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Il referendum su Trump e la soluzione socialista

Le elezioni di metà mandato del 2018 si sono svolte e non ci sono state grandi sorprese. Sia i democratici che i repubblicani hanno lavorato per mobilitare milioni di elettori e hanno aperto i loro portafogli per farlo, fino a 4 miliardi di dollari. Questo e la polarizzazione della società hanno portato ad un enorme aumento dell’affluenza, con un record di 113 milioni di votanti e oltre 30 milioni di voti espressi in anticipo, rispetto agli 83 milioni che hanno votato nel 2014. Le elezioni di metà mandato di solito vedono una partecipazione inferiore di quella delle elezioni presidenziali. Nelle elezioni di midterm del 2010 e del 2014, l’affluenza è stata rispettivamente del 41% e del 36,4%. Nelle elezioni presidenziali del 2016, l’affluenza è stata del 55%. Quest’anno, il 49% degli aventi diritto ha espresso un voto.

Mentre queste cifre indicano una profonda polarizzazione nella società, l’assenza di un partito della classe lavoratrice significa che queste elezioni possono solo dare un riflesso parziale e distorto dell’ambiente nella società.
I democratici hanno approfittato di una limitata ondata di rabbia anti-Trump per riconquistare la Camera dei Rappresentanti, mentre il razzismo di Trump nelle zone rurali più arretrate del paese ha aiutato i repubblicani ad aumentare il controllo sul Senato. Tuttavia, sono emerse alcune importanti tendenze in questa istantanea elettorale dell’ambiente del paese, che forniscono ai marxisti rivoluzionari l’opportunità di sostenere la necessità di un cambiamento politico ed economico radicale.

La prima cosa che dobbiamo notare è che, durante tutta la campagna ardua e polarizzata, non un sola questione di reale importanza per i lavoratori è stato messa al centro del dibattito. Ad esempio, dov’era il dibattito sul prezzo altissimo degli alloggi e il conseguente aumento dei senzatetto? O sulla necessità di salari più alti e sindacati sul posto di lavoro? E sulla necessità di un’istruzione gratuita e della cancellazione del debito studentesco? E anche se alcuni hanno rivendicato la necessità di un’assistenza sanitaria universale gratuita, nessuno ha presentato un piano completo per finanziarla con i profitti del settore farmaceutico, delle assicurazioni e di altri colossi del settore, o della loro nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori. Né ci si è concentrati sul movimento per fermare gli omicidi di polizia e il razzismo, la necessità di un congedo parentale retribuito e di asili nido, o un piano per le grandi infrastrutture.
I media ed i politici borghesi hanno dettato il tono e le questioni da affrontare. È nell’interesse di classe dei capitalisti di entrambe le parti sviare l’attenzione e creare confusione. Democratici e repubblicani non volevano affrontare problemi reali in quanto ciò avrebbe svelato la crisi del capitalismo americano. Trump ha cercato di infondere paura, creando capri espiatori per distrarre le persone dalle vere cause dei loro problemi economici. E i democratici hanno sostanzialmente limitato la loro campagna a “pro o contro” Trump – come se il semplice limitare il suo potere conducesse a una vita fantastica.

Il vero stato dell’arte

I boom e le crisi sono una caratteristica costante del capitalismo, e dal 1974, le crisi hanno peggiorato molto di più la qualità della vita rispetto a quanto hanno fatto i boom per aumentarla, mentre gli enormi dividendi della ricchezza creata dai lavoratori andavano ad arricchire l’1% più ricco. L’attuale ripresa – la seconda più lunga nella storia del secondo dopoguerra – è durata 9 anni e 5 mesi. Di conseguenza, molte persone pensano effettivamente che le cose vadano meglio che nel 2008, al culmine dell’ultima crisi, ma pensano anche che l’economia non stia dando loro il tenore di vita che si aspettano. C’è una sensazione generalizzata che la vita sia piuttosto dura per i lavoratori, e in particolare per i giovani.
I dati sull’occupazione pubblicati dalla Casa Bianca nascondono il fatto che nell’ultimo decennio circa 5-7 milioni di lavoratori abbiano abbandonato l’attività lavorativa, portando il tasso di partecipazione della forza lavoro nella produzione al punto più basso negli ultimi 40 anni. Questa è un’altra forma di disoccupazione nascosta. A partire da questa estate, 22 milioni di persone sono sottoccupate: guadagnano troppo poco per sbarcare il lunario o hanno un lavoro part-time. Quasi la metà della forza lavoro occupata, 60 milioni di lavoratori, guadagna 15 dollari l’ora o meno, mentre oltre 40 milioni di lavoratori riescono cercano di tirare avanti con meno di 12 dollari l’ora.

