Iran – La repressione provoca la risposta delle masse e gli appelli per uno sciopero generale rivoluzionario

L’alternanza scuola-lavoro – Non è formazione è sfruttamento!
11 Ottobre 2022
Il capitalismo europeo scricchiola sotto la pressione di una crisi senza precedenti
13 Ottobre 2022
L’alternanza scuola-lavoro – Non è formazione è sfruttamento!
11 Ottobre 2022
Il capitalismo europeo scricchiola sotto la pressione di una crisi senza precedenti
13 Ottobre 2022
Mostra tutto

Iran – La repressione provoca la risposta delle masse e gli appelli per uno sciopero generale rivoluzionario

Mentre il movimento di protesta a livello nazionale in Iran entra nella sua quarta settimana, i tentativi di repressione del regime sembrano aver avuto solo l’effetto di estendere ancor di più la mobilitazione delle masse e di attirare nuovi settori alla lotta. Ai giovani nelle strade e nei campus universitari si sono aggiunti migliaia di studenti e piccoli commercianti dei bazar, oltre a settori importanti della classe operaia. Soprattutto, è iniziata una serie di scioperi nel settore petrolifero e petrolchimico, il cuore dell’economia iraniana.

Quando sabato 1° ottobre il regime ha scatenato una nuova campagna di attacchi violenti contro i manifestanti nelle piazze e nelle università, prevedeva di strangolare il movimento crescente nella sua culla. Quelle aspettative sono state ora disattese.

Mentre centinaia, forse migliaia di studenti sono stati arrestati e decine di università sono state chiuse, la maggior parte delle oltre 100 università che hanno risposto all’appello per uno sciopero studentesco nazionale hanno resistito.

Nel frattempo, ai manifestanti si è unito un movimento poderoso formato da studentesse che ha attraversato il Paese da un capo all’altro. Dalla riapertura delle scuole, ogni giorno sono circolati numerosi video di grandi gruppi di ragazze che hanno fatto partire la protesta nelle loro scuole, togliendosi il velo e facendolo sventolare, mentre scandivano slogan come “Donne, vita, libertà” e “Morte al dittatore”.

In una scuola di Bandar Abbas, le studentesse si sono tolte il velo e sono corse in strada scandendo slogan mentre venivano inseguite dalla polizia antisommossa. Un altro video mostra studentesse che travolgono un oratore dell’organizzazione paramilitare Basij, invitato a parlare alla loro scuola, al grido di “Basiji vai al diavolo!”, mentre agitano in aria i loro foulard. In altri casi, ci sono state resoconti di genitori che si sono scontrati con le forze di sicurezza dopo che queste ultime hanno tentato di arrestare i loro figli.

Allo stesso tempo, anche i commercianti dei più importanti bazar di Teheran – il Grand Bazaar, il Lalehzar, il giardino di Sepahsalar, il Tajrish Bazaar – si sono uniti al movimento, insieme al bazar di Shiraz, chiudendo i loro negozi come hanno fatto i commercianti della provincia del Kurdistan iraniano e di altre città curde per diverse settimane.

Invece di stroncare il movimento, la repressione del regime sta spingendo all’azione settori più ampi. Sabato sera, nonostante una settimana di azioni repressive, in tutto il paese si sono svolte le più grandi proteste tenutesi finora, che si sono estese per la prima volta alle aree più povere della classe operaia che in precedenza erano rimaste in disparte. Nel quartiere popolare di Naziabad, a Teheran, i video hanno mostrato cortei relativamente grandi, che sfidavano la presenza pesante delle forze di sicurezza e scandivano slogan anti-regime. Eventi simili sono stati segnalati in tutta la capitale e in molte altre città.

