Infanzia flessibile per una vita precaria!

BOLOGNA – Ormai non c’è anno scolastico che non termini con un attacco, o una provocazione, ai lavoratori dell’infanzia. Quest’anno si tratta dell’annuncio di una riflessione sull’apertura serale, nei week end e d’estate dei “servizi educativi” per l’infanzia: siccome il mondo del lavoro è ormai flessibile bisogna che lo siano pure i servizi.
Ha aperto così la discussione la vicepresidente della Regione con delega al welfare, Elisabetta Gualmini. È un problema per le lavoratrici che sono costrette a lavorare nel week end o di notte non poter usufruire di alcun servizio. Ed è sempre più forte il ricatto che ricade sulle donne nei posti di lavoro. Si parla di un aumento del 30 per cento del mobbing per maternità negli ultimi cinque anni, negli ultimi due anni sono state licenziate o costrette a licenziarsi 800mila donne, almeno 350mila per maternità.
La verità è che negli ultimi anni i servizi all’infanzia di Bologna sono stati duramente attaccati e ridotti. È aumentato il rapporto bimbi-educatore tagliando così sul personale, il servizio è stato ridotto alle 16,30 con apertura fino alle 18,00 solo per chi ne fa richiesta e pagando di più. L’anno 2014-15 ha visto una lista d’attesa di 820 bimbi di famiglie che hanno fatto richiesta. Perché non risolvere questo problema, anziché sovvenzionare i nidi privati o convenzionati per coprire i buchi? Ora si parla di aprirli la sera, il week end e durante le vacanze. Sono anni che ci viene detto che non si può assumere perché c’è la spending review (infatti in questi giorni è saltata l’assunzione di 158 maestre che avevano vinto il concorso quest’anno), allora come è possibile prolungare i servizi se non spremendo ulteriormente i lavoratori già in organico o esternalizzando i servizi per avere lavoratori sottopagati? Ci dicono che non si può continuare a spendere soldi pubblici come una volta. Quindi, come si finanzierebbe questo progetto se non facendo ricadere tutto il peso sulle famiglie stesse? Le due risposte sembrano ovvie! Tutto questo fa pensare a intenzioni tutt’altro che pedagogiche o di pubblica beneficenza di affrontare la questione: si vogliono trasformare i servizi educativi in semplici parcheggi, possibilmente privati e con costi di gestione minimi (tanto non si deve educare ma solo controllare che non si facciano male).
Non siamo contrari a dei servizi pubblici e di qualità da offrire a chi lavora nel week end o di notte ma ciò non ha nulla a che vedere con ciò che sono gli asili nido e le scuole per l’infanzia!

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