Un referendum su Trump?

Trump è stato eletto con il 46,1% dei voti. La sua base elettorale principale era la piccola borghesia razzista e una piccola ala dell’estrema destra della classe dominante, poiché la maggior parte della classe dominante sosteneva Hillary Clinton. Ha anche ricevuto i voti di molti lavoratori bianchi che, senza un’alternativa di classe, volevano protestare in qualche modo contro lo status quo. Nel 2018, i repubblicani hanno in gran parte mantenuto questo voto, mentre praticamente tutti gli altri hanno votato contro di loro. È significativo, tuttavia, che i democratici abbiano riconquistato alcuni collegi elettorali persi negli stati chiave della rust belt in Michigan, Pennsylvania, Ohio e Wisconsin, che hanno fatto pendere la bilancia a favore di Trump nel 2016. Ad esempio, il senatore democratico dell’Ohio Sherrod Brown ha conquistato il terzo mandato in uno stato che Trump ha vinto con otto punti due anni fa. E i lavoratori del Wisconsin sono finalmente riusciti a liberarsi del governatore Scott Walker, anche se potremmo aggiungere che non è stato grazie ai Democratici!

Nei due anni trascorsi da quando Trump è salito al potere, ha fatto sostanzialmente ben poco, a meno che la retorica provocatoria e i tweet non contino come sostanza. Non è riuscito nemmeno a convincere i Repubblicani al Senato a sostenere l’abrogazione dell’Obamacare. Il PIL è aumentato e vi è stato un costante aumento dei posti di lavoro (per lo più a basso salario), ma questo è in gran parte dovuto all’inerzia della ripresa già in corso che ha preceduto la sua elezione, anche se Trump la rivendica a sè e indica i suoi tagli fiscali come causa. Per quanto riguarda il “prima l’America”, la politica commerciale di Trump sta in realtà portando a crescenti contraddizioni, in particolare per le coltivazioni di soia e gli allevamenti di suini e le imprese che acquistano acciaio e alluminio. E per quanto riguarda la sua promessa di massicci investimenti infrastrutturali? Anche questo è finito nel dimenticatoio.
Ora che controllano la Camera, i Democratici lavoreranno per condizionare Trump con le loro indagini, azioni legali e intrighi senza fine. Tuttavia, una cosa che probabilmente non è all’ordine del giorno è l’impeachment – quel grido di battaglia di tanti liberali e anche di alcuni a sinistra che pensano che ci sia una panacea alla crisi sistemica. Nancy Pelosi, che, dopo otto anni passati alla finestra potrebbe diventare ancora una volta il presidente della Camera, ha dichiarato che non lo sosterrà.
I marxisti capiscono che l’impeachment non è altro che un’altra distrazione dai problemi reali. Trump non è adatto a governare perché il sistema che difende e rappresenta è un governo illegittimo, non a causa di questo o di quel tecnicismo o malfunzionamento legale. I lavoratori statunitensi non possono riporre le loro speranze nel partito democratico capitalista per sbarazzarsi di Trump, che, in ogni caso, sarebbe sostituito solo dall’altrettanto reazionario Mike Pence. Il compito davanti a noi non è solo quello di sbarazzarci di Trump, ma di sbarazzarci del sistema capitalista marcio.
I prossimi due anni vedranno un ulteriore indebolimento di Trump e possiamo aspettarci che continui a scagliarsi contro nuovi capri espiatori per creare distrazioni. Tutto ciò renderà più complicata la rielezione di Trump nel 2020, anche se nulla è garantito, dal momento che i democratici sono esperti nello strappare la sconfitta dalle fauci della vittoria. Ma il vero convitato di pietra è l’imminente crisi economica, che sconvolgerà tutti i piani attuali e stabilirà nuovi parametri per la lotta economica, sociale e politica.