In un video significativo proveniente da Naziabad, un gruppo di poliziotti antisommossa si è tolto i caschi e ha marciato a fianco dei manifestanti, con uno di loro che ha dato una pacca sulla spalla a un manifestante in segno di solidarietà. Questo episodio aneddotico dimostra fino a che punto il morale delle forze di repressione del regime sia stato colpito dalla pressione incessante del movimento. I soldati di grado più basso di queste forze provengono spesso dagli stessi settori tradizionalmente conservatori e poveri che negli ultimi anni hanno fatto irruzione sulla scena politica con proteste radicali e anti-regime.

Avvertendo in alcuni casi una simpatia potenziale di queste forze, i manifestanti si sono avvicinati a loro chiedendo la loro solidarietà. Sebbene non sia ancora giunto il momento di una spaccatura all’interno delle forze armate, questi tentativi preparano la strada per una possibilità del genere in futuro. Per questo, tuttavia, è necessario preparare prima un movimento che abbia la forza necessaria da rappresentare una sfida credibile al regime.

 

Alimentare le fiamme delle divisioni etniche

Sebbene la repressione di Stato sia stata dura, è anche chiaro che il regime ha cercato (in generale) di mantenere relativamente basso il numero di morti. Non ha ancora scatenato tutta la forza del suo apparato repressivo contro le proteste per paura di provocare un movimento più ampio – e probabilmente anche perché non ha fiducia nelle sue stesse forze di polizia. Non è così, però, nelle aree beluci e curde, due delle zone più povere dell’Iran.

Nella provincia del Belucistan, il regime ha ucciso almeno110 persone nelle ultime due settimane, 97 delle quali sono state uccise il 30 settembre durante una protesta contro lo stupro di una ragazza di 15 anni da parte di un capo della polizia locale. Questo evento è stato soprannominato “venerdì nero”. Il regime ha falsamente dipinto il massacro come uno scontro tra le forze del regime e un’insurrezione sunnita locale sostenuta dai sauditi, che da anni affligge il Belucistan.

Nel frattempo, le aree curde, come abbiamo riportato in precedenza, hanno assistito a scene simili a una guerra civile. Queste aree hanno ospitato le parti più radicali e avanzate del movimento, con un alto grado di partecipazione e organizzazione, nonché un appello allo sciopero generale che risale ai primi giorni di protesta. Sebbene sia iniziato dai piccoli commercianti, tutti i resoconti indicano che lo sciopero nelle città a maggioranza curda si è esteso anche a parti della classe operaia. Le proteste radicali nelle strade sono riuscite, in diverse occasioni, a scacciare le forze dello stato fuori da diverse città più piccole e da ampie zone delle grandi città.

Il regime ha risposto nell’ultima settimana intensificando la repressione fino ad attaccare i manifestanti con colpi d’artiglieria e droni. Il suono costante delle esplosioni e dei colpi di mitragliatrice si può ascoltare nei video provenienti dalle città di Sanandaj e Saqqez, e il bilancio delle vittime sembra essere in aumento. Il regime ha anche avvertito che si sta preparando a fare incursioni nel nord dell’Iraq per attaccare le organizzazioni curde di sinistra che hanno basi in quelle zone.

Nella propaganda del regime si ripete continuamente l’affermazione falsa che l’attuale movimento è organizzato dall’imperialismo occidentale nel tentativo di un cambio di regime e al fine di disgregare l’Iran attraverso il sostegno alle minoranze nazionali secessioniste.

Se è vero che l’imperialismo statunitense e i suoi alleati sauditi e israeliani hanno effettivamente perseguito una politica di cambio di regime e hanno sostenuto gruppi reazionari tra le minoranze nazionali, non sono riusciti a ottenere il controllo sull’attuale movimento.

Non ci sono state rivendicazioni o slogan secessionisti, né fra i curdi né fra i beluci o in qualsiasi altra area abitata da minoranze nazionali. Piuttosto, è una tattica chiara del regime stesso quella di tentare di dividere il movimento dirottando settori di esso su linee nazionali ed etniche – una tattica che si allinea a quella dell’imperialismo occidentale.

