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Il conflitto in Ucraina: è l’inizio della terza guerra mondiale?

Alan Woods (direttore di marxist.com) fornisce un aggiornamento sulla situazione in Ucraina. Dall’inizio dell’invasione della Russia, una raffica di propaganda è stata pompata dai media occidentali, contribuendo a un’atmosfera di totale isteria, con i giornali che ora strillano sulla minaccia di una terza guerra mondiale. Nel frattempo, i leader imperialisti continuano a mostrare una disgustosa ipocrisia nella loro condanna della “violazione della sovranità nazionale dell’Ucraina” di Putin, non avendo mai evitato in passato di scatenare la guerra per perseguire i loro interessi. I marxisti devono rifiutare il messaggio cinico del “patriottismo” e dell'”unità nazionale”, mentre noi continuiamo ad opporci alle nostre stesse classi dominanti in ogni paese.

Si dice spesso che la prima vittima della guerra è la verità. In mezzo a questa nebbia velenosa di propaganda, bugie e mezze verità, è estremamente difficile dare una valutazione accurata della situazione militare sul terreno.

L’invasione dell’Ucraina è stata accolta da un coro assordante di condanna da parte degli imperialisti. C’è una valanga di propaganda, progettata per dare tutta la colpa alla Russia, e per mostrare che l’offensiva militare di Putin è fallita a causa dell’eroica resistenza dell’esercito ucraino.

Le affermazioni ripetute che l’offensiva russa si è fermata, che l’esercito ucraino si è riorganizzato e ha costretto il nemico sulla difensiva, devono essere trattate con grande cautela. Qualunque sia il loro scopo, non è certo quello di presentare un quadro accurato e veritiero della situazione.

Ma lo scopo di un coro assordante non è quello di incoraggiare la gente a pensare razionalmente. Al contrario, è proprio quello di renderla sorda a tutte le argomentazioni razionali e smettere di pensare del tutto. Questo sbarramento propagandistico senza precedenti è progettato per creare un’atmosfera di isteria, e in questo, hanno ottenuto un notevole successo – almeno nelle fasi iniziali.

L’obiettivo centrale è quello di convincere le popolazioni dell’Occidente della necessità di serrare le fila, di “unirsi contro la minaccia dell’aggressione russa” in nome dell’unità nazionale. Ma unità con chi? Beh, unità con i loro attuali leader e governi, con gli americani e la NATO – in una parola, con la loro stessa classe dominante e le forze imperialiste più aggressive e reazionarie.

Samuel Johnson una volta disse: “Il patriottismo è l’estremo rifugio delle canaglie”. Erano parole sante nel XVIII secolo, e non sono meno vere oggi. Dietro uno qualsiasi di questi gentiluomini “patriottici” troveremo sempre le canaglie più ciniche, bugiarde e feroci che si possano immaginare.

Il ruolo più ripugnante in tutto questo è stato giocato dai leader riformisti di destra della socialdemocrazia e dei sindacati in Europa, che non hanno perso tempo per unirsi ai capitalisti e agli imperialisti nella loro campagna isterica anti-russa. Si sono rivelati come i lacchè più servili dei nemici della classe operaia in ogni paese.

Da parte loro, la condotta dei riformisti di sinistra non è stata molto migliore. In misura maggiore o minore, si sono lasciati trascinare dietro il coro del “soccorso alla povera piccola Ucraina”, senza mai preoccuparsi di analizzare gli interessi di classe che stanno dietro il conflitto attuale.

Terza guerra mondiale?

Lo stato d’animo prevalente tra le masse in Occidente è un misto confuso di naturale simpatia per le sofferenze del popolo ucraino e dei rifugiati, e la paura della diffusione del conflitto, che porterebbe alla terza guerra mondiale, con conseguenze indicibili per il mondo.