Alcune lezioni

In un sistema bipartitico, coloro che volevano opporsi a Trump sentivano di dover votare per i Democratici, e c’è stato un deciso spostamento nella loro direzione. La politica del male minore ha subito un duro colpo nel 2016 e non può durare per sempre. Ma la verità è concreta e finché qualcosa non andrà a sostituire gli attuali partiti, ci sarà un continuo e contraddittorio voto per l’uno e per l’altro.
I Democratici hanno ottenuto un totale di 230 seggi su 435, nella Camera dei rappresentanti, dando loro il controllo di questo organo. Persino dove hanno perso, c’è stata uno spostamento importante del voto a loro favore. Nel Kentucky, il repubblicano Andy Barr ha vinto di 22 punti nel 2016. Questa volta ha vinto di soli tre punti percentuali, uno spostamento del 19% contro Trump. In Texas, dove Beto O’Rourke ha fatto una campagna “senza i soldi delle aziende” e per l’assistenza sanitaria pubblica, i repubblicani hanno perso sei punti percentuali rispetto alle elezioni presidenziali del 2016 e Ted Cruz, il candidato repubblicano, ne ha persi 13 rispetto alle ultime elezioni del 2012.
I Democratici hanno anche espresso il governatore in 23 dei 36 stati in cui il posto di governatore era vacante, tra cui il Kansas, l’Illinois e il già citato Wisconsin, e sono arrivati molto vicini alla vittoria anche in altri stati.
Nello Stato di New York, i Democratici hanno ora il controllo di entrambe le Camere dello Stato e di tutte le posizioni amministrative al suo interno. I Democratici ora non hanno scuse per non approvare riforme importanti come l’assistenza sanitaria statale e l’istruzione gratuita dall’asilo nido alla scuola elementare o per non abrogare la reazionaria legge Taylor.
Nonostante il passaggio di misure reazionarie che molto probabilmente porteranno ad una limitazione dell’accesso all’aborto in Alabama e West Virginia, diversi risultati dei referendum a livello statale fanno luce su ciò che si agita sotto la superficie. Ad esempio, l’aumento del salario minimo è stato approvato in Arkansas (11$) e nel Missouri (12$). All’inizio di quest’anno, la cosiddetta legislazione sul diritto al lavoro nel Missouri è stata sconfitta col 68% dei voti in un referendum. Questi voti, in aree largamente dominate dai repubblicani, mostrano che quando viene data loro la possibilità di votare concretamente nei propri interessi, i lavoratori lo fanno. Mostra anche che un futuro partito dei lavoratori di massa sarà in grado di ottenere sostegno su base di classe, anche da coloro che oggi si considerano repubblicani.
Il 2018 è stato anche l’anno delle donne candidate. Le donne laureate hanno preferito i Democratici per il 18%, rispetto al 2012 quando questo stesso settore ha votato il 6% in più per Mitt Romney rispetto ad Obama. Si prevede che almeno 96 donne conquisteranno un seggio alla Camera dei rappresentanti. Anche due donne musulmane e una donna nativa americana sono state elette per la prima volta. Tutto ciò rappresenta un rifiuto istintivo del disgustoso sessismo di Trump e arriva dopo l’ascesa del movimento #MeToo.
Ma dobbiamo anche chiederci, quali politiche difenderà la maggior parte di questi candidati? L’esperienza mostra che un partito capitalista non può risolvere i problemi della classe operaia. Le donne della classe lavoratrice hanno i problemi della classe lavoratrice e hanno bisogno di candidati e soluzioni della classe lavoratrice. Dal momento che né i Democratici né i Repubblicani possono soddisfare queste necessità, possiamo essere sicuri che le donne della classe lavoratrice saranno in prima linea in un futuro partito socialista di massa.