Tuttavia, questi tentativi non hanno avuto molto successo finora. Al contrario, il movimento ha risvegliato un profondo stato d’animo di solidarietà tra i gruppi etnici in Iran, che il regime ha deliberatamente tentato di tenere divisi l’uno contro l’altro per decenni come mezzo per mantenere se stesso al potere.

Per superare l’oppressione delle minoranze nazionali, è necessaria innanzitutto una lotta unitaria di tutti i popoli dell’Iran contro il loro nemico comune: la classe dominante iraniana. E fondamentale per questa lotta è l’ingresso della classe operaia sulla scena come forza organizzata.

 

Gli operai iniziano a muoversi

Un passo importante in questa direzione è stato compiuto lunedì mattina, quando circa 4.000 lavoratori del Bushehr Petrochemical, del Damavand Petrochemical e dell’Hengam Petrochemical hanno incrociato le braccia e hanno lasciato il posto di lavoro a causa di uno sciopero a tempo indeterminato a sostegno del movimento. Inoltre, la Sadra Petrochemical è stata preventivamente chiusa dai padroni in previsione di un’azione di sciopero.

Queste aziende operano nel complesso petrolchimico di Assaluyeh, uno dei più grandi al mondo. Dopo aver incrociato le braccia, gli operai in sciopero hanno bloccato con pietre e barili di catrame in fiamme, l’autostrada che porta al complesso scandendo slogan come “Morte a Khamenei” e “Non chiamatela protesta, si chiama rivoluzione!”. Più tardi, nel corso della giornata, i lavoratori hanno anche dato fuoco agli edifici della sicurezza privata dell’azienda.

Si può ascoltare un lavoratore che filmava lo sciopero gridare: “Viva l’Iran! Viva i Lurs, i Turchi, i Curdi, gli Arabi e i Bakhtiari!”. Questa dimostrazione di solidarietà di classe tra le diverse etnie è una risposta alle accuse del regime secondo cui i lavoratori in sciopero rappresenterebbero movimenti separatisti di minoranze nazionali. Dimostra il carattere istintivamente internazionalista della classe operaia, il suo potenziale di unire tutti i settori della società nella lotta rivoluzionaria e come tale lotta possa superare l’oppressione nazionale.

Anche i lavoratori di altre aziende vicine si sono uniti allo sciopero e alla manifestazione. È stato riferito che le forze di sicurezza locali sono state rafforzate e hanno bloccato le strade che portano ai lavoratori in protesta, in modo da impedire ad altri gruppi di unirsi a loro.

Ma solo poche ore dopo lo sciopero di Assaluyeh, i lavoratori hanno scioperato anche nel Blocco dodici del complesso petrolchimico South Pars a Kangan- un altro enorme complesso petrolchimico – e nella raffineria di petrolio di Abadan, l’epicentro storico dello sciopero generale di tre mesi che ha aperto la strada al rovesciamento dell’odiato scià Mohammad Reza Pahlavi nella rivoluzione del 1979. Nello sciopero di ieri, il Blocco due della raffineria di Abadan è stato completamente chiuso e ai lavoratori si sono aggiunti quelli di diverse aziende di trasporto.

Questi scioperi, che riguardano soprattutto i lavoratori precari, sono stati preceduti la settimana scorsa da due avvisi di sciopero emessi dal Consiglio per l’organizzazione delle proteste dei lavoratori a contratto del settore petrolifero (COPOCW), un’organizzazione che ha guidato una serie di scioperi a livello nazionale negli anni passati. Un avviso simile è stato lanciato anche da un gruppo sconosciuto di lavoratori a contratto a tempo indeterminato, che operano nei settori più essenziali dell’industria petrolifera e petrolchimica iraniana. Dopo l’inizio dello sciopero di ieri, il COPOCW ha pubblicato sulla sua pagina Telegram la seguente dichiarazione, che inizia con una poesia di un poeta radicale contemporaneo:

“Sciopereremo: per gli autobus da rottamare, per una vita degna di un animale, per i dormitori pieni di cimici, per il cibo contaminato, per gli orari di punta, per l’ora in cui ti dicono che devi fare gli straordinari, per la sveglia a orari assurdi, per lo stipendio che non arriva mai, per l’assicurazione [sociale] non pagata, per la sirena che ti scuote più dello scuotimento di un autobus, per le ‘forze del progetto’, per tutto questo protesteremo domani.