Questi timori sono stati esacerbati dalle ultime dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin, che ha messo in allerta le difese nucleari della Russia. Tuttavia, sono del tutto infondate. Diciamolo chiaramente: non ci sarà nessuna guerra tra gli Stati Uniti e la Russia, né ora né in un prossimo futuro.

Ripetiamo cose che dovrebbero essere l’ABC per ogni marxista. I capitalisti non fanno la guerra per la patria, la democrazia o altri principi altisonanti. Fanno la guerra per il profitto, per catturare mercati stranieri, fonti di materie prime (come il petrolio), e per espandere le sfere di influenza.

Non è assolutamente chiara questa proposizione elementare? E non è anche abbastanza chiaro che una guerra nucleare non significherebbe nessuna di queste cose, ma solo la distruzione reciproca di entrambe le parti. Hanno persino coniato una frase per descrivere questo: MAD (Mutually Assured Destruction, distruzione reciprocamente assicurata).

Che una tale guerra non sarebbe nell’interesse dei banchieri e dei capitalisti dovrebbe essere evidente anche per un bambino di sei anni non molto intelligente, anche se apparentemente non lo è per alcune persone che, per motivi noti a loro stessi, si definiscono marxisti.

Un altro fattore decisivo è l’opposizione di massa alla guerra, in particolare (ma non esclusivamente) negli Stati Uniti d’America. Un recente sondaggio indica che solo il 25% della popolazione statunitense sarebbe favorevole a un intervento militare diretto in Ucraina, il che significa che la stragrande maggioranza sarebbe contraria.

Questo non è sorprendente, date le sconfitte umilianti subite in Iraq e Afghanistan, un fatto che è scolpito nella coscienza del popolo degli Stati Uniti. Questo è già stato dimostrato quando Obama ha tentato – e fallito – di ottenere il permesso di intervenire militarmente in Siria.

Il popolo degli Stati Uniti è profondamente stufo degli interventi e delle guerre straniere, e questo è un fattore potente che limita lo spazio di manovra sia di Biden che del Pentagono. È questo, e non la paura della terza guerra mondiale, che ha impedito loro di inviare truppe in uno scontro diretto con l’esercito russo in Ucraina.

Il fatto che Putin abbia fatto dichiarazioni demagogiche sulla messa in allerta delle difese nucleari non ha il minimo significato militare. Questo è pienamente compreso dagli strateghi del capitale e del Pentagono, che lo vedono per quello che è – un goffo tentativo di guerra psicologica.

Per inciso, gli stessi Stati Uniti furono colpevoli proprio di un tentativo del genere nel 1973, durante la guerra dello Yom Kippur tra Israele ed Egitto, quando annunciarono anche che il loro deterrente nucleare sarebbe stato posto al livello III (il livello I sarebbe stato la guerra).

Tali manovre possono anche far saltare i nervi a Berlino e Bruxelles, ma non avranno alcun effetto sul conflitto attuale in Ucraina, né sui calcoli dei seri strateghi del capitale.

Le sanzioni funzioneranno?

Avendo già escluso la possibilità di inviare truppe in Ucraina – l’unico passo serio che potrebbe influenzare l’esito del conflitto – gli imperialisti devono accontentarsi di segnare punti di propaganda a buon mercato attraverso una campagna isterica di insulti diretti a Mosca, insieme a nuove sanzioni contro banche e imprese russe e l’invio di una certa quantità di aiuti militari a Kiev.

I principali gasdotti russi

Niente di tutto questo avrà il minimo effetto sull’esito della guerra.

Le tanto decantate sanzioni falliranno, in primo luogo perché le sanzioni non hanno mai avuto successo in passato e Putin ha già introdotto una serie di misure specificamente progettate per ridurre la dipendenza della Russia dal commercio e dalle transazioni finanziarie con l’Occidente. In ogni caso, gli effetti delle sanzioni economiche avranno bisogno di tempo per funzionare – mesi, se non anni – e per allora il conflitto ucraino sarà stato risolto da tempo.