Una testa, un voto?

La maggior parte delle persone sarebbero molto sorprese di sapere che, anche se 45 milioni di persone hanno votato per i Democratici alle elezioni al Senato americano, e i Repubblicani hanno ricevuto soltanto 33 milioni di voti, i Repubblicani hanno in realtà conquistato dei seggi! Com’è possibile?

Le elezioni negli Stati Uniti sono distorte dalla natura stessa della “democrazia” statunitense. Una testa, un voto è considerato un principio basilare della democrazia borghese, eppure il capitalismo americano non si attiene ad esso. La Costituzione degli Stati Uniti del 1787 fu ratificata da una manciata di proprietari terrieri di sesso maschile di età superiore ai vent’anni – a nessun altro fu permesso di votare – e anche in quel caso, fu approvata per un pelo. La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti è il ramo legislativo più rappresentativo, ma i padri fondatori degli Usa hanno creato il Senato e altri due organi del governo dotati di poteri per bloccare il potere della Camera nel caso in cui la gente comune ne prendesse il controllo.
Inoltre, dal Senato al Collegio elettorale per la Camera, gli Stati più scarsamente popolati hanno un vantaggio ponderato rispetto alle loro controparti urbane perché ogni stato ottiene automaticamente due senatori, e almeno un membro del Congresso, il che dà loro un minimo di tre voti elettorali, non importa quanti le persone ci vivono. Ad esempio, il Wyoming ha 580.000 abitanti, due senatori e un membro del Congresso. Ciò significa che ottiene un seggio per ogni 193.333 persone. Ma lo Stato di New York, con i suoi 19,85 milioni di abitanti, 27 congressisti e due senatori, ne ha solo uno ogni 684.482.
il fenomeno è ancora più distorto quando parliamo del Senato. Wyoming, North Dakota e Montana hanno una popolazione complessiva di meno di 2,4 milioni, ma ricevono sei voti al Senato. Il Missouri ha una popolazione di sei milioni di persone e solo due voti. La California ha una popolazione di quasi 40 milioni di persone – più di tutto il Canada – e tuttavia ha solo due senatori. Washington, DC, una città di oltre 700.000 persone, non ha senatori o membri del Congresso.
Oltre a questo, milioni di pregiudicati sono esclusi dal voto e c’è un impegno continuo per negare o scoraggiare i lavoratori poveri dal votare, specialmente nativi americani, neri e latini.

Un’opportunità persa per la sinistra

La diffusione dell’etichetta “socialista” ha rappresentato uno sviluppo significativo in queste elezioni. Come risultato della candidatura di Sanders nel 2016, il socialismo è ora al centro della politica americana e molti candidati si identificano apertamente come tali. Tuttavia, c’è socialismo e socialismo. E non è che i democratici si siano spostati a sinistra, ma gran parte della sinistra è passata ai democratici, che sono fin troppo felici di accogliere e cooptare questi candidati, per quanto possano essere pieni di buone intenzioni.
Tre membri del DSA (Democratic socialist of America), che si definivano socialisti, hanno partecipato alla corsa per il Congresso come democratici, e due di loro hanno vinto: Rashida Tlaib nel Michigan e Alexandra Ocasio Cortez a New York (la donna più giovane mai eletta alla Camera). Nel Maine, il senatore indipendente Angus King, che partecipa ak gruppo dei democratici, si è guadagnato la rielezione, ma il candidato democratico è stato Zak Ringelstein, un candidato alla DSA che ha conquistato oltre il 10% del voto di preferenza. Julia Salazar, un altro membro del DSA, è stata eletta tra i senatori Democratici dello stato di New York.