“Il Consiglio per l’organizzazione delle proteste dei lavoratori a contratto del settore petrolifero invita tutti i lavoratori del settore – siano essi dipendenti a progetto, con contratto a tempo indeterminato o a cottimo, addetti al trasporto del carburante e alle operazioni, colleghi che lavorano nelle trivellazioni nazionali, nello sfruttamento dei pozzi, nelle raffinerie e nei petrolchimici – ad aderire a uno sciopero nazionale del settore petrolifero in solidarietà con le proteste del popolo. In questo sciopero di solidarietà, il comitato organizzativo chiede il rilascio immediato e incondizionato di coloro che sono stati arrestati di recente e di tutti i prigionieri politici, lo sgombero delle forze di sicurezza dalle strade, la fine della repressione e il processo alle autorità e ai responsabili dell’uccisione di Mahsa Amini e di tutti coloro che sono stati assassinati dalle forze di repressione del regime in questo periodo”.

Subito dopo lo scoppio dello sciopero nel settore petrolchimico, il sindacato dei lavoratori dell Azienda di raffinazione della Canna da Zucchero di Haft Tappeh, un sindacato oggi molto popolare, che si è distinto per i suoi scioperi e le sue rivendicazioni radicali, come la nazionalizzazione e la gestione da parte dei lavoratori dell’azienda, ha pubblicato una dichiarazione forte in cui fa appello uno sciopero generale politico a livello nazionale.

Pubblichiamo qui la traduzione integrale della dichiarazione:

Compagni! Popolo oppresso!

La protesta e la rivolta di strada delle ragazze del sole e della rivoluzione sono entrate nella quarta settimana.

Le ragazze e i ragazzi in lotta hanno scosso le piazze e le stradecon lo slogan “donna, vita, libertà”, per ottenere libertà e uguaglianza attraverso la loro lotta gloriosa: libertà dall’oppressione e dallo sfruttamento, libertà dalla discriminazione e dalla disuguaglianza.

I nostri ragazzi in piazza hanno bisogno di solidarietà e sostegno per liberarsi dall’oppressione, dal soffocamento e dalla discriminazione.

In questa situazione, in cui il sangue dei nostri figli ha colorato il selciato delle strade, l’inizio dello sciopero dei lavoratori in diversi settori petroliferi e petrolchimici ha infuso nuova vita e speranza all’interno di questa lotta.

Per il bene della giustizia e dei figli del lavoro e della fatica, ci si poteva aspettare che i padri e le madri, le sorelle e i fratelli sfruttati, si schierassero al loro fianco e fermassero le ruote della produzione e della ricchezza.

Oggi [10 ottobre], la prima scintilla di questa unità e solidarietà si è accesa con la presenza entusiasta dei lavoratori a progetto del petrolchimico di Bushehr, della raffineria di Abadan e di Asalouye.

La solidarietà dei lavoratori a sostegno dei loro figli, dei loro fratelli e delle loro sorelle in strada è l’urgenza di questo movimento.

Il sindacato dei lavoratori della canna da zucchero Haft Tappeh, da parte sua, si congratula con lo sciopero dei lavoratori in vari settori petroliferi e petrolchimici a sostegno delle proteste di strada.

I nostri figli, sorelle e fratelli si aspettano che altri settori dei servizi e della produzione si uniscano allo sciopero nazionale, perché la libertà dall’oppressione e dallo sfruttamento, dalla discriminazione e dalla disuguaglianza, è possibile solo con l’unità e la solidarietà.

Lavoratori e lavoratrici onesti e consapevoli;

La rivolta delle ragazze in piazza ha bisogno di sostegno. Le ragazze di questa terra hanno deciso di fare un grande cambiamento, un cambiamento che porterà alla liberazione delle donne in altri settori.