Ma c’è un’altra ragione, che dovrebbe essere chiara a qualsiasi persona un minimo intelligente. In questo momento continuano a vantarsi dell’espulsione delle banche russe da Swift, l’istituzione finanziaria che si occupa delle transazioni nel commercio internazionale. Ma, innanzitutto, solo alcune banche saranno escluse. È perfettamente chiaro che le banche chiave che si occupano dell’esportazione di petrolio e gas russo in Europa non saranno interessate.

Dopo averla tirata un po’ in lungo, la Germania ha detto che sta fermando la certificazione del gasdotto Nord Stream-2. Per essere precisi, non proprio fermando, ma solo sospendendo, che non è affatto la stessa cosa. E possiamo prevedere con sicurezza che nel momento in cui l’attuale conflitto finirà (come, in un modo o nell’altro, dovrà fare), questa sanzione, e molte altre, saranno tranquillamente abbandonate, poiché l’effetto dannoso sull’economia europea, in primo luogo in Germania, sarebbe insopportabile.

Nonostante tutte le affermazioni contrarie, la Germania non riesce a trovare fonti di energia alternative adeguate a petrolio e gas a prezzi sostenibili. E come sappiamo, i principi sono principi, ma gli affari sono affari. La decisione improvvisa di inviare armi all’Ucraina – cosa che i tedeschi in particolare avevano sempre rifiutato – è un’azione particolarmente cinica. È troppo poco e troppo tardi per fermare l’avanzata russa, ma può plausibilmente contribuire a prolungare il doloroso e cruento conflitto a scapito della popolazione, che l’Occidente sostiene essere la sua sola e unica preoccupazione.

Non c’è motivo di dubitare del senso sincero di solidarietà verso le sofferenze del popolo ucraino provato dai lavoratori di tutto il mondo. Quando un lavoratore russo, tedesco, francese o americano esprime simpatia per gli ucraini, dobbiamo credergli. Ma quando a farlo sono Biden, Johnson, Macron o Scholz, le persone oneste possono solo girarsi dall’altra parte con disgusto.

La vile ipocrisia degli imperialisti non conosce limiti.

L’offensiva è fallita?

La macchina della propaganda imperialista insiste che Putin ha fallito nel suo obiettivo, e che l’avanzata dell’esercito russo è stata fermata dall’eroica resistenza dell’esercito ucraino. Data la mancanza di informazioni certe, è difficile verificare i fatti. Ma tali dichiarazioni non possono essere prese per buone.

Il primo fatto da notare è che solo una minoranza dei 190mila soldati che erano di stanza ai confini dell’Ucraina sono state schierate finora . Il ritmo relativamente lento può essere spiegato con la necessità di portare i rifornimenti di carburante, munizioni, cibo, ecc. e per evitare che le linee di rifornimento con la Russia siano messe sotto pressione a livelli pericolosi. L’Ucraina, dopo tutto, è un paese molto grande.

Va anche notato che, in ogni fase in cui l’esercito si è fermato, Putin ha offerto di negoziare. Questa sembra essere stata una strategia deliberata. Sperava chiaramente che l’invasione, di per sé, sarebbe stata sufficiente a costringere gli ucraini a sedersi al tavolo dei negoziati, dove si sarebbero dovuto affrontare le sue richieste. Ci sono state alcune indicazioni che questa strategia stava, di fatto, avendo successo.

Venerdì sera, c’erano chiari segnali che il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky era pronto a negoziare. Era chiaramente in uno stato di panico. Tuttavia, la pressione combinata degli elementi di estrema destra, della NATO e degli americani, sono stati sufficienti per fargli cambiare idea. In seguito ha adottato un atteggiamento di sfida, e questo significava che la guerra sarebbe continuata.

Le direttrici dell’invasione russa

Naturalmente, è del tutto possibile che l’esercito russo abbia subito dei rovesci, che almeno una parte dell’esercito ucraino si sia ripresa dallo shock iniziale e si sia riorganizzata al punto da opporre una resistenza più efficace.