Alexandra Ocasio Cortez

Tutto ciò dimostra che le persone guardano a sinistra e sono aperte o cercano idee socialiste. Tuttavia, pensiamo che sia stato un errore per questi candidati presentarsi con i Democratici. È stato anche un errore farlo su un programma riformista che persegue soltanto l’obiettivo di un capitalismo più gentile, in un momento in cui la crisi rende impossibile al sistema concedere qualcosa di sostanziale in questo senso. Se le persone associano il “socialismo” con promesse non mantenute e una continuazione dello status quo, l’attuale ritorno di interesse per queste idee potrebbe trasformarsi nel suo opposto.

Questo è il motivo per cui crediamo che le elezioni di metà mandato del 2018 siano state l’ennesima occasione mancata per la classe operaia e la sinistra. In questa fase della lotta di classe, crediamo che le campagne elettorali dovrebbero essere utilizzate come opportunità per accrescere la consapevolezza dei lavoratori, per aiutarli a organizzarsi, mostrare le falle del sistema e, in modo cruciale, indicare la necessità di un partito socialista di massa e di un governo dei lavoratori. Recenti sondaggi hanno mostrato che il 62% degli americani vuole un “terzo partito” percentuale che sale al 71% quando si tratta di “millennials”. Secondo la CNN, quasi quattro elettori su dieci hanno dichiarato che il loro voto era un segno dell’opposizione a Trump. Si tratta di una statistica incredibile poiché significa che circa quattro su cinque che hanno votato democratico non votavano “per” i democratici ma “contro” Trump.

Tuttavia, dobbiamo essere chiari sul fatto che, indipendentemente da quanti lavoratori “vogliano” un loro partito, questo non basta – il partito deve essere costruito! Il primo passo verso la costruzione di un tale partito è avere una prospettiva per farlo. La prospettiva della Tendenza marxista internazionale è che l’impasse storica del sistema capitalistico – con l’instabilità e gli attacchi ai lavoratori che porterà – sta preparando la strada per un’intensificazione della lotta di classe. Solo un governo operaio con politiche socialiste può davvero sconfiggere Trump e il capitalismo.
Bernie Sanders – con la sua base di massa di sostenitori, simpatizzanti ed elettori – avrebbe potuto costruire un partito socialista di massa della classe lavoratrice. Ma la sua capitolazione ai Democratici e il controllo dall’alto dell’organizzazione “Our Revolution” ha precluso questa opportunità. Da allora, e in particolare dopo l’elezione di Trump, molte persone che hanno cominciato ad interessarsi alla politica di sinistra sono entrati nei DSA, che sono passati da 6.000 membri a 50.000. I DSA non sono un partito di massa, ma sono la più grande organizzazione socialista del paese. Sono collocati in una posizione unica per usare la propria crescente popolarità per proporre una politica socialista audace e la necessità di una rottura con i Democratici, un primo passo essenziale nella lotta per il socialismo.

Per esempio, se i DSA avessero candidato cinque o dieci persone al Congresso, sia in una lista socialista che come indipendenti, e si fossero presentati sulla base di un programma socialista e chiedendo la costruzione di un partito socialista di massa, avrebbero potuto suscitare ancora più interesse per le idee socialiste. I DSA avrebbero potuto sviluppare una campagna nazionale , coinvolgendo nell’attività i loro membri e simpatizzanti e possibilmente proponessero candidati a livello locale. Dato lo stato d’animo dell’elettorato, questi candidati avrebbero fatto una bella figura e forse avrebbero persino conquistato dei seggi. E anche se questa volta fossero stati tutti sconfitti, avrebbe potuto fare entrare centinaia di migliaia di nuovi membri nel DSA e fare un’esperienza su cui costruire nei prossimi anni.
Invece, Bernie Sanders e la maggior parte del DSA sostennero fondamentalmente i Democratici. Dove i DSA esprimevano dei candidati, come Alexandria Ocasio-Cortez e Rashida Tlaib, questi si sono presentati come Democratici con un programma accettabile per i democratici. Piuttosto che usare le elezioni per elevare la coscienza politica, stanno seminando illusioni e delusioni che saranno sempre più evidenti nel prossimo periodo. Poiché non sono organizzati come partito politico, i DSA non hanno modo di controllare i loro candidati eletti e sottoporli a un mandato imperativo . I loro candidati subiranno un’enorme pressione da parte della leadership democratica per allinearsi, con il metodo della carota e del bastone. Saranno anche associati a tutte le politiche reazionarie del Partito Democratico. Ciò non fa che aumentare la confusione politica invece di chiarire gli interessi di classe dei Democratici e la necessità di un’alternativa dei lavoratori.