Questa rivolta grande e encomiabile dovrebbe essere collegata allo sciopero dei lavoratori di tutta la terra.

Per liberarci dalla discriminazione e dall’oppressione, per liberarci dalla povertà e dalle privazioni, per avere pane e libertà, non lasciamo sole le ragazze del sole e della rivoluzione.

Ragazze del sole e della rivoluzione;

Il giorno della vittoria, tutto il mondo si toglierà il cappello davanti a voi, che avete dato a tutti una lezione di resistenza.

Viva la solidarietà sindacale e di classe dei lavoratori per la liberazione!

Verso uno sciopero nazionale nei settori dei servizi e della produzione!

L’entrata in scena  della classe operaia organizzata- in particolare nell’industria petrolifera – rappresenta una svolta decisiva. I giovani rivoluzionari hanno dimostrato un coraggio e una volontà di sacrificio impressionanti. Ma questo di per sé non è sufficiente per abbattere l’odiato regime. La loro posizione nella produzione dà ai lavoratori il potere di bloccare l’intero Paese e di fermare la repressione del regime.

Ma soprattutto, uno sciopero generale politico pone inevitabilmente all’ordine del giorno la questione del potere: chi sono i padroni della società? La classe dominante, che si mantiene solo grazie allo sfruttamento dei lavoratori e dei poveri? O coloro il cui lavoro produce tutta la ricchezza?

Il regime è perfettamente consapevole di questo fatto. Chi è al potere oggi ha un ricordo molto chiaro dello sciopero generale della rivoluzione del 1979. Per questo motivo hanno sempre applicato una politica di tolleranza zero nei confronti dell’attivismo dei lavoratori nelle principali industrie, soprattutto nel settore petrolifero, che è di gran lunga il più importante dell’economia iraniana.

Stanno emergendo notizie di arresti di attivisti operai e di una mobilitazione delle forze di sicurezza in importanti aree industriali per reprimere l’attività di sciopero. Ma tale repressione, come abbiamo visto di recente, potrebbe avere l’effetto opposto quello di incitare altri strati della classe operaia a entrare in lotta.

 

Il ruolo dei giovani

L’idea di uno sciopero generale nazionale ha già catturato l’immaginazione dei giovani nelle strade, nelle scuole e nelle università. Il compito ora è quello di sostenere i lavoratori e assisterli con tutti i mezzi nella diffusione del nascente movimento di sciopero.

Questo lavoro è già in corso in molte aree. A Isfahan, lunedì sera, un gruppo anonimo ha affisso sui muri e sui finestrini delle auto della città dei volantini che invitavano i lavoratori a partecipare allo sciopero generale. Un’altra dichiarazione di un’università di Teheran è stata ampiamente condivisa su Telegram, lodando il risultato storico dello sciopero e definendolo un esempio da seguire nella lotta rivoluzionaria.

Questa campagna deve essere organizzata in modo sistematico per ottenere il massimo effetto. La gioventù rivoluzionaria deve trovare il modo di stabilire contatti con i lavoratori e aiutarli in tutte le sfide pratiche e organizzative dell’organizzazione dello sciopero. Deve anche ascoltare le richieste dei lavoratori e inserirle nel proprio programma.

Per portare avanti sistematicamente questo lavoro, è necessario istituire comitati rivoluzionari di lotta in ogni scuola, università, quartiere e luogo di lavoro, che lavorino per diffondere l’agitazione dello sciopero e per pianificare i prossimi passi del movimento. Questo sta già avvenendo in alcune zone. Nella città a maggioranza curda di Marivan, un gruppo di giovani rivoluzionari ha pubblicato la seguente dichiarazione, che è stata ampiamente diffusa sui social media:

Risoluzione della gioventù rivoluzionaria dei quartieri di Marivan

Risoluzione numero 1

Popolo combattente di Marivan!