Questo è del tutto probabile. L’equazione della guerra è estremamente complicata, le sconfitte possono essere rapidamente seguite da ulteriori avanzamenti, e viceversa. Ma non è sufficiente citare singoli esempi come prova che la campagna complessiva si sta muovendo in una direzione o in un’altra. In definitiva, sono i rapporti di forza che determineranno il risultato. E questo è a favore della Russia in maniera schiacciante.

Lungi dal ritirarsi, tutto indica che l’esercito russo avanza ininterrottamente per tappe, catturando un punto chiave dopo l’altro. Le forze russe stanno circondando la capitale Kiev da diversi lati e hanno anche circondato la seconda città, Charkiv. Stanno avanzando dalla Crimea verso nord e nord-ovest, raggiungendo Mykolaiv, e anche verso nord-est, lungo la costa del Mar d’Azov, dove hanno conquistato Melitopol e Berdiansk, e sono quasi riusciti a isolare la città chiave di Mariupol, collegandosi così con le forze provenienti da Donetsk.

Eppure, allo stesso tempo, i russi continuano a premere per i negoziati. Questo era chiaramente parte di un piano. Non è stato un caso che gli ucraini abbiano rifiutato l’offerta di un incontro a Minsk, protestando che la Bielorussia è un alleato della Russia e sta contribuendo all’invasione. Successivamente, sia Israele che l’Azerbaigian hanno offerto i loro servizi, che Putin ha accettato rapidamente. Prima o poi, i negoziati devono iniziare. La domanda è: possono avere successo?

La vera ragione della riluttanza di Zelensky a sedersi al tavolo dei negoziati è ovvia. Data la situazione sul terreno, qualsiasi negoziato metterebbe il governo ucraino in uno svantaggio estremo. La prima domanda che bisogna porsi è: che cosa ha in mano Zelensky per negoziare? È’ come un giocatore d’azzardo che si siede al tavolo senza carte da giocare. Da questo punto di vista, i negoziati assomiglieranno molto ad un preludio di capitolazione. Tuttavia, incitato da Washington e Berlino, Zelensky non sembra abbia voglia di capitolare.

Il risultato dei negoziati sarà quindi un completo fallimento. La questione sarà decisa – come era chiaro fin dall’inizio – non dai negoziati, ma sul campo di battaglia. E lì, gli ucraini si troveranno irrimediabilmente sopraffatti. Qualche spedizione di armi da Berlino farà ben poca differenza.

Come gli imperialisti hanno tradito l’Ucraina

Gli imperialisti, così come il governo di Kiev, sembrano contare su un cambiamento di umore all’interno della Russia per sconvolgere i calcoli di Putin. In una manovra del tutto cinica, stanno facendo appelli demagogici al popolo russo perché si rivolti contro i loro padroni al Cremlino.

Va da sé che Putin e l’oligarchia di cui difende gli interessi sono i nemici dei lavoratori russi. E la sua base di sostegno è in costante declino, il che è stato ovviamente uno dei motivi per cui ha deciso di giocare la carta dell’invasione dell’Ucraina. È anche vero che questa mossa, ad un certo punto, potrebbe ritorcersi contro di lui.

Tuttavia, qualsiasi allusione al fatto che gli imperialisti reazionari possano, in qualsiasi modo, forma o modo, difendere gli interessi del popolo della Russia, dell’Ucraina o di qualsiasi altro paese è una menzogna spregevole.

Il popolo ucraino ha scoperto quanto valeva l’aiuto promesso e la solidarietà della NATO e dell’Occidente quando è giunto il momento decisivo. Vedono il popolo ucraino come semplici pedine di un gioco cinico, carne da cannone che può essere utilmente sacrificata per gettare discredito sulla Russia, senza che questo costi loro la vita di un solo soldato.