Per quanto riguarda i dirigenti sindacali, hanno svolto il loro solito ruolo deplorevole in queste elezioni. Come i Democratici, sembrano sperare che, se mantengono la testa bassa abbastanza a lungo, i cambiamenti demografici saranno sufficienti a mettere in minoranza i repubblicani, garantendo così il “governo amico” dei Democratici. Non importa che quel partito non abbia mai avuto in mente gli interessi dei lavoratori! E sebbene sostenessero soprattutto i Democratici, in alcune aree, come il primo distretto congressuale della Pennsylvania, l’AFL-CIO ha sostenuto il repubblicano Brian Fitzpatrick e lo ha aiutato a essere rieletto. La visione collaborazionista di classe dei leader sindacali è un vicolo cieco e cambierà solo quando nelle organizzazioni sindacali si costituirà una seria opposizione di sinistra.

Che fare?

Lenin ha spiegato che senza teoria, non c’è movimento rivoluzionario. Sembra che l’intera sinistra – non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo – sia demoralizzata e pessimista. Dall’altra parte, la Tendenza marxista internazionale è estremamente ottimista! Perché questa disparità? Perché prendiamo sul serio ciò che Lenin ha detto. Sappiamo che se vogliamo seriamente mettere in discussione il capitalismo, dobbiamo adottare un approccio scientifico. Altrimenti, finiremo per pensare al modo in cui il nostro nemico di classe vuole che pensiamo – come i riformisti. Non importa quanto siano buone le loro intenzioni, i riformisti finiscono per seguire i dettami della classe dominante e rimangono intrappolati nella mentalità che il capitalismo è onnipotente e durerà per sempre e che il meglio che possiamo fare è fare pressione per ottenere delle riforme.

Il marxismo è ancora una forza modesta, ma abbiamo guadagnato molto terreno nell’ultimo periodo. Con idee chiare sulla necessità dell’indipendenza di classe e di una rivoluzione socialista, siamo fiduciosi di poter fare ulteriori passi avanti negli anni a venire. Le condizioni oggettive per la nostra crescita sono molto favorevoli perché né i capitalisti né i riformisti saranno in grado di risolvere le contraddizioni del sistema. Mantenendo una chiara opposizione alla logica del “meno peggio”e, siamo stati in grado di differenziarci da quelli nella sinistra che hanno ceduto a quella pressione.

Per molti lavoratori, la domanda su chi sia il male “maggiore” o “minore” non è affatto chiara – e questo è comprensibile. Invece di seguire “l’onda blu” (il blu è il colore dei democratici, ndt) in miniatura della collaborazione di classe con il Partito Democratico, la Tmi ripone la propria fiducia nella classe operaia. Ciò che distruggerà il sistema bipartitico che già traballa non è il programma moderato alla “chiunque tranne Trump” dei Democratici, ma lo tsunami della lotta di classe che è all’orizzonte. È impossibile prevedere con precisione quando arriverà; ma quando lo farà, i socialisti avranno bisogno di tutte le proprie forze e di una prospettiva chiara per aiutare a convogliare tutte queste energie in un cambiamento rivoluzionario. Se sei d’accordo con questa analisi, ti invitiamo a collaborare con noi e ad aderire alla Tendenza Marxista Internazionale.

7 novembre 2018

 

  • Visita il sito della sezione statunitense della Tendenza marxista internazionale.
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