La vostra rivolta di massa è iniziata per protestare contro la tragica morte di Shalier Rasouli ed è proseguita insieme alle proteste del popolo iraniano in tutto il Paese, scatenate dall’omicidio di Mahsa Amini da parte del governo.

Oggi, 23 giorni dopo l’inizio della rivolta di Mahsa, più di 100 città, 50 università e decine di scuole si sono unite alle proteste popolari. Studenti e insegnanti si sono uniti alla rivolta di massa del popolo iraniano in varie forme, e ancora una volta gli studenti della Sharif University of Technology sono diventati il bastione della libertà.

I giovani dei quartieri hanno lottato fin dal primo giorno. La popolazione del Kurdistan ha combinato la tattica dello sciopero generale con le proteste di strada. Nel frattempo, i terroristi islamici hanno ucciso decine di persone in Sistan e Baluchistan durante il venerdì nero. Una parte dei lavoratori del settore petrolifero ha scioperato e i lavoratori di tutto il Paese hanno minacciato il governo di scioperi più grandi. In una parola, la continuazione delle proteste ha gradualmente fornito l’opportunità necessaria per l’organizzazione.

Amici! La situazione politica dell’Iran non tornerà mai più a prima della rivolta di Mahsa. Le donne all’avanguardia stanno camminando davanti al resto della società come pioniere della protesta. Le donne che, dopo anni di governo soffocante e tirannico, hanno trovato l’opportunità di gridare per i loro diritti, hanno sentito il profumo della libertà, ballano e cantano per le strade con entusiasmo. Non hanno nulla in comune con le donne che esistevano prima della rivolta e mai lo avranno.

Così, noi, giovani rivoluzionari dei quartieri di Marivan, abbiamo deciso di portare avanti le nostre lotte in modo più organizzato, come i nostri compagni di Teheran e Sanandaj. In questo modo, chiediamo a tutti i giovani rivoluzionari dei quartieri di Marivan di unirsi a questo movimento e di contribuire alla continuazione delle proteste.

Continuiamo le proteste con ogni metodo e iniziativa possibile. Garantendo la nostra sicurezza, possiamo continuare le proteste e preparare gradualmente lotte più serie e organizzazioni più ampie.

Un’altra dichiarazione molto interessante è stata pubblicata dagli studenti dell’Università di Isfahan:

Risoluzione numero uno: un altro passo avanti, una partecipazione enorme e la conquista delle strade; quali sono i prossimi passi della nostra rivoluzione

Volantini rivoluzionari a Isfahan

Considerando che in questi giorni le proteste studentesche sono come il sangue che scorre nel corpo della rivoluzione, mantenendo viva la rivoluzione e cambiando costantemente la situazione; prima di tutto, dobbiamo sottolineare che lee proteste degli studenti in tutto il Paese continuano!

Il governo è attualmente in una posizione molto debole. Oggi e stanotte, in città come Teheran, Karaj, Arak e Kurdistan (Sanandaj e altre città), il governo ha perso alcune strade cittadine e ha dovuto ritirarsi temporaneamente.

Certamente, nonostante gli alti e bassi, queste vittorie entreranno presto in fasi diverse e, con gli errori causati dalla stanchezza e dall’incapacità delle forze repressive, saremo senza dubbio in grado di cambiare significativamente l’equilibrio delle forze politiche tra i rivoluzionari e il governo assassino.

A questo proposito, il secondo punto è l’organizzazione urbana dellapopolazione sotto forma di consigli di protesta di quartiere. Creando piattaforme sicure per l’azione collettiva su reti sicure come Signal o Telegram, la gente che protesta e i giovani che protestano nei quartieri possono prendere le informazioni necessarie per fornire cibo, pianificare azioni di protesta, armi di protesta e tutto ciò di cui hanno bisogno. Solo in questo modo potremo portare avanti le proteste e ottenere successi significativi nelle strade.