Non bisogna riporre alcuna fiducia in questi gangster. E ciò è particolarmente vero per i lavoratori e i socialisti dell’Occidente. Il compito di lottare contro la banda reazionaria del Cremlino è compito dei soli lavoratori russi. Il nostro compito è combattere contro la nostra borghesia, contro la NATO e contro l’imperialismo americano – la forza più controrivoluzionaria del pianeta.

È difficile valutare la psicologia delle masse russe in questo momento. Ma la stragrande maggioranza del popolo russo deve detestare l’idea di combattere contro i loro fratelli e sorelle in Ucraina, che hanno sempre occupato un posto speciale nei loro cuori. Capiscono che la NATO e l’imperialismo americano sono i loro nemici e sarebbero pronti a combatterli. Ma non vedono il popolo dell’Ucraina allo stesso modo, e questo è un istinto corretto e sano.

Se accettano la guerra di Putin (e molti non lo fanno) è a malincuore, a causa della condotta spregevole del governo di Kiev, la sua collaborazione con i fascisti reazionari e i seguaci del collaboratore nazista di guerra Stepan Bandera, la loro oppressione del popolo russofono nel Donbass, e altre azioni corrotte e oppressive. E dietro il governo di Kiev, vedono la mano sanguinaria dell’imperialismo.

A noi sta il compito di schierarci coraggiosamente e chiaramente contro la classe dominante e gli imperialisti nel nostro paese. Nessun’altra politica è ammissibile per i veri rivoluzionari e internazionalisti proletari.

Non possiamo sostenere nessuna delle due parti in questa guerra, perché è una guerra reazionaria da entrambe le parti. In ultima analisi, questo è un conflitto tra due gruppi di imperialisti. Noi non sosteniamo nessuno dei due. Il popolo della povera e sanguinante Ucraina è la vittima di questo conflitto, che non ha creato e che non desidera.

Nessuno può prevedere esattamente l’esito di questa guerra, ma non sarà positivo per la classe operaia in Ucraina, in Russia o a livello internazionale. L’effetto immediato sarà la diminuzione del tenore di vita e l’aumento dei prezzi ovunque. Alle masse verrà detto che questo era un prezzo necessario da pagare per la difesa della “pace e della democrazia”. Questo sarà un misero conforto per milioni di persone che devono fare fronte a povertà, disoccupazione e sofferenza.

Gli sconvolgimenti causati dalla guerra e aggravati dalle sanzioni che sconvolgeranno ancora di più il commercio mondiale, prepareranno la strada per un crollo economico in un futuro non troppo lontano. Il risultato sarà una recessione mondiale. Questa costituirà la base per un’enorme instabilità sociale e politica, e un’intensificazione senza precedenti della lotta di classe.

All’inizio di ogni guerra, la coscienza delle masse è confusa dalla nebbia della propaganda, che crea un’isteria sensazionale, simile a un torpore da ubriachi. In tali condizioni, le sezioni più reazionarie della borghesia possono riuscire a instaurare un’illusione di “unità nazionale”.

Dobbiamo unirci tutti insieme contro il nemico straniero! Dobbiamo tutti fare sacrifici per contribuire a una migliore difesa nazionale! E così via. Ma, come in tutti i casi di orge di ubriachi, l’effetto alla fine si esaurisce. La propaganda perde il suo valore con la ripetizione senza fine. Il messaggio di patriottismo e di unità nazionale suonerà vuoto, quando uomini e donne perderanno il lavoro, la casa e la speranza.

La storia dimostra che la guerra, questo affare terribile e maledetto, può spesso portare direttamente a conseguenze rivoluzionarie. E la storia non ha ancora consegnato il suo conto finale.

Abbasso il capitalismo e l’imperialismo!

Viva la rivoluzione socialista mondiale!

Viva la tendenza marxista internazionale! Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!

Londra, 28 febbraio 2022.

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