delle assunzioni a tempo indeterminato.
È facile immaginare che gli effetti negativi non finiscano qui. La (contro) riforma del lavoro di Renzi, il Jobs act, ha cancellato l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. In buona sostanza, se un lavoratore ricorre al giudice per un licenziamento illegittimo e vince, nella quasi totalità dei casi, non otterrà il reintegro, ma un indennizzo, che soprattutto per i nuovi assunti, corrisponde a poche mensilità. Già in questi primi otto mesi si vedono gli effetti collaterali; i licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo, sono passati da 36mila a 46 mila !!!
Presumibilmente finito l’effetto degli incentivi, molti padroni passeranno alle maniere forti sfruttando la possibilità data dall’abolizione dell’articolo 18 per abbassare i costi.
Un ulteriore elemento che si evidenzia nel rapporto INPS è l’esplosione dell’utilizzo dei voucher. Finora ne sono stati venduti 96 milioni e 600 mila ! Più 36 % rispetto lo scorso anno. I voucher erano stati pensati per i lavori, cosiddetti accessori, cioè quelle tipologie di lavoro difficilmente inquadrabili. Nella pratica sta diventando un nuovo modo per rendere precario il lavoro. Una ulteriore forma di sfruttamento legalizzato.
Insomma, anche in questo caso tutto l’ottimismo di Renzi sulla bontà delle sue riforme, cozza contro una realtà che va in tutt’altra direzione. Ci sono altri effetti negativi che i lavoratori vedranno tra qualche anno.
Le pensioni oggi vengono calcolate con il metodo contributivo. Cioè, in base a quanti contributi sono stati versati nell’arco della vita lavorativa ed in rapporto all’aspettativa di vita, mi verrà corrisposto un assegno mensile. Bene; ma se vengo assunto grazie alla decontribuzione che il governo garantisce ai padroni, io non avrò contributi versati e per cui, anche la mia pensione futura, che sarà già misera di suo, sarà ancora più bassa !
Questi dati INPS, ci mostrano in modo lampante la natura padronale di questo governo.
Il costo per il solo 2015 è stato di 6 miliardi di euro, con gli effetti che abbiamo appena spiegato. In pratica un investimento a fondo perduto per confindustria e soci.
Dopo aver peggiorato significativamente le condizioni di lavoro e contrattuali dei lavoratori, ora Renzi e Confindustria cercano il dialogo coi sindacati per garantirsi una gestione collegiale delle peggiori controriforme partorite dal governo. Con una prospettiva di crescita dell’economia inesistente e nuove contro riforme da portare avanti, in primis quella sul nuovo modello contrattuale, in un contesto di instabilità politica, i padroni hanno estrema necessità di coinvolgere i dirigenti sindacali per garantirsi la pace sociale. Non possiamo e dobbiamo permetterlo.
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