La terza cosa, molto importante, è un elemento aggiuntivo chiamato espansione degli scioperi generali a livello nazionale in tutta la società. Attualmente, le proteste di piazza hanno registrato progressi significativi. Con gli scioperi nazionali e generali, i gruppi di protesta nelle strade si sentono maggiormente appoggiati. Quando gli scioperi raggiungeranno i centri nevralgici industriali e dei trasporti, la ruota della repressione del governo cesserà praticamente di funzionare. Nessun esercito o corpo repressivo può sopravvivere senza le pesanti spese militari che sono direttamente finanziate dalle industrie petrolifere e petrolchimiche del Paese.

Infine, è necessario menzionare:

Mantenendo vive le proteste all’interno e all’esterno dell’università, gli studenti hanno confermato la loro seria e ferma decisione per una rivoluzione umanistica in Iran. Vinceremo e in questo modo distruggeremo ogni fonte di oppressione e tirannia.

Le dichiarazioni sopra riportate offrono uno spaccato dell’enorme forza creativa dei giovani, dei lavoratori e dei poveri. L’auto-organizzazione delle masse è un segno distintivo di tutti i veri movimenti rivoluzionari. Lo abbiamo visto con l’ascesa dei soviet nella Rivoluzione russa e con le Shura (che significa “consigli”) nelle fabbriche e nei quartieri, che per un breve periodo hanno conteso il potere durante la rivoluzione del 1979 in Iran. Queste strutture costituiscono l’embrione di una società futura che lotta per nascere.

Ma per raggiungere questo potenziale, devono innanzitutto raggiungere tutti i settori delle masse, in particolare la classe operaia. È indispensabile che i comitati di lotta si diffondano il più possibile e siano collegati a livello locale, regionale e nazionale, in modo da diventare l’espressione organizzata della volontà del movimento stesso. In questo modo si può affrontare anche il problema, ancora irrisolto, della direzione.

I giovani iraniani, e le giovani donne in particolare, hanno dato prova di un’enorme forza rivoluzionaria, di resilienza e di volontà di sacrificio. Senza alcun aiuto, senza alcuna organizzazione e con poca esperienza, hanno provocato la più grande crisi nella storia dell’attuale regime. La loro lotta per porre fine alla dittatura e all’oppressione riecheggia i desideri della grande maggioranza delle masse iraniane.

Per queste ultime, l’attuale regime non ha nulla da offrire se non maggiore miseria. In un Paese ricco di talenti e di persone capaci, e con un sottosuolo ricco di vaste risorse naturali, milioni di persone sono costrette a sopportare una disoccupazione cronica e una povertà gravissima. Anche per coloro che sono abbastanza fortunati da avere un lavoro, il salario – se viene pagato – raramente copre più dello stretto necessario per vivere. Per i lavoratori, il futuro riserva solo un aumento dello sfruttamento e della disperazione. Per i giovani, non c’è futuro.

Nel frattempo, l’unica occupazione dei mullah che dirigono il Paese, e che predicano a tutti pietà e modestia, sembra essere una bramosia senza freni di saccheggio, attraverso o sfruttamento dei lavoratori e dei poveri.

Questo non è solo un riflesso del vicolo cieco dell’attuale regime, ma del vicolo cieco del capitalismo iraniano nel suo complesso. Mostra l’assoluta incapacità della classe capitalista di fornire una strada per il futuro della società. Incapace di offrire altro che un tenore di vita in continua diminuzione, può sopravvivere solo con l’oppressione più disumana e con la divisione della società lungo linee di genere, nazionali e religiose.

L’unico modo per il popolo iraniano di elevarsi al di sopra delle attuali condizioni barbariche che gli vengono offerte, per raggiungere la vera liberazione, è quello di lottare contro il sistema capitalista stesso. Prendere il potere nelle proprie mani e instaurare una società socialista libera da padroni e chierici, dall’oppressione e dalle divisioni; dove l’uguaglianza e la solidarietà universali getteranno le basi per una vita migliore per tutti.

Condividi sui social